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Mercoledì 10 FEBBRAIO 2016
Campania. Cardarelli, pienone di barelle in Pronto soccorso e Medicina d'Urgenza. In corsia le telecamere di 'Striscia la notizia'

La direzione sanitaria si difende: qui 300 accessi al giorno. La Cgil propone un piano di 90 giorni per riorganizzare l’ospedale e dire addio alle lettighe. Ad accendere ancora una volta i riflettori su un problema che è da settimane all’attenzione della giunta di Palazzo Santa Lucia è questa volta Luca Abete di Striscia la Notizia che documenta le storie di ordinario disagio e straordinario impegno degli operatori per garantire l’assistenza.

Cardarelli, tutto esaurito nelle corsie del Dea (Dipartimento Emergenza), del più grande ospedale del Sud. Un pienone che dura dall’inizio dell’anno e che ha come corollario l’aumento del fenomeno delle barelle che debordano, ormai in maniera strutturale, nei corridoi e negli altri spazi di accesso della Medicina d’Urgenza, dell’Utic, della Osservazione breve intensiva e della Chirurgia d’urgenza. “Barelle a castello” come le ha definite il presidente della Regione Vincenzo De Luca, nei giorni scorsi in Conferenza stampa facendo cenno all’intenzione di non tollerare oltre una disfunzione che ha tuttavia radici molteplici e antiche e che, tra l’altro, è comune praticamente a tutta la rete delle emergenze di Napoli e provincia.
“Frutto – commenta il direttore sanitario Franco Paradico - dei circa 300 accessi al giorno al nostro pronto soccorso che è l’unico della Campania che accetta tutto e tutti e che non rifiuta nessun paziente 24 ore al giorno e per 365 giorni all’anno”.
Ad accendere ancora una volta i riflettori su un problema che è da settimane all’attenzione della giunta di Palazzo Santa Lucia è questa volta Luca Abete di Striscia la Notizia che documenta le storie di ordinario disagio e straordinario impegno degli operatori per garantire l’assistenza.

Accessi record dall’inizio del 2016
“E’ dall’inizio dell’anno – avverte Peppe Galano, responsabile regionale dell’Aaroi – che assistiamo a gravi difficoltà di smaltimento del lavoro al pronto soccorso con ambulanze che in alcuni giorni hanno impiegato fino a 8 ore prima di poter affidare il paziente alla prima barella disponibile”. E ci sono giorni in cui tutto il padiglione emergenza del Cardarelli letteralmente scoppia di pazienti. Barelle, sedie, scrivanie, panchine: non c’è posto. Tutto esaurito, come un ingorgo, solo che al posto delle auto ci sono malati, in molti gravi e bisognosi di cure. E’ passato un anno da quando il problema fu affrontato anche dall’Ordine dei medici raccogliendo i pareri e i suggerimenti di medici, operatori e manager e da quando la Regione, a gennaio del 2015, condusse alla firma un’intesa interaziendale con il policlinico Federico II e l’azienda ospedaliera dei colli limitrofi all’ubicazione del Cardarelli, per garantire trasferimenti programmati di pazienti stabilizzati dal pronto soccorso del Cardarelli nei reparti di medicina, chirurgia e cardiologia della altre strutture – ma non è cambiato nulla e le barelle sono ancora un nodo irrisolto della sanità campana. passato di mano all’attuale amministrazione ma lungi dall’essere sciolto.

“Come Ordine – avverte il presidente dell’OmceO di Napoli e provincia Silvestro Scotti – teniamo in piedi il tavolo di confronto avviato un anno. E’ chiaro che solo l’interlocutore politico - e dunque ora la struttura commissariale che si affianca alla presidenza della giunta regionale e al suo staff – possono intervenire per modificare e riformare la rete dell’emergenza in città e risolvere questo problema. A mio parere solo con l’attivazione a regime dell’ospedale del Mare e il coinvolgimento attivo dei policlinici nella rete del 118, come anche un più diretto e lungimirante utilizzo dei medici della Continuità assistenziale riusciremo a mitigare questo fenomeno che è comune anche ad altre realtà regionali e metropolitane e che attiene anche alle modalità di utilizzo del servizio sanitario da parte dei cittadini oltre che alla tendenza dei cittadini a compensare con un ricovero ospedaliero le difficoltà ad accedere ai servisi territoriali a fronte dei ripetuti giri di vite su personale e strutture cui si assiste in questa regione commissariata dal 2007”.

