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Lunedì 14 DICEMBRE 2015
Mirandola. Un referendum sul futuro dell’ospedale. Ma il quorum i ferma al 44%

"Volete voi che l’Amministrazione comunale avvii un percorso partecipativo per valutare la possibilità di rendere nuovamente operativo l’ospedale di Mirandola, come già avveniva prima del sisma 2012?”, chiedeva il referendum. Che però non ha raggiunto la soglia del 50,1% per essere valido. Per i 5 Stelle è stata comunque “una battaglia di civiltà”. Per il Pd, invece, un'iniziativa “inutile e dispendiosa” e basata su un grande equivoco: “Non è un referendum ‘salva-ospedale’”.

È stata la prima volta che in Italia i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi sulla sanità attraverso un referendum. Hanno risposto in 7.982. Tante, infatti, le persone con diritto di voto che hanno partecipato ieri, a Mirandola, al referendum per chiedere all'amministrazione comunale di "avviare un percorso partecipativo per valutare la possibilità di rendere nuovamente operativo l’ospedale di Mirandola, come già avveniva prima del sisma 2012”. Ma troppe poche per raggiungere il quorum che rende valido lo strumento consultivo, che in termini percentuali si è fermato a una partecipazione del 44,07%.

Per il capogruppo M5S presso Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna, Giulia Gibertoni, resta comunque una esperienza importante. “Una grande vittoria, comunque vada”, scriveva infatti ieri Gilbertoni sul proprio profilo facebook. Perché, per Gilbertoni, si è trattato di "una battaglia di civiltà ed è stato un onore. Che ha spaventato le armate PD e lo stato maggiore in Regione molto più di qualunque ordine del giorno potesse fare, perche non c'è niente come la mobilitazione e il senso di comunità. Quindi pionieri. Comunque vada. E, spero di qui a non molti anni, in un Paese dove la sovranità sarà via via tornata lentamente collettiva, nostra, che si riderà di quell'ex-partito di governo che invitava i suoi cittadini a stare zitti e a lasciar fare, spettatori di eventi per sempre più grandi di loro”, concludeva Gilbertoni in riferimento all’appello lanciato dal Pd per disertare le urne.

In una nota di alcuni giorni fa il Partito democratico di Mirandola invitava infatti all’astensione, spiegandone le ragioni, a partire dal fatto che “il Movimento 5 stelle ha ostinatamente ignorato il lavoro che in questi mesi l’Amministrazione comunale e tutte le altre forze politiche hanno fatto per allargare il percorso partecipativo a tutto il territorio della Bassa, così da rilanciare e potenziare nei fatti il nostro ospedale”. Nel dettaglio, il Pd denunciava come il Movimento 5 Stelle non sostenne, insieme al resto del’opposizione, l’ordine del giorno del Partito Democratico che impegnava il sindaco e Giunta a predisporre “un percorso partecipativo volto a valutare la possibilità di rendere operativo l’ospedale come già avveniva prima del 2012”, stessa frase poi riportata nel quesito referendario fortemente sostenuto, oltre che dai 5 Stelle, anche da Rifondazione.

Il Pd metteva quindi in guardia da un equivoco: “Questo non è un referendum ‘salva ospedale’”, ma – lo ha definito - “una prova di forza politica del Movimento 5 Stelle e di Rifondazione Comunista: è il loro referendum”. Una prova di forza che, incalzava il Pd, “costerà ai cittadini di Mirandola 70.000 euro”. In definitiva, per il Pd la consultazione è stata una iniziativa “inutile e dispendiosa, soprattutto alla luce del fatto che, mentre questi improvvisati della politica vanno in piazza a raccontare frottole, le altre forze politiche stanno lavorano affinché il percorso partecipativo sia allargato ai cittadini di tutti i comuni della Bassa, per rilanciare e potenziare nei fatti l’ospedale di Mirandola”.

Pur “condannando politicamente l’atteggiamento dei 5stelle”, nella nota il Pd si diceva comunque disponibile “per lavorare assieme, se vorranno, il giorno dopo il referendum”. E alla luce dei risultati delle urne, è da qui che dovrà ripartire il lavoro della politica.

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