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Giovedì 05 MAGGIO 2011
Parafarmacie alla Fofi: “Perché non ci rappresenti?”. Fofi: “Tuteliamo tutti i farmacisti, non le attività imprenditoriali”
Il segretario della Fofi, Maurizio Pace, risponde al Forum Nazionale Parafarmacie, che chiede all'Ordine di farsi rappresentante delle istanze dei farmacisti di parafarmacia. “Abbiamo a cuore tutte le componenti professionali”, spiega Pace, ma “questa tutela non può cambiare in funzione delle attività imprenditoriali che il singolo professionista ha scelto in piena autonomia”.
“Quali proposte ha la Fofi per i farmacisti titolari di Parafarmacie? E quali impegni si assume? La nostra dignità professionale non dovrebbe essere l'ordine che lei rappresenta a doverla tutelare?”. A rivolgere queste domande è stato il Forum Nazionale Parafarmacie, che chiede alla Federazione degli Ordini dei Farmacisti di farsi maggiormente rappresentante dei titolari di farmacia e delle loro istanze.
Le risposte arrivano oggi, per mezzo di una lettera a firma del segretario della Fofi, Maurizio Pace, di cui pubblichiamo di seguito il testo integrale.
“Carissimi colleghi,
vi ringrazio per l’occasione che mi offrite per tornare sui temi del vostro convegno. Sfortunatamente non mi è stato possibile trattenermi molto oltre la fine del mio intervento delle 14, avendo un impegno federale alle 15. Avessi saputo che era previsto un dibattito avrei dedicato all’evento tutta la giornata e non soltanto la mattinata.
E allora, andando per ordine, comincerò dicendo che la Federazione non ha tra i suoi compiti e fini quello di trasmettere le proposte di questa o quella componente professionale al ministro della Salute o ad altri. La richiesta di una proposta condivisa era finalizzata, e propedeutica, a una discussione tra tutte le componenti professionali per giungere a una mediazione che, questa sì, la Federazione avrebbe potuto proporre - e non imporre - al decisore politico come espressione della professione nel suo complesso. Non altro.
Per la Federazione è un vanto essersi fatta promotrice della “famigerata” farmacia dei servizi, che fa leva proprio sulla professionalità del farmacista, sulla sua capacità di svolgere una funzione assistenziale e di ampliarla in funzione delle necessità della sanità e dei cittadini. Non c’è niente di nuovo rispetto al passato? Invitiamo tutti i colleghi che la pensano così a leggere i decreti applicativi della Legge 69/2009 o, al limite, a considerare anche un solo aspetto: viene di fatto rimosso il divieto a esercitare alcune professioni sanitarie in farmacia, un divieto che durava dal 1934. Se non è questa una novità, non so che dire.
Abbiamo a cuore tutte le componenti professionali, compresa quella che voi rappresentate. Ma le nostre proposte non possono che andare nella direzione di un ampliamento del servizio farmaceutico in cui aumentino le occasioni di accedere alla titolarità per tutti i non titolari, senza corsie preferenziali. Se dobbiamo tutelare tutti i professionisti questa tutela non può cambiare in funzione delle attività imprenditoriali che il singolo professionista ha scelto in piena autonomia: quello è compito delle associazioni di categoria, cioè il vostro.
Il fatto che le liberalizzazioni si siano proposte in tutta la loro forza in nazioni che – pare di capire – non vi sembrano presentare un assetto invidiabile forse dovrebbe far riflettere sulla razionalità delle liberalizzazioni stesse. Quanto all’invito a occuparci di Francia e Gran Bretagna, non se ne capisce il senso. In Francia non si vende un solo farmaco anche da banco fuori dalla farmacia convenzionata, nemmeno una compressa di paracetamolo e, inoltre, quel paese ha imboccato, con la legge Hpss, la stessa identica strada che l’Italia ha imboccato con la farmacia dei servizi. In Gran Bretagna, invece, la liberalizzazione è consistita soprattutto nell’elaborazione di una lista di prodotti da banco (General sale list o Gsl) che possono essere venduti anche nei supermercati o nei distributori di benzina senza intervento del farmacista. Oppure ci si riferisce alla proprietà delle farmacie, alle catene, all’abolizione della pianta organica? Come i colleghi ben sanno, solo l’Inghilterra, non la Scozia o il Galles, ha parzialmente deregolamentato l’apertura delle farmacie con il risultato che ora, per evitare la scopertura del territorio, hanno demandato ai primary care trust (l’equivalente delle Asl) di ristabilire un minimo di controllo. Se vogliamo discutere di tutto questo, volentieri accettiamo. E per inciso, anche in Gran Bretagna si sono da tempo risolti ad attribuire alle farmacie nuove prestazioni sociosanitarie.
Infine, la questione dell’etico di Fascia C. Se siamo d’accordo sull’aspetto di salvaguardare l’indipendenza dei professionisti rispetto all’ingresso nella farmacia delle società di capitali, non possiamo non considerare che la liberalizzazione dell’etico non rimborsato, associato alla liberalizzazione del prezzo – perché questo si è detto anche nel vostro convegno - porterebbe rapidamente alla scomparsa proprio degli esercizi di vicinato dei singoli professionisti. Un mercato parallelo a prezzo libero così allettante, infatti, non potrebbe che richiamare in forze soggetti economici ben più potenti del singolo farmacista che, a mio avviso, possono condurre con ben altri mezzi una guerra sul prezzo. Così, alla fine, depauperato il servizio farmaceutico pubblico, battute le parafarmacie sul piano della concorrenza, avremmo una situazione in cui i farmacisti potranno aspirare al ruolo di dipendente di una multinazionale della farmacia non convenzionata. Allora sì che anche Norvegia e Islanda, Grecia e Polonia potranno sembrare un paradiso perduto”.
Maurizio Pace
Segretario della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani
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