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Martedì 19 GENNAIO 2016
La sanità da Garavaglia a Lorenzin. Venti anni di ministri della Salute raccontati da Monitor

Una carrellata che attraversa gli anni dal 1993 ad oggi e che offre indubbiamente un'istantanea efficace del pensiero degli uomini e delle donne chiamati a dirigere il dicastero della Sanità poi divenuto della Salute. Idee e profili diversi. Che offrono ricette alternative per la nostra sanità. SCARICA MONITOR.

È appena uscito il nuovo "Monitor n. 39, Elementi di analisi e osservazione del sistema salute”, interamente dedicato al tema della governance della sanità. Il nuovo numero della ricista dell'Agenas si propone di ricostruire quanto avvenuto nel tempo al Sistema sanitario nazionale e per farlo ha raccolto i contributi di coloro che hanno occupato il vertice di quello che negli ultimi anni è stato chiamato Ministero della Sanità prima, e oggi Ministero della Salute: Mariapia Garavaglia, Rosy Bindi, Umberto Veronesi, Girolamo Sirchia, Francesco Storace, Livia Turco, Ferruccio Fazio e Renato Balduzzi.
 
Nei loro interventi, gli ex ministri, si sono soffermati non solo sul lavoro svolto durante il loro periodo a capo del dicastero di Lungotevere Ripa, ma anche su quelle criticità rimaste ancora oggi senza risposte adeguate.
 
È l'attuale ministro Beatrice Lorenzin (in carica dal 2013, prima con Letta e adesso con Renzi) ad aprire questo numero speciale. Il ministro ripercorre le principali tappe del suo mandato. Dal caso Stamina all'ultima legge di stabilità. "Con il caso Stamina ho dovuto fare i conti immediatamente, al mio ingresso al Ministero. Non è stato semplice dovere fare fronte all’ondata emotiva che ha accompagnato in Tv e nelle piazze italiane la più grande bufala degli ultimi anni, venduta come metodo salvavita e spacciata in Parlamento come diritto alla libertà di cura. Ho dovuto difendere in tutto l’Occidente la credibilità della nostra scienza, messa in crisi da ciò che scienza non era. Nel 2015, poi, il Sistema sanitario nazionale è stato finanziato con 111 miliardi, pari al 6,69% del Pil. Il nostro è tra i sistemi meno costosi di tutto l’Occidente e, secondo ogni classifica indipendente, rimane quello italiano un servizio tra i primi nel mondo per qualità. In tempi di crisi economica era necessario riformare il sistema sanitario dalle sue fondamenta. Per questo l’impegno massimo è stato profuso portando all’approvazione del Patto per la salute. Il Ddl stabilità 2016 introduce alcune novità molto importanti che cercano di superare il meccanismo dei tagli lineari, dei tetti ai “fattori produttivi”, e recupera la necessità che le organizzazioni sanitarie pubbliche vengano valutate non solo sui costi, ma sul valore del prodotto/servizio erogato (ricavi) rapportato alle risorse utilizzate (costi), nonché sulla qualità delle prestazioni. Era da anni che, a livello nazionale, non si parlava di ricavi delle Asp e della necessità di un ripensamento profondo dei processi clinici e organizzativi per migliorare il prodotto, ridurre gli sprechi, in una parola qualificare la spesa. È solo l’inizio di un percorso, che sicuramente non sarà privo di ostacoli ma che si ritiene ineludibile, proprio a salvaguardia del Ssn e dei Ssr".


Mariapia Garavaglia (Ministro dal 1993 al 1994): “Già allora ero convinta che fosse finita l’epoca in cui la sanità doveva garantire tutto a tutti”
“Il Governo durò solo un anno, ma furono moltissimi i provvedimenti approvati in materia sanitaria. Già allora ero convinta che fosse finita l’epoca in cui la sanità doveva garantire tutto a tutti. La vecchia riforma, quella del ’78, non andava più bene: era giunta l’epoca in cui la spesa sanitaria doveva stabilire delle priorità, fare scelte di politica sanitaria precise. È comunque vero che la gestione politica della sanità rendeva impopolare ogni misura di razionalizzazione, ma è poi risultata impopolare anche la carenza di nuovi servizi e il mantenimento di strutture e attività antieconomiche. Vorrei porre l’accento soprattutto sulla questione dell’aziendalizzazione che, per me, doveva e deve essere intesa come una sintesi di domanda e offerta, mediata da una programmazione rigorosa, funzionale ai risultati di salute da raggiungere e non ai pareggi di bilancio. Ma l’aziendalizzazione, intesa come metodo, sarebbe comunque rimasta solo un’aspirazione, senza strumenti programmatori e di misurazione”.

