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Lunedì 02 MAGGIO 2016
Stage in farmacia. Conasfa: “Giusti i paletti del Piemonte”
In Piemonte gli stage post laurea in farmacia sono limitati ai laureati non iscritti all'Ordine. Per i farmacisti non titolari occorre evitare l'uso degli stage come "forma di lavoro a basso costo e a rotazione", che inoltre genera "una situazione molto confusa a livello normativo” poiché, “secondo l'Enpaf, questa forma di assunzione non costituisce esercizio della professione”.
“L’esempio del Piemonte diventi un modello”. È quanto chiede il Conasfa in riferimento agli stage di “formazione ed orientamento” svolti dai farmacisti in farmacia. “Infatti, la policy sullo stage applicata dall'Università e vigente in Piemonte per l'attivazione dello stage in farmacia, prevede il suo utilizzo per laureati in Farmacia che non siano già iscritti all'Ordine”, spiega il Conasfa, che si dice d’accordo anche con la proposta di Sinasfa e di Asfi di introdurre il divieto di estendere agli iscritti agli ordini professionali (“anche per le professioni diverse da quella di farmacista”) lo svolgimento di tirocini di “formazione ed orientamento”.
“Prima della riforma Fornero (Legge n. 92 del 2012) – spiega il Conasfa in una nota - lo stage post laurea era già molto diffuso in diversi settori, meno strutturato e spesso neanche retribuito. Purtroppo però questa riforma non ha messo sufficienti paletti contro il rischio di abuso dello stage e per i farmacisti neolaureati si sono generati dei risvolti negativi. In primis lo stage è stato introdotto in un settore come la farmacia dove prima non esisteva, e in alcuni casi viene utilizzato come una forma di lavoro a basso costo e a rotazione. Nella sostanza costituisce una sorta di “ripetizione” del tirocinio curriculare già svolto dal laureando. Nella farmacia territoriale lo stage perde il suo significato sia per quello che riguarda l'aspetto formativo (già avvenuto con il tirocinio curriculare), che l'orientamento (le farmacie del territorio hanno tutte aspetti lavorativi molto simili). A ciò si aggiunge – prosegue il Conasfa - il problema del pagamento della quota Enpaf che è possibile in forma ridotta solo nel caso di contemporanea iscrizione al centro per l'impiego e sottoscrizione della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, nel caso in cui lo stage post laurea sia svolto da farmacisti iscritti all'Albo. Questo poiché secondo l'Enpaf, questa forma di assunzione non costituisce esercizio della professione”.
Per il Conasfa, “lo stage post laurea si dimostra uno strumento poco utile ai fini occupazionali per i farmacisti in quanto aumenta la precarietà lavorativa e genera oltremodo una situazione molto confusa a livello normativo. Ben venga quindi l'esempio del Piemonte”.
Il Conasfa chiede infine “un urgente chiarimento” alla Fofi “a seguito delle affermazioni” rilasciate nei giorni scorsi da Maurizio Cini, presidente Associazione Scientifica Farmacisti Italiani (Asfi), sul fatto che “in caso di stage è incerta la possibilità di ottenere la certificazione dell'esercizio professionale svolto, da parte del servizio farmaceutico”.
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