quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 07 MARZO 2016
Basilicata. All’ospedale di Melfi niente più acqua in bottiglia gratis per pazienti e personale
Per il consigliere Rosa (Lb-Fdi) “i manager di alta professionalità dimostrano di non avere alcuna capacità contrattuale” e "ribaltano il costo degli sperperi sui cittadini”. L’Asp risponde: “Si è data esecuzione a un obbligo normativo garantendo, comunque, l’erogazione alle categorie di pazienti che non possono bere acqua del rubinetto".
Non è il primo ospedale in Italia a disporre lo stop dell’erogazione di acqua in bottiglia a pazienti e personale, ma è uno degli ultimi casi, finito al centro di una querelle tra il capogruppo di Lb-Fdi Gianni Rosa, e l’Asp, Azienda sanitaria di Potenza. “Per rispondere ai tagli della spesa imposti dalla legge, l’ASP e il Presidio Ospedaliero di Melfi hanno tolto la fornitura di acqua imbottigliata a pazienti e dipendenti. Un luogo di cura in cui non viene somministrato l’alimento vitale per eccellenza: l’acqua. Intanto, i nostri super manager guadagnano uno sproposito e, forse, anche più di quanto meriterebbero, visto i risultati”, denuncia Rosa dal suo profilo Facebook. Ma l’attacco del consigliere va ancora più a fondo: “Questa la drastica decisione del Direttore del presidio ospedaliero di Melfi per rispondere ai tagli di spesa previsti dalla Legge 125 del 6 agosto 2015. Una legge che imponeva un taglio del 5% sui contratti per l’acquisto dei beni e servizi o tramite la riduzione del prezzo o tramite una riduzione del volume d’acquisto”.
Per Rosa, dunque, “l’ASP e il Presidio Ospedaliero di Melfi, invece di rinegoziare il prezzo d’acquisto, hanno preferito diminuire le quantità delle bottiglie di acqua. Di fatto, il nostro SSR, i nostri manager di alta professionalità dimostrano di non avere alcuna capacità contrattuale e preferiscono ribaltare, come nelle migliori tradizioni della sinistra, il costo degli sperperi sui cittadini. Passi, infatti, che la fornitura delle bottiglie di acqua non venga più erogata ai dipendenti, ma toglierla anche ai pazienti è una scelta scellerata. Ma questa è la Sanità lucana, sempre al ribasso”.
Nei fatti, denuncia Rosa, “chi, ricoverato, non ha la possibilità di avere un familiare che l’assista, da oggi, a Melfi, dovrà fare a meno dell’acqua. A meno che non si premunisca prima. Siamo certi che le professionalità presenti in ospedale faranno di tutto per ovviare a questo inconveniente, anche prestarsi ad acquistare acqua per i degenti. Ciò non toglie, però, che la situazione è paradossale”.
Immediata la replica dell’Asp: “Tuona dalle pagine dei giornali locali il giudizio caustico del consigliere Rosa sulla totale assenza di capacità professionale dei manager dell’ASP che hanno eliminato la fornitura dell’acqua imbottigliata per pazienti e degenti. Il consigliere, che è uomo attento e politico navigato, - dichiara l'Asp in un comunicato diffuso dall'ufficio stampa - dimentica che la questione della fornitura dell’acqua imbottigliata era stata sollevata da altro politico che sedeva sullo scanno regionale. Infatti con interrogazione urgente a risposta scritta il consigliere Venezia chiedeva già nel 2013 alla Sanità Lucana di chiarire i motivi per i quali ai pazienti degenti degli ospedali lucani, fatta eccezione per il San Carlo, non venga distribuita acqua lucana”.
“L’ Acquedotto Lucano spa – spiega l’Asp -, chiamato in causa, dopo aver relazionato sui quotidiani e costanti controlli interni operati dallo stesso prima e dalle AA.SS.LL. poi, chiosava che ‘la scelta di offrire quotidianamente acqua minerale imbottigliata ai pazienti degenti, prescinde dalla qualità dell’acqua erogata’. L’ASP all’interrogazione riscontrava chiarendo che solo negli ospedali di Venosa e Melfi, veniva distribuita l’acqua imbottigliata a degenti e dipendenti, per espressa previsione contenuta nel capitolato di gara per la ristorazione, codificato nel contratto di appalto”.
“A seguito dell’emanazione del D.L. 19/06/2015, n. 78 – prosegue la nota dell’azienda sanitaria di Potenza -, l’ASP ha dovuto proporre ai fornitori una rinegoziazione dei contratti per ottenere un riduzione dei prezzi unitari di fornitura e dei volumi di acquisto rispetto a quelli del contratto in essere senza modifica della durata dello stesso. Non è stato possibile un mero abbattimento del costo della giornata alimentare, modalità operandi non corretta già dal 2012, in quanto dalla aggiudicazione dell’appalto ad oggi, le condizioni oggettive del costo del servizio stimato su di un numero presunto di pasti sono radicalmente mutate: il Presidio di Pescopagano, oggetto di fornitura del servizio è transitato ad altra Azienda e l’Ospedale di Venosa si è trasformato in presidio Distrettuale perdendo i posti letto per acuti e conseguentemente le giornate alimentari”.
“Pertanto – prosegue l’Asp - in esecuzione di un obbligo normativo e non di una mera facoltà, rispondendo anche ad una esigenza di garantire pari condizioni in tutte le aree dell’ASP e, soprattutto alla luce della non obbligatorietà dell’utilizzo di acqua e bevande confezionate, se non per specifiche e documentate esigenze tecniche (logistiche e igienico-sanitarie) per degenti e dipendenti nel servizio di ristorazione, giusta Allegato 1 del Decreto del Ministro Prestigiacomo del 25/07/2011, la Direzione ha invitato i Direttori medici dei presidi di Melfi e Venosa a predisporre una proposta di rinegoziazione dei volumi del contratto di ristorazione che comporti anche una conseguente riduzione dei costi. La proposta pervenuta, che ha esitato nell’accordo di rinegoziazione, prevede l’eliminazione della fornitura dell’acqua imbottigliata per tutti i dipendenti aziendali che si avvalgono della mensa e per i degenti ospiti dei due presidi, salvo particolari categorie, quali ad esempio dializzati, nefropatici e soggetti che non possono bere acqua del rubinetto, per i quali l’U.O. Provveditorato ha predisposto una gara a trattativa privata con costi che siano concorrenziali rispetto a quelli ad oggi in uso sul mercato”.
“La scelta operata dall’Azienda, pertanto – conclude la nota dell’azienda sanitaria - , è stata quella di non fornire più acqua imbottigliata ai degenti garantendo, comunque, l’approvvigionamento dai rubinetti dell’acqua fornita dall’Acquedotto Lucano".
© RIPRODUZIONE RISERVATA