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Giovedì 25 FEBBRAIO 2016
Scandalo sanità lombarda. Pressioni a Coletto per nomine in sanità, ma l’assessore veneto non cede

L'inchiesta sulla sanità lombarda raggiunge il Veneto, anche se i tentativi di fare pressione sull'assessore alla Sanità sarebbero andati a vuoto. Il Movimento 5 Stelle del Veneto chiede chiarimenti: “Che rapporti aveva l'assessore con queste persone? Fare chiarezza, oltre ad aiutare la giustizia, tutelerà l'immagine di Coletto, una persona che non abbiamo motivo di credere disonesta”.

Tra gli obiettivi dei politici finiti in manette per corruzione nell’ambito di una inchiesta in Lombardia, c’era anche quello di mettere le mani su diverse poltrone della sanità, anche quelle del Veneto. Sarebbe emerso dalle intercettazioni realizzate nell’ambito dell’indagine, che rileverebbero però come l’assessore alla Sanità del Veneto, Luca Coletto, non si sarebbe lasciato influenzare dalle pressioni, sostenendo a fare “questi pasticci” sono “altri”.

Il rifiuto di Coletto contenuto nella intercettazioni non basta, però, al Movimento 5 Stelle del Veneto, che in una nota annuncia di avere preparato un'interrogazione all'assessore sulla questione. “Dalle intercettazioni disponibili al momento – spiega il capogruppo in Regione del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della commissione sanità, Jacopo Berti - sappiamo che ha respinto le pressioni dei corruttori per alcune nomine. Ma perché abbiamo dovuto aspettare un processo per saperlo? Che rapporti aveva l'assessore con queste persone? Fare chiarezza, oltre ad aiutare la giustizia, tutelerà l'immagine di Coletto, una persona che non abbiamo motivo di credere disonesta. Ci dica però chi sono gli ‘altri’ ai quali lascia quel tipo di ‘pasticci’”.

Berti puntualizza che “i fatti di cronaca e le ricerche ci dicono che la sanità italiana è tra le più a rischio, bisogna muoverci con estremo rigore”. Citando una ricerca dell’Università di Torino sulla vulnerabilità degli appalti pubblici di 25 Paesi membri dell’Ue, intitolata “Warning on Crime”, Berti spiega come, nel caso della sanità, “il rischio è rappresentato soprattutto dalle alleanze opache che si instaurano tra soggetto pubblico e interessi privati. Esattamente lo schema lombardo al quale siamo abituati. A questi si uniscono i contratti assegnati a livello locale, dove, come dice lo studio ‘legami familiari, relazioni sociali, amicizie e conoscenze, la necessità di fornire opportunità di lavoro per le comunità locali, soprattutto in un momento di crisi, e la mancanza di conoscenza e professionalità nelle piccole amministrazioni’ costituiscono altrettanti fattori di rischio”.
Dai bandi scritti ad hoc “per rispondere a bisogni non esistenti e appositamente fabbricati”, alla “diffusione di informazioni riservate relative al bando di gara allo scopo di favorire alcuni partecipanti”. Ma, evidenzia Berti, “è soprattutto l’assenza di reali controlli in fase di esecuzione dei lavori a generare gli effetti più perversi”.

Per arginare la corruzione Berti propone di “ridurre la burocratizzazione dei controlli e potenziarli, uniformare le norme, aumentare la trasparenza (nello specifico la richiesta di accountability da parte dei cittadini su come sono spesi i fondi pubblici) e valutare i risultati delle misure adottate. A questo si ricollega la nostra proposta di costituire un'agenzia veneta anticorruzione”.

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