In maggioranza casi gravi
Ma torniamo al Cardarelli: “La maggior parte dei pazienti non sono dimissibili – avverte il primario del pronto soccorso e Obi Fiorella Palladino – ai picchi stagionali di malattie virali si aggiungono infarti, ictus, tante insufficienze respiratorie, sepsi severe, polmoniti, scompensi epatici”. I reparti del Dea del Cardarelli sono tutti in difficoltà, sia la Medicina d’urgenza, che l’Utic, sia l’Emodinamica, che la Cardiologia e la Chirurgia d’urgenza. In Osservazione breve il picco di querst’anno è stato di 86 ammalati su 34 posti disponibili, a Medicina si è arrivati a 58 ricoveri su 30 letti. Tanti i trasferimenti: da Pozzuoli, dove per disposizione aziendale non si accettano barelle e da Frattamaggiore, dove il pronto soccorso è chiuso. I presìdi della Asl Napoli 1 sono anch’essi pieni zeppi di barelle, alle prese con continue difficoltà, avarie tecnologiche, cantieri aperti e carenze di personale.
“Ci sono le barelle ma i pazienti qui grazie ai sacrifici del personale sono ben curati. Riusciamo a sopperire – aggiunge Palladino – grazie a un’organizzazione collaudata abituata a fronteggiare 300 accessi al giorno ma se raddoppia il numero dei pazienti il personale è sempre lo stesso”.

L’emergenza nell’emergenza tocca anche gli altri reparti: un’onda d’urto che si riverbera a macchia d’olio in tutta la città: al San Giovanni Bosco sono 15 le barelle in fila nel Pronto soccorso e le ambulanze attendono fino a 4 ore, al San Paolo 10 le lettighe sistemate fuori ai box dell’unità di Ps, al Loreto Mare si arriva a 25 lettini e reparti tutti saturi. Camici bianchi sotto pressione e tante responsabilità. Medici e infermieri: tre dottori per turno in medicina d’urgenza del Cardarelli a cui si affiancano 5-6 sanitari al lavoro per 15 ore di fila. Malati complicati, rifiutati in altri ospedali, tutti da curare al meglio.

I nuovi turni light, Radiologia in difficoltà
A mettere la ciliegina sulla torta di una situazione già difficile è stata la norma sui turni light che dallo scorso dicembre vieta superturni e straordinari del personale. La Radiologia del Cardarelli è per questo a corto di personale, in affanno l’attività diagnostica del dipartimento di Tecnologie avanzate guidato da Franco Maglione. Nei giorni scorsi, dopo un vertice tra i dirigenti medici e il commissario straordinario Patrizia Caputo si è trovata la quadra ma solo per il Pronto soccorso che potrà contare sulla disponibilità alla rotazione di tutti i medici in forze alle tre unità in cui si articola il dipartimento (Radiologia generale e di Pronto soccorso, in quella vascolare e interventistica e che non risparmia la Neuroradiologia). Sacrificata, invece, l’attività di elezione di tutti i reparti. Da questa settimana i servizi per l’assistenza programmata dei pazienti nelle Medicine e nelle Chirurgie dei 21 padiglioni del Cardarelli funzionano a scartamento ridotto.

Tagli anche al servizio di Ecografia a disposizione delle tre medicine nel padiglione D che pure rappresenta un polmone del Pronto soccorso e della Osservazione breve in cui vengono smistati ogni sera decine di pazienti epatopatici, ictati, cardiopatici che fanno largo al flusso di ricoveri nel dipartimento di emergenza. Rallentamenti in vista anche per Tac e Risonanze. Un imbuto destinato a ingolfare ancor più le degenze di tutti i reparti. “Una scelta purtroppo obbligata – commenta Luigia Romano primario della Radiologia generale – a fronte delle oggettive difficoltà siamo riusciti, anche grazie all’intervento del commissario Patrizia Caputo - a garantire le attività di urgenza concentrando tutte le risorse sul Pronto soccorso che non ammette soluzioni di continuità”.

