quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 27 MAGGIO 2016
“Più Otc in farmacia fanno bene anche al Ssn. Con lo switch dall’etico al farmaco da banco, migliorano salute e risparmio”. Intervista a Mazzotta (Sanofi)

“Un passaggio di farmaco da etico a Otc può infatti consentire di liberare ingenti risorse senza alcun rischio per la salute. Già 10 anni fa, l’osservatorio Cergas Bocconi aveva stimato un potenziale risparmio per il Servizio Sanitario di oltre 200 milioni di euro”. Parla il General Manager Italia della divisione Consumer Healthcare di Sanofi.

La cosiddetta self care è un concetto molto ampio che racchiude una modalità consapevole e innovativa di praticare l’automedicazione. Così intesa, infatti, l’automedicazione diventa cura di sé e autocontrollo.
La divisione Consumer Healthcare di Sanofi (CHC) è pioniera di questo nuovo modo di rappresentare l’automedicazione, che si è sviluppato in risposta a un trend di salute scelto dai cittadini, ora in prima linea nella cura e benessere personale.
 
In proposito abbiamo intervistatoFabio Mazzotta, General Manager Italia della divisione Consumer Healthcare di Sanofi.
 
Dottor Mazzotta Nel vostro portfolio ci sono prodotti che hanno fatto la storia dell’Otc e che vi hanno portato a essere leader in questo settore. Essere i primi della classe comporta però anche grandi responsabilità, sia di visione sia di innovazione. Come sta cambiando nell’approccio di Sanofi al mondo dell’automedicazione?
Negli ultimi tre anni il mondo dell’automedicazione di Sanofi CHC è cambiato profondamente. Sono fiero di rappresentare questo rinnovamento strategico. La nostra gamma di prodotti storici e consolidati – pensiamo ai brand Enterogermina e Maalox – si arricchisce di nuove referenze, adeguandosi alla crescente attenzione delle persone verso la prevenzione. Questo rende vincente il nostro modello di innovazione che mette insieme Otc (farmaci da banco) e Sop (farmaci senza obbligo di prescrizione) con integratori e medical device. La nostra strategia non riguarda solo la domanda di salute, ma anche il miglioramento dell'offerta in farmacia: per vincere bisogna fare squadra e la sinergia con i farmacisti è un elemento decisivo. Da tempo abbiamo costruito con loro una relazione di valore, basata su un’offerta di prodotti di alta qualità improntati sui più alti standard di produzione. In questo modo ci assicuriamo la loro fiducia e la conoscenza costantemente aggiornata della nostra offerta.
 
Il farmacista è spaventato dalla consolidata perdita di redditività e dal possibile arrivo dei grandi gruppi internazionali come in altri paesi. Come state affiancando il farmacista in questo periodo di passaggio?
Come ho già anticipato, consideriamo il farmacista un nostro partner a tutto tondo, perché detentore della competenza specifica necessaria ad affiancare il paziente nella sua scelta di salute. Ritengo che la farmacia debba ristabilire con forza il suo ruolo di presidio per la consulenza e l’educazione del consumatore.  In quest’ottica, Sanofi CHC ha avviato un programma di formazione per i farmacisti che approfondisce il contenuto scientifico dei prodotti e le interazioni tra farmaci negli abbinamenti terapeutici. Un team di 30 persone sul territorio è dedicato full-time ad aiutare il farmacista nella gestione commerciale e a supportarlo nell’informazione tecnico scientifica necessaria all’esercizio del suo consiglio attivo.
 
Lei arriva da una storia di successo in un settore diverso da quello del farmaco. Cosa la ha colpita maggiormente sia in senso positivo che negativo di questa nuova avventura?
Provengo dal settore dei beni di largo consumo, che presenta, rispetto al settore salute, differenze significative. In quell’ambito, la dinamica della domanda è in contrazione e l’offerta è mediata da un canale distributivo che incoraggia la riduzione dei prezzi. Quindi, a livello macro, il settore della salute è in una fase strutturalmente più favorevole, con dinamiche stabili o crescenti sui segmenti della domanda. L’aspetto incoraggiante è che sta crescendo la consapevolezza dell’importanza della prevenzione da parte della popolazione anche nelle fasce di età più senior e questo non può che rendere ottimisti, constatando il generale miglioramento della qualità di vita. Ciò che a mio avviso invece deve migliorare é la struttura dell’offerta, che deve ispirarsi a criteri di produttività e di redditività. Ne va della qualità e della valorizzazione del mercato oltre che alla capacità della filiera a rimanere un presidio di salute economicamente sostenibile.
 
L’attenzione di molte aziende farmaceutiche tradizionali si sta spostando verso il mondo degli integratori. Ci pensa anche Sanofi?
In realtà Sanofi CHC ci ha già pensato da tempo.  Non a caso il nostro modello di automedicazione prevede la forte connessione tra il mondo Otc/Sop, integratori nutrizionali e dispositivi medici. Tuttavia, noi applichiamo agli integratori gli stessi standard produttivi e di controllo qualità con cui produciamo i farmaci Otc e questo è il nostro punto di forza.
Anche nella distribuzione dei nostri prodotti privilegiamo la farmacia, perché crediamo profondamente che la figura professionale esperta e competente del farmacista possa difendere la diversità basata su qualità di ricerca clinica e completezza di indicazioni.
 
Altro tema: lo switch di prodotti etici a Otc. Lo considera un tecnicismo fisiologico o può avere un valore nella filiera del farmaco?
Lo ritengo un beneficio e una straordinaria opportunità per rendere il nostro sistema sostenibile. Un passaggio di farmaco da etico a Otc può consentire di liberare ingenti risorse senza alcun rischio per la salute. Già 10 anni fa, l’osservatorio Cergas Bocconi aveva stimato un potenziale risparmio per il Servizio Sanitario di oltre 200 milioni di euro. Nel frattempo il mercato dell’automedicazione è cresciuto a ritmi sostenuti e oggi il calcolo si avvicina a quasi 1 miliardo di euro. A fronte di principi attivi sicuri, disponibili in automedicazione, che interessano disturbi largamente diffusi e non cronici, si persiste nel mantenere certe classi in regime di rimborso, con un aggravio di spesa pubblica che impedisce di liberare risorse per finanziare l’accesso di farmaci salva vita.
 
Come si immagina la farmacia del futuro?
Immagino una farmacia che possa aiutare le persone a una scelta consapevole e informata su soluzioni di salute e benessere, che possa consigliare scelte personalizzate sulla base di dati diagnostici che il cittadino ha con sé, magari perché indossa al polso un device che li raccoglie durante le sue attività quotidiane.
Immagino una farmacia attenta a campagne di prevenzione e di educazione, aperta alle sollecitazioni positive che tecnologia e concorrenza stanno producendo.
 
F.M.A.

© RIPRODUZIONE RISERVATA