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Martedì 03 MAGGIO 2016
Se è la politica a decidere quale bisturi può usare il chirirugo



Gentile direttore,
recentemente sono venuto a conoscenza del fatto che nella Regione Veneto sono state emanate delle raccomandazioni circa l’impiego di strumentario di sezione e coaguli (bisturi a ultrasuoni e radiofrequenza), indicando i casi in cui può essere utilizzato uno strumento piuttosto che un altro, e i casi in cui tali strumenti non devono essere impiegati.

Rimango letteralmente basito, come chirurgo italiano e presidente della Società Italiana di Chirurgia, che venga imposta al chirurgo la scelta del materiale per il suo atto chirurgico; prerogativa che, da sempre, è insita in tale atto e attiene alla responsabilità del medico.
 
I chirurghi sono contrari agli sprechi in Sanità e sono i primi a non usare strumenti costosi laddove il loro impiego risulti superfluo. Ma, come categoria di professionisti, non possiamo accettare condizionamenti imposti dall’alto e che possono influenzare negativamente l’atto chirurgico.
È responsabilità del chirurgo – anche dal punto di vista medico-legale - cercare di ottenere il risultato migliore per il paziente; ne consegue che la scelta dello strumentario con cui perseguire questo obiettivo debba rientrare nel concetto di libera scelta del professionista.

Lancio un grido di allarme per una situazione che diventa sempre più opprimente e che, alla fine, si ritorcerà contro la qualità assistenziale del cosiddetto miglior sistema sanitario del mondo.

È arrivato il momento di discutere seriamente su quali voci di spesa incidere – perché ci sono ancora sacche di spreco – salvaguardando la qualità dell’atto chirurgico.
 
Francesco Corcione
Presidente Società Italiana di Chirurgia

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