Penurie di camici bianchi che si registrano in tutte le unità di Radiologia del Cardarelli, rese acute dopo l’entrata in vigore della legge 161 dello scorso 25 novembre che ha fatto scattare il semaforo rosso ai superturni imponendo riposi di almeno 12 ore tra lo smonto e la ripresa del servizio. Una norma che limita a 250 ore all’anno gli straordinari e a 48 ore settimanali l’impegno di servizio. Nel dipartimento di Radiologia del Cardarelli, a fronte di 50 dirigenti medici inseriti in pianta organica (tra strutturati e precari) ne mancano all’appello almeno una decina. Il colpo di grazia è arrivato con due infortuni e le conseguenti assenze per malattia a cui si è aggiunta un’assenza per gravidanza e l’addio di un precario assunto a tempo indeterminato in un ospedale del centro nord. Il commissario Caputo ha per questo disposto la sostituzione dei tre sanitari momentaneamente assenti e avviato lo scorrimento delle graduatorie dell’ultimo concorso per dirigenti radiologi per l’assunzione di 2 o 3 dirigenti.

Lo sblocco del turn-over
“Entro poche settimane – spiega Caputo – entreranno in servizio forze fresche ma è chiaro che la situazione resterà critica fino a quando il monitoraggio avviato alla Regione e dalla strutture commissariale non si tradurrà nelle nuove assunzioni promesse dalla Finanziaria”. Un iter che sarà completato per la prima fase ricognitiva entro il 29 febbraio e per gli ingressi in corsia con le assunzioni entro l’anno in corso. Nel frattempo c’è da soffrire. In difficoltà anche l’assistenza nel reparto detenuti. Il Cardarelli ha perso 550 unità di personale negli ultimi 5 anni, cifra che raddoppia sfiorando i mille nell’arco di due lustri. Lo sblocco del turn-over per il 15% sul 2011 e 2012 e per il 30% su 2013 e 2014 ha garantito un totale di sole 109 assunzioni nel 2015. Una goccia nel mare se si considera che tre anni fa complessivamente c’erano in servizio 3.243,68 addetti full-time con un’anzianità di servizio media di 19,21 anni che alla data del 31 dicembre 2012 erano già diventati 3.052 addetti con 131 defezioni solo nel corso di quell’anno. Né sono sufficienti le stabilizzazioni di precari: 80 quelli passati con contratto a tempo indeterminato a luglio scorso. E intanto la richiesta di arruolamento di nuovi infermieri, circa 60 con contratti di somministrazione interinali, è stata bocciata dalla Soresa.

La proposta della Cgil
Intanto sul nodo barelle arriva una mobilitazione della Cgil medici e Fp che dice basta al folclore sulle barelle al Cardarelli e propone una rivoluzione organizzativa. “Il Dea del “Cardarelli”, per il ruolo e la funzione che da sempre svolge l’ospedale nel sistema delle emergenze sanitarie della Campania – avverte una nota del sindacato - registra da anni un utilizzo ormai strutturale delle “barelle” il cui numero aumenta in particolari periodi dell’anno. In queste ultime settimane, a causa della virosi influenzale, l’incremento del numero di pazienti ricoverati in barella nei reparti afferenti al Dea (Obi, Utic, Medicina di urgenza, chirurgia di urgenza) è stato considerevole, per cause organizzative territoriali ed ospedaliere che stanno mettendo a dura prova la attività in emergenza e stanno determinando ripercussioni drammatiche sulla assistenza e sulle condizioni di lavoro. Sicuramente una delle cause principali dell’inappropriato incremento di accessi al PS è rappresentato dalla assenza di un reale filtro territoriale e dalla mancata riorganizzazione della assistenza distrettuale delle Cure primarie che devono essere affrontate nelle sedi competenti, quali la Regione ed il Commissario alla sanità”.