Rosy Bindi (Ministro dal 1996 al 2000): “Buona sanità e legalità per garantire il diritto alla salute”
“Il Ssn italiano è uno dei più importanti settori della Pubblica Amministrazione e un forte centro di spesa pubblica e privata. È, quindi, tra i più esposti al rischio di attenzione e condizionamento delle organizzazioni criminali. È una questione rilevante su cui però non c’è la necessaria consapevolezza; in gioco non c’è solo l’uso corretto delle risorse e l’efficienza del sistema, ma un diritto fondamentale come quello della salute che non può essere insidiato dalla fame di soldi che guida le nuove strategie imprenditoriali delle mafie. Trasparenza e appropriatezza sono requisiti essenziali per assicurare la qualità e l’equità del servizio sanitario pubblico ed è urgente attivare nelle singole realtà sanitarie una reale vigilanza contro tutte le forme di opacità, illegalità, corruzione che rappresentano l’autostrada di ogni infiltrazione criminale. Per questo è necessario che la politica svolga il proprio ruolo, libera da ogni condizionamento e guidata solamente dall’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini”.

Umberto Veronesi (Ministro dal 2000 al 2001): “Nostro Ssn tra i migliori al mondo per efficienza e accesso alle cure”
“Non solo il nostro Sistema sanitario è fra i migliori al mondo per efficienza e accesso alle cure, ma le persone che se ne occupano si adoperano per mantenere gli standard di qualità ai più alti livelli internazionali. Va quindi sfatato il mito dell’inefficienza cronica dei Ministeri e degli enti collegati. Abbiamo figure di eccellenza nella ricerca e nell’assistenza che competono con i migliori al mondo e tutta la classe medica mantiene, in generale, un rapporto umano con il malato e la sua famiglia, che fa da salvaguardia al valore di una medicina che in molti Paesi occidentali è ormai quasi totalmente difensiva, a causa del proliferare delle cause legali. Tuttavia non posso nascondere che, osservando la nostra sanità da Ministro, ho trovato che molte promesse della riforma sanitaria sono ancora tali dopo più di trent’anni. La prima promessa mancata è quella della prevenzione. La seconda promessa disattesa è quella dell’equità perché il sistema dei ticket, previsto sin dall’inizio come strumento per evitare l’abuso, si sta trasformando in una sorta di tassa sulla malattia. La terza promessa non mantenuta è quella dell’indipendenza. Prima di tutto dalla politica: il servizio è pubblico, ma non per questo deve essere politico".

Girolamo Sirchia (Ministro dal 2001 al 2005): “Il nostro sistema sanitario nazionale va migliorato”
“Tra le cose che avrei voluto affrontare e portare a termine durante il mio mandato al Ministero della salute, anche alla luce degli sviluppi registrati nei successivi dieci anni, oggi concentrerei i miei sforzi di miglioramento del Servizio sanitario nei seguenti ambiti: la gestione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea); il potenziamento della medicina territoriale attraverso: le Case della salute e la realizzazione di walk-in center. Quando nel 2001 definimmo i Lea ci limitammo a elencarli, ma ben sapevamo che questo era solo un primo passo, cui doveva seguire la definizione di uno standard della quantità, qualità e costo di ogni prestazione sanitaria (e una sua periodica revisione) che ogni Regione avrebbe dovuto assicurare. Oggi non è così e le disparità sono macroscopiche, con liste d’attesa a volte inaccettabili, qualità talora men che soddisfacente e costi a volte elevati. Quanto alle Case della salute oggi manca un modello italiano e auspico che il Ministero della salute con le Regioni lo definiscano al più presto, onde evitare che esistano in Italia forme diverse di questo presidio che è, a mio avviso, il più importante passo per il potenziamento delle cure territoriali".

Francesco Storace (Ministro dal 2005 al 2006): “Dalla Regione al Ministero: le due facce della sanità”
“Da Governatore ho dovuto lottare per far comprendere al Ministero quanto fosse importante l’assistenza territoriale, mentre da Ministro ho dovuto affrontare altre sfide, altrettanto impegnative. Una delle leve su cui sono intervenuto è quella delle farmacie. Applicare degli sconti (20%) e bloccare per un biennio il prezzo dei farmaci, utilizzare ove possibile i generici invece di quelli di marca coperti da brevetti che ne innalzavano i costi, fu la leva principale per coniugare la necessità di approvvigionarsi di medicine con quella del risparmio. Uno degli elementi di cui sono più orgoglioso e che hanno caratterizzato la mia esperienza di Ministro è quello legato all’incremento, di 100 milioni di euro, dei fondi per la ricerca contro il cancro. Un provvedimento importante che si univa all’istituzione del 5 per mille dell’Irpef e alla detrazione fiscale per le erogazioni liberali che enti e sin- goli cittadini potevano destinare alla ricerca. Un altro fronte di grande impegno quello della riduzione delle liste d’attesa. Questo è davvero uno dei più sentiti problemi nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Il mio impegno fu indirizzato a operare per valorizzare la figura del medico (e del pediatra) di famiglia come l’elemento dal quale partire per offrire cure e assistenza adeguata. Insieme a questo elemento, presentando il Piano nazionale per il contenimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie per il triennio 2006-2008, lanciai il progetto di avere cento prestazioni sanitarie più veloci".

