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15 MAGGIO 2016
Fuori da professioni sanitarie chi sostiene le “terapie riparative”
Gentile direttore,
trovo molto divertente la gara di tanti colleghi collaterali alle professioni sanitarie storiche a volerci rientrare, per godere evidentemente di benefici economici e fiscali, non solamente del titolo di dottore, che ormai viene concesso a tutti fin dopo il terzo anno di Università, e che a Napoli è esteso a chiunque parcheggi un'automobile al centro storico.
Trovo altresì importante che qualcuno ponga dei limiti a questa corsa, non solamente per ridurre il numero dei privilegiati, tutt'altro, ma per impedire ai ciarlatani di assumerse il titolo impropriamente. Dovremmo parlare forse anche della funzione psicologica importantissima di maghi ed esorcisti come funzione sanitaria? Non credo proprio.
Questa corsa verso il titolo di "professione" nulla toglierebbe al mio ruolo di cosidetto "dirigente" medico di primo livello, di fatto "operaio" sottoposto a vessazioni, umiliazioni, tagli e maltrattamenti. Ciò nonostante credo che il contenuto del significato di "sanitario" di "medico" di "libertà professionale" debba essere ulteriormente rivisto, principalmente per elevare davvero il mio ruolo sociale, non per farlo condividere da un'orda di barbari, che non hanno capito quanto poco ci sia rimasto dell'impero medico passato.
Pochi giorni fa una trasmissione della Rai con un curioso nome medico (virus) ha intervistato due celebri star per dimostrare al povero ignorante professorino di virologia e immunologia, che la sua laurea in Medicina non serviva a nulla. Era evidente che le donne muoiono di chemioterapia e non di tumore al seno, magari diagnosticato tardi, e soprattutto che l'autismo non è un nome alla moda per ogni deficit cognitivo, ma una conseguenza dei pericolosissimi vaccini.
A questo punto mi interrogo anche sui nuovi mass-media e sulle feroci campagne di disinformazioni mal contrastate dalla classe medica, tuttora impreparata anche a livello ministeriale. Il rating (si dice così, mi perdoni) dei siti ufficiali medici su ogni motore di ricerca possono facilmente essere aumentati a spese di quelli che dicono fandonie o peggio fanno volutamente disinformazione. Dovremmo forse creare anche una task-force di hacker internazionali (mi segue ancora, lo spero), per bloccare definitivamente ogni sito che promuova l'anoressia ed ogni altro stile di vita pericoloso. Sto esagerando, perché lo stile di vita pericoloso è un concetto a sua volta sicuramente "pericoloso". Voglio però entrare nel merito della riforma delle professioni sanitarie per toccare l'immensa problematica anche semantica e politica di ogni scelta in assenza di un quadro generale chiaro.
Attualmente sono solo piccole convenienze e vaghezze, limitate alla prossima legge di stabilità, a generare leggi e scelte politiche che influenzeranno invece profondamente ogni aspetto della nostra vita, soprattutto se non rifletteremo su tutti gli aspetti interconnessi nel mondo globale in cui viviamo.
Essendo al momento possibili solo visioni local o peggio personalistiche, introduco la mia, dal momento che le società di psichiatri, pur aderendo alla WPA ancora tacciono colpevolmente in Italia: Chiedo al Parlamento e al Ministro Lorenzin di eliminare dalle professioni sanitari tutti quanti sostengono o peggio pratichino le cosiddette "terapie riparative", ovvero i tentativi di conversione dell'orientamento sessuale, che in pratica sono considerate dall'OMS e da quest'anno anche dall WPA delle forme di tortura. Lo stesso vale anche per le "conversioni chirurgiche dei genitali" delle persone intersessuali prima dell'età del loro consenso.
Togliamo, insomma, togliamo da subito in modo chiaro qualcuno e qualcosa dalle professioni sanitarie, in modo da delimitare il campo anche solo empiricamente, invece di trasformare il tutto in un brodo universale, sciapo e insignificante.
Manlio Converti
Psichiatra
Attivista diritti Lgbt
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