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Mercoledì 13 APRILE 2016
Aborto. Medici cattolici: “Sconcerto per pronunciamento Consiglio d'Europa”

Così il presidente dell'Associazione medici cattolici italiani, Filippo Maria Boscia, e il segretario generale della Federazione europea delle Associazioni mediche cattoliche, Vincenzo de Filippis, commentano l'accoglimento del ricorso presentato dalla Cgil al Consiglio d'Europa. "Ogni azione politicamente trasversale espressa contro il diritto all’obiezione di coscienza dei medici e del personale sanitario è assolutamente intollerabile".

“L’Associazione Medici Cattolici Italiani e la Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche sono sconcertate dal pronunciamento del Consiglio d’Europa e del Comitato dei Diritti Sociali espresso sulla situazione dell’accessibilità alla pratica abortiva in Italia”. E’ quanto scrivono in una nota congiunta, Filippo Maria Boscia, presidente nazionale dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (Amci) e Vincenzo de Filippis, segretario generale Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche (Feamc).

“Ogni azione politicamente trasversale espressa contro il diritto all’obiezione di coscienza dei medici e del personale sanitario è assolutamente intollerabile. E’ intollerabile che la democrazia diventi demagogia. E’ intollerabile la volontà di creare conflitti generalizzati che comportano inevitabili ricadute sulla vita di tutti”, aggiungono.

“L’Amci e e la Feamc reagiscono con energia e alzano la voce contro ogni azione mirata a indebolire il diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario - si legge ancora nella nota - . L’obiezione di coscienza è un diritto laico, lecito e doveroso: in quanto uomo, il medico, non può compiere - contro la propria coscienza - azioni di soppressione della vita. Il diritto all’autonomia decisionale, così rivendicato in ogni ambito della vita civile, non può essere negato al medico”, fanno notare Boscia e De Filippis.

“Occorre ricordare che nessuna autorità politica può imporre ai medici e agli operatori della Sanità azioni sanitarie ritenute non necessarie e dannose e tantomeno nessuna legge può imporgli di compiere azioni non condivise. Gli operatori sanitari sono chiamati dalla professione e dalla propria deontologia a curare e sostenere la vita e pretendono di essere rispettati nelle propria autonomia”, prosegue la nota.
 
“L’Amci e la Feamc rivendicano il diritto all’obiezione di coscienza non soltanto in riferimento alle convinzioni religiose ed etiche, ma anche e soprattutto in riferimento a convincimenti profondamente laici di tutela del diritto alla vita di ogni essere umano sin dal concepimento. Sono tanti coloro i quali, colpiti dal burn out o dalla sindrome del boia, desiderano diventare obiettori. Sono in molti che hanno difeso il diritto alla maternità consapevole e che continuano a pensare che sia un obbligo morale aiutare le donne in difficoltà. Sono molti che, dopo tanti anni di attività abortive svolte con convinzione o permissione, in riflessione critica esistenziale chiedendo di diventare obiettori”, continuano.

“L’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale della persona, costituzionalmente tutelato dall’articolo 9 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, per cui l’intervento del Consiglio d’Europa si configura palesemente come violazione di una norma costituzionale e merita censura da parte dei cittadini europei: se le norme costituzionali sono disconoscibili, cessa il patto di convivenza democratica che l’Europa vuole perseguire.
Pertanto, anche il personale sanitario che oggi pratica aborti e che avverte psichicamente un disagio derivante dall’obbligo di compiere un dovere che ripudia la natura umana, anch’esso ha diritto a poter obiettare. I medici e gli operatori sanitari hanno diritto alla libertà di pensiero e di coscienza, oltre che di fede religiosa, e chiedono pieno e integrale rispetto delle loro scelte da parte dell’Europa. Non c’è futuro per l’Europa se non in una scelta di superamento della logica abortiva nella prospettiva di accoglienza della vita umana, sostenuta spesso più a parole che nei fatti”, conclude la nota.

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