Livia Turco (Ministro dal 2006 al 2008): “Per un New Deal della salute: moralità ed equità innanzitutto”
“Alcuni principi chiave hanno guidato il mio lavoro: quello della moralità innanzitutto e il fermo proposito di uscire dalla logica delle lottizzazioni, senza demonizzare la politica, ma creando un sistema di regole certe; l’introduzione di norme tese a ricomporre la conflittualità esistente tra sanità pubblica e privata, poiché i due soggetti sono a pieno titolo nel sistema; la ferma intenzione di essere sempre dalla parte del cittadino, per ricreare fiducia nel Ssn; una governance caratterizzata dal gioco di squadra, dalla ricerca costante della cooperazione istituzionale con le Regioni, dell’alleanza con gli operatori, i professionisti, le associazioni. Il mio impegno è stato indirizzato a ricreare il rapporto di fiducia tra cittadini e sistema sanitario. Il cittadino è protagonista del sistema, è il nostro punto di riferimento inderogabile, è una risorsa strutturale del Ssn. Infine, e questo mi fa particolarmente piacere ricordarlo oggi, abbiamo avviato in modo sperimentale l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp). Se faccio un bilancio della mia esperienza nel campo della governance della sanità, mi preme sottolineare che ho voluto, sopra ogni cosa, rilanciare la sanità pubblica, non nell’ottica di difesa del sistema, ma di innovazione e da questa premessa discendono tutte le scelte strutturali che sono state fatte”.
 
Ferrucco Fazio (Ministro dal 2009 al 2011): “La governance del sistema sanitario: una sfida ineludibile"
“Sono sempre stato convinto che l’Italia abbia un ottimo sistema sanitario: universale e di buona qualità clinica e assistenziale. È un sistema a governance pubblica e tale mi auguro che rimanga, sostenibilità permettendo. Allo stesso tempo è un meccanismo complesso e in continua evoluzione e quindi necessita di una costante revisione delle sue componenti fondamentali, per adeguarne la struttura ai bisogni di salute dei cittadini e ridisegnare la sanità in previsione di quelli che saranno gli andamenti demografici. Del resto il tema della governance del sistema rappresenta, anche a livello internazionale, una delle priorità per tutti i sistemi sanitari e, al contempo, una delle maggiori sfide da affrontare. Per questi motivi, nella mia azione di governo ho privilegiato le azioni volte a garantire la valutazione non solo della qualità e dell’appropriatezza dei servizi, ma anche a rafforzare la capacità delle strutture di prevenire il rischio clinico, a garantire l’aderenza alle linee guida clinico-organizzative, a favorire i processi di valutazione delle tecnologie (Hta). Gli ostacoli e le criticità non sono mancati. Per esempio, nel processo di realizzazione di una efficace rete integrata di servizi sanitari su tutto il territorio si sono inevitabilmente incontrate opp sizioni, date da due fattori in particolare: la storica diffidenza del mondo ospedaliero verso quelle disposizioni che vengono, spesso ed erroneamente, vissute come una potenziale perdita di ruolo. Poi la resistenza al cambiamento da parte dei medici di famiglia, che negli anni passati apparivano molto legati alla loro individualità professionale”.
 

Renato Balduzzi (Ministro dal 2011 al 2013): “Sanità e sviluppo del Paese: un binomio inscindibile”
“Oggi siamo in presenza di un Servizio sanitario che è, competitivamente e comparativamente, in grado di eccellere. Questo non vuol dire che le sfide che lo attendono non richiedano cambiamenti. Tutta la tematica della spending review che abbiamo lanciato nel 2012 va proprio nella direzione di un cambiamento e di una manutenzione continua. In sanità più salute significa più sviluppo del Paese, ma più sviluppo del Paese non può produrre altro che più tutela della salute. Il problema è quello di riuscire a capire che non si tratta di tagliare, ma, come viene sempre ribadito, si tratta di razionalizzare, riorganizzare, nel nostro caso di effettuare un’opera di manutenzione costante. Per quanto attiene alla governance in senso stretto, ho rivolto un’attenzione particolare all’assetto delle Aziende sanitarie, alle modalità di selezione dei vertici, nonché dei Direttori di struttura complessa. Inoltre, naturalmente, la mia attenzione si è incentrata su tutto ciò che ha sempre avuto priorità nell’attività di governo della sanità, come i Livelli essenziali di assistenza, il problema della messa in sicurezza degli ospedali, oltre al tema della prevenzione, dei corretti stili di vita, della lotta ai fattori di rischio. Tutto questo, ovviamente, non si può immaginare sia avvenuto senza contrasti. Abbiamo fatto le nostre batta- glie, in qualche caso le abbiamo vinte, in altri le abbiamo iniziate e si spera possano continuare”.  

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