La proposta della Fp Cgil è stata illustrata nei giorni scorsi in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte tutti i primari del Dea, da Fiorella Palladino, responsabile del Pronto soccorso e Obi, a Pasquale Morella a capo della Medicina d’urgenza, passando per il capo del dipartimento, il cardiologo Ciro Mauro, fino al responsabile della Neurochirurgia Florio. Per la parte sindacale nella sala conferenze della Radiologia sono intervenuti Giosué Di Maro, (Fp Cgil Medici Campania), Anna Canzanella, (Fp Cgil Campania e Napoli), Patrizio Esposito, coordinatore aziendale Fp e Pino Visone, responsabile aziendale medico del sindacato, in forze al pronto soccorso. In sala anche tanti infermieri, sotto stress come i medici, che attendono come il pane nuove assunzioni e ingressi tramite i contratti interinali per ora bloccati dalla Soresa che sovrintende agli acquisti di beni e servizi.

Obiettivo zero barelle
L’obiettivo è “zero barelle” nell’arco di qualche mese “Al Cardarelli non ci sono solo il Pronto soccorso e il Dea (il Dipartimento emergenza e accettazione) – avverte Visone - ma ognuno dei 21 padiglioni di cui si compone questa struttura è centrale nella rete assistenziale campana ed è come un piccolo ospedale zonale che vanta eccellenze mediche che occorre rilanciare”.

Al primo punto della proposta targata Cgil c’è il servizio trasporto infermi da riorganizzare attraverso uno studio critico dei pazienti movimentati dalle Unità operative del Dea verso i reparti di degenza specialistica. Il trasporto intraospedaliero è carente, problematico soprattutto di notte e nei festivi. Bisogna dunque potenziarlo e ricorrere ai percorsi sotterranei. Da riorganizzare anche la ricezione dei pazienti dai reparti di degenza. C’è poi da sciogliere il nodo dei ricoveri diretti nei reparti specialistici e la riorganizzazione dellObi 2 da rendere funzionale al decongestionamento.Ovvero da chiudere per ridistribuire le risorse nei reparti di emergenza carenti.

E poi: abolizione delle guardie padiglionali che riducono i livelli di assistenza e non assicurano efficacia assistenziale,. Invocato anche lo stop ai trasferimenti interni (spesso impropri) verso il Dea con aggravio di lavoro e spreco di mezzi e rianimatori. “Le attività assistenziali nei reparti ordinari durante i fine settimana non devono ridursi ma la modalità di lavoro deve essere organizzato 7 giorni su 7 e nell’ambito delle 24 ore” dice Di Maro. Presa in carico diretta dei pazienti ambulatoriali senza accesso al Ps e l’istituzione di una figura professionale che vigili sui ricoveri in emergenza completano il ventaglio delle proposte da sposare con una definitiva chiarezza sul ruolo dei policlinici che non sono ancora funzionalmente inseriti nella rete dell’emergenza.

L’atto aziendale contestato dai sindacati
Intanto fa discutere la decisione del capo del personale di attribuire incarichi a scavalco a quattro dirigenti amministrativi in attesa che si facciano avvisi interni e si concluda l’iter concorsuale. “Domandiamo al commissario Caputo – commenta Franco Verde (Annao) se era opportuno nel clima che aleggia attorno al Cardarelli procedere in presenza di una graduatoria aperta alla vigilia dell’insediamento dei sub commissari. Bene ha fatto il sub-commissario Abbondante a chiedere la revoca del provvedimento”. Un fronte caldo, quello dell’attribuzione degli incarichi, anche per l’esposto-denuncia alla Procura presentato dalla Cimo e dall’Aaroi dopo la cancellazione di 70 strutture semplici e la riattribuzione di decine di incarichi decisi dal commissario agli inizi dell’anno sia pure per rispondere ai rilievi della Corte dei conti ma in assenza di un atto aziendale approvato dalla Regione.
 
Ettore Mautone

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