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Martedì 01 MARZO 2016
San Marco di Catania. Come salvare l’opera incompiuta
Gentile Direttore,
l'articolo sull'Ospedale San Marco di Catania riportato con evidenza dal suo quotidiano contiene in sé un grande pregio, e può ingenerare una opportunità: il pregio è quello di porre al centro dell'attenzione del Paese, attraverso una testata qualificata, una questione di grande rilievo che rischia di essere sommersa dall'indifferenza o, peggio ancora, di naufragare nell'affollato oceano delle incompiute, favorendo l'opportunità, per chi scrive, di riuscire a calibrare con i soggetti istituzionali una strategia vincente per salvare l'opera.
Senza produrre allarmi, né evocare sensazionalismi, vorrei partire dalla rappresentazione dell'attuale delicatissima fase attraversata dall'Ospedale San Marco, rallentato nel passato per quanto concerne la sua edificazione da modifiche legislative che hanno determinato la necessità di prevedere due varianti all'originario progetto, una per la revisione del numero dei posti letto, ritoccato in diminuzione, l'altra per la modifica della centrale termica in linea con le previsioni delle nuove normative europee in materia di efficientamento energetico.
Per come riportato nell'articolo, a seguito della favorevole conclusione di una Conferenza dei Servizi svoltasi presso l'Assessorato all'Energia a Palermo, e della relativa pubblicazione del Decreto autorizzativo all'impianto di cogenerazione, oggi l'Ospedale riconosce una data certa per il completamento della sua edificazione in base al vincolo posto dall'Azienda Policlinico Vittorio Emanuele all'impresa costruttrice e definito nelle citate “230 giornate di lavoro” continuative che posizionano la data di fine lavori intorno al prossimo mese di agosto; inadempienze contrattuali da parte del contraente comporteranno, per quanto ci riguarda come stazione appaltante, l'applicazione di penali, già definite, pari a € 60.000 al giorno, che andrebbero a sommarsi ad altrettanto gravose penali intermedie, parimenti previste, sui residui lavori edili da realizzarsi.
Perché allora l'attuale fase è delicatissima? Perché dallo scorso mese di ottobre il consorzio Uniter/Tecnis è stato raggiunto da una interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Catania e da successivi provvedimenti che hanno interessato il Tribunale Fallimentare, per una ipotesi di ristrutturazione del debito, e visto, dapprima, la nomina di un Commissario Straordinario e, successivamente, di un Amministratore Giudiziario oggi alle prese con il sequestro dei beni dell'Impresa e dello stesso patrimonio azionario.
Ciò ha comportato ripercussioni sull'avanzamento di tutti i cantieri Tecnis in Sicilia (Anello Ferroviario di Palermo, Metropolitana di Catania, Darsena di Catania, Scorrimento Veloce Caltanissetta Agrigento), impresa questa che svolge/svolgeva un ruolo leader nel Sud del Paese oltre a gestire diverse commesse anche in altri Continenti.
Le ripercussioni, in verità, possono diventare gravissime per un Ospedale che è ormai a pochi mesi dalla consegna e per il quale sono stati già spesi oltre 100 milioni di euro e che tra le residue lavorazioni prevede circa 20 milioni di euro di tecnologie, oltre al citato cogeneratore, che una volta acquisiti dovranno essere solo impiantati, oltre a una decina di milioni di euro di lavori edili di rifinitura.
Questa Azienda ha richiesto su tali temi l'indizione di Conferenza dei Servizi che si è svolta presso la Prefettura di Catania con la partecipazione di Istituzioni – Comune, Regione, Università di Catania; la Conferenza prevedeva la partecipazione dell'Ispettorato Regionale dei Lavori Pubblici e della stessa ANAC.
L'Azienda, invero, è oggi stretta d'un canto dalla rappresentazione dell'interesse pubblico al completamento dei lavori, formulata dal Prefetto, dal Sindaco di Catania e dalla stessa Regione Siciliana, che hanno dato la loro convinta adesione alla Conferenza, e dall'altro dal necessario rispetto della legalità dell'azione amministrativa.
Inoltre, l'Ospedale, costruito con innovative ed uniche tecniche antisismiche, che costituisce il completamento dell'offerta ospedaliera della Sicilia Orientale e che prevede tecnologie sanitarie di rilievo e ultima generazione, e che sarà fornito di una piastra per il materno-infantile e di un'area per il trattamento delle patologie ortopediche, è interessato, per via della sua vocazione alla medicina territoriale, da un disegno di legge per l'assegnazione funzionale all'Azienda Sanitaria Provinciale, che sarà esaminato dall'Assemblea Regionale; sarà quindi la rimodulazione della rete ospedaliera e dell'assetto istituzionale della stessa la sede in cui definire il ruolo reale da affidare al presidio San Marco che, per propria specificità, costituisce una rilevante risorsa nell'architettura ospedaliera dell'isola, oltre che un cospicuo investimento da salvaguardare sotto ogni aspetto.
E' su ciò che intendiamo concentrare l'attenzione dell'opinione pubblica tralasciando ogni suggestione legata alle faticose tappe per l'edificazione dell'Ospedale per le quali le sigle sindacali, e chiunque volesse, al fine di non incorrere in sorprendenti imprecisioni – 245 milioni di euro come costo o terreno paludoso – potranno attingere a tutta la documentazione disponibile presso l'Azienda, verificando così come la procedura dell'attuale gara sia più breve del tempo indicato nell'articolo, come il costo dell'opera non sia mai variato rispetto a quello determinato a seguito dello svolgimento della procedura di gara, ed è sempre stato pari a 151 milioni di euro, iva inclusa, e che le due varianti svolte siano state entrambe effettuate al ribasso, riducendo l'importo da corrispondere all'impresa da 125 milioni a 121 milioni di euro, e di come l'Azienda abbia nel 2003 respinto una proposta di realizzazione mediante procedura di project financing, quella sì non vantaggiosa per la pubblica amministrazione, che avrebbe vincolato il Servizio Sanitario Regionale al pagamento annuale di ratei di circa 50 milioni di euro per 40 anni.
Così come in occasione dell'iniziativa di recente intrapresa per la realizzazione di una Conferenza di Servizi, che ha acceso la speranza di una sollecita conclusione della costruzione, vogliamo oggi rivolgere un appello al Ministro della Salute affinché la vicenda non venga classificata tra quelle tipiche del malgoverno che tante incompiute ha prodotto, ma possa essere ricondotta sul piano di una delle iniziative di recupero del terreno perduto da parte della Sanità del Mezzogiorno.
Le premesse sono tutte vive e pensiamo che anche l'ANAC possa potere partecipare alla definizione di un percorso che abbisogna di riferimenti certi in cui la buona amministrazione e la legalità possano prevalere sui mali antichi che affliggono la nostra Regione e che non possono prevalere sull'affermazione del diritto e sulle aspirazioni delle nostre popolazioni ad un moderno Servizio Sanitario.
Dott. Salvatore Paolo Cantaro
Direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico - Vittorio Emanuele, Catania
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