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Martedì 08 MARZO 2016
8 marzo. Gelli (Pd): “Ancora troppe disparità”

"Due terzi del personale Ssn è donna, ma il genere femminile rappresenta la maggioranza anche in termini di lavoratrici precarie e nel part-time. Quado, però, si parla di ruoli apicali ecco che i dati si sovvertono. La stessa organizzazione del lavoro è ancora troppo poco attenta alle loro esigenze". Questo il commento del responsabile sanità Pd in occasione della festa delle donne.

“Due terzi del personale Ssn è donna, ma sono ancora troppe le disparità esistenti. Nel comparto, infatti, il genere femminile rappresenta la maggioranza anche in termini di lavoratrici precarie e nel part-time. Quando, però, si parla di carriera e di occupazione di ruoli apicali ecco che i dati si sovvertono”. Lo ha dichiarato il deputato e responsabile sanità del Pd, Federico Gelli, in occasione della festa delle donne.

“Una differenza che ha i suoi riflessi anche a livello retributivo visto che, a parità di ruolo, come riportato dai dati Enpam del 2010, si arrivano a registrare differenze anche del 30% in termini di guadagno tra un uomo ed una donna medico - prosegue Gelli -. Le professioniste nella classe di età 60-69 anni presentano in media circa 40 mila euro rispetto ai 57 mila notificati dai loro colleghi dell’altro sesso. Anche dati relativi alle classi di età più giovani tendono a confermare questa disparità retributiva: nella fascia d’età 20-29 anni i medici uomini che svolgono libera professione denunciano circa 18 mila euro l’anno contro i 14 delle donne, mentre tra 30-39 anni i maschi guadagnano 36 mila euro contro i 28 delle femmine. Rilevante, poi, la differenza che emerge analizzando le rendite dei medici dai 40 ai 49 anni. Mentre gli uomini dichiarano redditi per circa 55 mila euro, le donne non superano i 40 mila l’anno”.

“E ancora, le donne, nel loro quotidiano, devono fare i conti con un’organizzazione del lavoro spesso ancora troppo poco attenta alle loro esigenze. Si registrano, quindi, ridotte possibilità di bilanciare il lavoro e le responsabilità familiari. Insomma – conclude – ancora oggi c’è tanto lavoro da fare”.

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