quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 07 GENNAIO 2016
Donne medico, insieme per un lavoro più a misura di donna



Gentile Direttore,
ci corre l'obbligo di intervenire, come coordinamento donne nazionale della CISL Medici dopo l'articolo denuncia del Dott. Crea e della D.ssa Genna, sulla triste storia della collega Luana. Il rischio emergente cui sono esposte le donne medico, più “che i medici uomini” è proprio il suicidio, già sottolineato come allarme dal rapporto Eurostat 2013, rivelandosi strettamente dipendente dallo stress lavoro correlato.

La determinazione e l'entusiasmo con cui la nostra giovane collega ha dimostrato di perseguire i propri desideri di realizzazione professionale, le competenze acquisite, come tanti nostri giovani medici, anche con permanenze all'estero, si sono scontrati col muro di gomma delle difficoltà di accesso in Italia a una professione di chirurgo, cui non hanno giovato meriti e titoli conseguiti con la consapevolezza, da brava ragazza del sud, di un diritto alla pari opportunità da giocare nella propria terra, nel modo più trasparente possibile.

E' davvero una storia profondamente triste, perché icona e simbolo di tutte le frustrazioni legate alla precarietà lavorativa, alla violenza quotidiana del sotto salario, alla minaccia occupazionale in caso di gravidanza, alle difficoltà insormontabili di una conciliazione tra tempi di vita e di tempi di lavoro, frustrazioni per una segregazione professionale orizzontale e verticale che nega, studi, aspirazioni, competenze. Nel 2016 il genere si presenta, ancora purtroppo, come fattore di discriminazione, come peso, come onere e non come risorsa o come talento da valorizzare.

In una società italiana alla ricerca, quasi favolistica, di una crescita che può arrivare solo se si mettono in campo le energie e le sinergie femminili non si riflette sul fatto che l'emarginazione femminile dal e nel mondo del lavoro con disparità di accesso al lavoro stesso, disparità salariale e insoddisfazione economica e professionale (il 47% dei medici uomini ma il 59% dei medici donne, segnate oltretutto da bassa apicalità e penalizzate nella genitorialità), significa, alla lunga, fare a meno della ricchezza di futuro. Significa fare a meno di un incremento del prodotto interno lordo, come diceva qualche mese fa la Sig.ra Merkel, che un inserimento a pieno titolo delle donne nel mondo del lavoro, può portare alla società stessa, significa adagiarsi a una rassegnata stagnante involuzione della società.

Le donne medico in sanità sono in travolgente aumento (tra i 30 e i 39 anni sono più di 37.000 contro i 26.000 medici uomini) ma presentano deludenti riconoscimenti di carriera... così come succede nel mondo della Ricerca (il 48 % donne all'inizio della attività a fronte di un misero 24 % salendo nella carriera e solo 17 % nei posti direttivi).

Ci corre come sindacato l’obbligo naturale di intervenire in questa triste circostanza come espressione di solidarietà per la nostra collega su cui si sono esplicitati tutte le contraddizioni di genere di questi anni di incertezza, tanto più dato il nostro noto e reiterato impegno nella CISL Medici sulle problematiche sul benessere e malessere lavorativo in sanità secondo una prospettiva di genere.
 
Perché siamo convinti che se la prospettiva di cambiare il nostro modo di reagire a una dimensione lavorativa di disagio può essere una prospettiva psicoterapeutica, noi come persone impegnate nel sindacato dobbiamo scegliere una prospettiva diversa: noi vogliamo, aspiriamo a voler cambiare comunque la realtà per dare dignità al lavoro.

La dimensione e l'organizzazione lavorativa non possono più essere considerate a carattere neutro e le norme varate per la parità di genere non possono essere sempre disattese e restare lettera morta.

Per questo, la CISL Medici considera doveroso, nei confronti della nostra collega Luana, simbolo sintetico delle discriminazioni che ancora oggi le donne sono costrette a subire, farsi portavoce delle istanze delle donne medico, promuovendo reti di genere e alleanze strategiche e tattiche con interlocutori sociali anche nel territorio, per percorrere tutte le strade e sentieri che portino a concrete risposte di pari opportunità, nel rispetto di trasparenti valori meritocratici, per organizzazioni lavorative più a misura di donna, magari in una stagione contrattuale declinata al femminile, ancora insensatamente al palo.

Antonia Carlino
Responsabile dipartimento nazionale politiche di genere e welfare
Segreteria Nazionale CISL Medici

© RIPRODUZIONE RISERVATA