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Giovedì 07 GENNAIO 2016
Salute mentale. Il Piano d’azione globale e il Piano europeo dell’Oms ora disponibili in italiano

Tradotti a cura del Centro collaboratore Oms dell'AAS n.1 Triestina, contengono gli obiettivi di salute mentale dettati dall'Organizzazione mondiale della sanità per il periodo 2013/2020 e le strategie per raggiungerli. Nella regione europea dell'Oms su 900 milioni di abitanti, un terzo ha sofferto di disturbi mentali almeno una volta nell'anno. IL PIANO D'AZIONE GLOBALE,  Il PIANO PER LA REGIONE EUROPEA.

Tutti hanno le medesime opportunità di ottenere il benessere mentale a qualsiasi età e in particolare per i soggetti più vulnerabili o a rischio. Le persone con problemi di salute mentale sono cittadini che vedono perfettamente riconosciuti, protetti e promossi i loro diritti umani. I servizi di salute mentale sono accessibili anche dal punto di vista finanziario, competenti e a disposizione della collettività in base al bisogno. Le persone hanno diritto a una terapia rispettosa, sicura ed efficace. E ancora, i sistemi sanitari forniscono valide cure per la salute fisica e mentale di tutti; i sistemi per la salute mentale collaborano e si coordinano con altri settori e la governance per la salute mentale e l’erogazione dei servizi sono basati su informazioni e conoscenze attendibili.
 
Sono questi i sette punti cardine del Piano d’azione europeo per la salute mentale (European mental health action plan) a cui dovranno guardare le politiche degli Stati membri fino al 2020 per migliorare la salute e il benessere mentale della propria popolazione. Per ognuno dei sette obiettivi, di cui quattro obiettivi centrali e tre trasversali,sono proposte delle azioni che l’Oms e gli Stati Membri, in funzione delle esigenze e delle risorse disponibili a livello nazionale, locale e regionale,  dovranno intraprendere per ottenere risultati misurabili a livello delle politiche e/o dellaloro esecuzione.

Il documento, risalente al 2013, è complementare al Piano d’azione per la salute mentale 2013-2020 dell’Oms (Who Mental Health Action Plan 2013-2020). Ora sono disponibili tutti e due in italiano con traduziuoni curate, su input del Ministero della Salute, dal Centro Collaboratore Oms per la Ricerca e la Formazione in salute mentale - Dipartimento di Salute Mentale dell’AAS 1 Triestina, che ha anche contributo nella fase di stesura alla revisione del testo, affinché ci fosse un'autorizzazione ufficiale da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.
 
“Riteniamo che la pubblicazione in italiano – sottolinea il Ministero –  possa permettere a tutti un adeguato e approfondito studio dei principi e degli obiettivi che con estrema chiarezza sono indicati nei Piani di Azione. In particolare, principi quali l’accesso universalistico, il pieno rispetto dei diritti umani, l’equità, l’attenzione a tutte le fasi del ciclo di vita, l’empowerment delle persone con l’esperienza del disturbo mentale, l’approccio multisettoriale e gli interventi fondati su evidenze, risultano particolarmente in sintonia con lo spirito della legge di riforma italiana e con i contenuti e le pratiche più avanzate di una salute mentale di comunità”.
 
Per realizzare i propri valori e visioni e di rispondere alle sfide, il Piano d’Azione propone un approccio basato su tre finalità interdipendenti e indivisibili che si rafforzano reciprocamente: migliorare il benessere mentale delle popolazioni e ridurre il carico delle malattie mentali, concentrandosi in particolare sui gruppi vulnerabili, sull’esposizione ai fattori determinanti e sui comportamenti a rischio; rispettare i diritti delle persone affette da problemi di salute mentale e offrire loro opportunità eque per il conseguimento della massima qualità della vita, contrastando lo stigma e la discriminazione; istituire servizi accessibili, sicuri ed efficaci, in grado di rispondere alle aspettative e ai bisogni mentali, fisici e sociali delle persone con problemi di salute mentale e delle loro famiglie.
 
Gli scenari europei. I disturbi mentali rappresentano una delle più importanti sfide in termini di prevalenza, carico della malattia e disabilità per la salute pubblica nella Regione Europea, che comprende 53 Stati Membri e quasi 900 milioni di persone che vivono in condizioni culturali, economiche, sociali e politiche diverse.
 
Secondo le stime, i disturbi mentali interessano oltre un terzo della popolazione ogni anno, e i disturbi più diffusi sono la depressione e l’ansia. La depressione colpisce due volte di più le donne che gli uomini. All’incirca l’1-2% della popolazione riceve una diagnosi di disturbo psicotico, con una distribuzione equa tra uomini e donne, mentre il 5,6% degli uomini e l’1,3% delle donne evidenzia problemi da uso di sostanze. L’invecchiamento demografico ha portato a un aumento della prevalenza della demenza, che si attesta attorno al 5% tra gli ultrasessantacinquenni e al 20% tra gli ultraottantenni. In tutti i Paesi, il disagio mentale tende a essere più prevalente tra i soggetti più svantaggiati.
 
Nella Regione Europea, la seconda principale causa del carico di malattia (misurato in DALY - Disability Adjusted Life Years, ovvero gli anni di vita corretti per la disabilità) sono i disturbi neuropsichiatrici con il 19% del carico complessivo. La variabilità all’interno della Regione è considerevole e riconducibile alle diverse condizioni socioeconomiche.
 
In termini di carico della malattia, i disturbi mentali sono ai vertici della classifica in svariati paesi a reddito elevato dell’Europa occidentale, mentre si attestano solo al quarto o quinto posto in alcuni paesi a basso reddito, dove è maggiore la prevalenza di patologie perinatali o malattie cardiovascolari.
 
Una percentuale elevata delle persone che percepiscono prestazioni o pensioni sociali a causa di una disabilità hanno un disturbo mentale come patologia primaria. Questo aspetto fa lievitare l’onere finanziario dei problemi di salute mentale per un paese. I disturbi mentali sono la causa di disabilità cui bisogna ricondurre il 44% delle prestazioni sociali e pensioni di invalidità in Danimarca, il 43% di quelle in Finlandia e Scozia e il 37% di quelle erogate in Romania.

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