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Mercoledì 06 APRILE 2011
I tagli Aifa ai prezzi dei generici: il commento del Cerm
Eliminare pianta organica e prezzo unico del farmaco, allargare la vendita della fascia C agli esercizi di vicinato e, attraverso i risparmi, introdurre forme di co-payment per i cittadini destinate a produrre ulteriori risparmi per lo Stato. Questa la ricetta alternativa ai tagli al prezzo del generico proposta dal Cerm.
Un intervento “dovuto” quello dell’Agenzia italiana del farmaco che lo scorso 30 marzo ha licenziato una delibera con la quale vengono operati tagli ai prezzi dei medicinali generici-equivalenti. Un “dovere d’ufficio” imposto agli esperti Aifa dalla legge 122 del 2010. Che però, come rileva una nota del Cerm, testimonia “l’incapacità” del meccanismo del prezzo di riferimento adottato nel nostro Paese, di funzionare bene. “E, quindi di sostenere l’interazione à la Bertrand tra i prodotti senza più protezione brevettuale” (ci si riferisce a un modello economico basato sulla contrapposizione concorrenziale tra produttori di un determinato bene con continui ritocchi al ribasso del prezzo, fino a giungere a un livello oltre il quale la produzione stessa diverrebbe antieconomica).
Secondo gli esperti del Cerm (lo studio allegato è a firma di Fabio Pammolli e Nicola Salerno) sarebbe stato più opportuno procedere a una revisione dell’attuale sistema di distribuzione al dettaglio dei medicinali attraverso le farmacie dal quale, appunto, derivano “effetti distorsivi” tali da influenzare anche “la fase della produzione”.
Un intervento “diverso” – di competenza ovviamente del legislatore più che dei tecnici Aifa – diretto “all’ammodernamento della distribuzione” che avrebbe potuto “generare effetti positivi almeno dello stesso ordine di grandezza, strutturali e coerenti con il progetto complessivo di nuova governance della farmaceutica”.
Ma come fare? Il Cerm ha già pronta una sua ricetta che descriviamo, in sintesi, nei suoi punti principali.
Per raggiungere gli obiettivi citati, il Cerm propone innanzitutto di agire “sulla chiusura e dai comportamenti oligopolistici delle farmacie”. Sotto accusa, in particolare il meccanismo di remunerazione, con margini proporzionali al prezzo di vendita, che, secondo gli autori incentivano la vendita dei prodotti più costosi ed “erodono gli spazi” per i farmaci (“le copie”) più economici, “rallentando la concorrenza di prezzo, a danno del Ssn”. Anche l’aumento dei margini della farmacia sulle “copie economiche” (+9,83%) e sui “prodotti in-patent, sui farmaci un tempo coperti da brevetto (originator off-patent) e su quelli che abbiano illo tempore usufruito di licenze dagli originator ora off-patent” di 1,83 punti percentuali, appare negativo. Così come negativi sono il sistema della pianta organica e del prezzo dei farmaci uniforme sul territorio nazionale. Secondo il Cerm applicando anche qui il meccanismo della legge Bersani (“altro non è stata se non la rimozione della pianta organica e dello uniform price su questo specifico comparto di prodotti”) si otterrebbero risparmi intorno al 10% (su gli oltre 11 miliardi di euro di spesa farmaceutica convenzionata). E ancora: se si allargasse la vendita dei farmaci di Fascia “C-Op” come auspicato dallo stesso Cerm e dall’Antitrust, la spesa a carico dei cittadini potrebbe ridursi di un ammontare annuo compreso tra 320 e 960 milioni di Euro (con sconti sui margini della distribuzione tra il 10% e il 30% del prezzo al consumo). I risparmi delle famiglie potrebbero così consentire l’introduzione di forme di co-payment del cittadino tra il 4 e il 5% della spesa territoriale per farmaci. Ottenendo così “risparmi di carattere strutturale per il Ssn superiori ai 600 milioni di euro” attesi con il taglio dei prezzi Aifa
Nessun ostacolo, quindi, secondo il parere del Cerm a una liberalizzazione generalizzata dell’esercizio della farmacia: quelle più svantaggiate – anche per assicurare il servizio – potrebbero utilmente essere affidate ai Comuni “anche attraverso la creazione di reti di filiali di farmacie ospedaliere (collegate con gli ospedali più vicini)”.
Tutto questo aprirebbe la strada a un “rinnovamento delle condizioni produttive” (che prevederebbero anche incorporation, catene di esercizi senza limitazioni, di apertura della proprietà anche a non farmacisti, economie di scala/scopo), oggi negato dallo strumento della pianta organica. Farmacisti e farmacie, dal canto loro, potrebbero ricercare “nella prospettiva multiservice che adesso si è finalmente aperta”, “nuovi guadagni nelle prestazioni ad alto valore aggiunto che potranno fornire ai cittadini, e che concorreranno a coprire i costi fissi e congiunti di uno stesso esercizio”.
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