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Martedì 29 MARZO 2011
Parafarmacie, quali prospettive (e rischi) per la fascia C
Il coordinamento nazionale della parafarmacie che riunisce quattro sigle del comparto, ha promosso un incontro a Roma per dibattere di liberalizzazioni e delle prospettive di crescita degli esercizi di vicinato che appaiono strettamente legate alla possibilità di dispensare i farmaci della Fascia C soggetti a prescrizione medica. Pace (Fofi): attenzione agli interessi dei grandi gruppi.
“Liberalizzazioni e concorrenza – I nuovi scenari della distribuzione dei farmaci: quali vantaggi e quali prospettive?”: questo il titolo di un convegno svoltosi stamattina a Roma e promosso da Farmacia Non Convenzionata, Federazione Esercizi Farmaceutici, Associazione Nazionale Parafarmacie ed Essere Farmacisti.
Presenze significative, a partire da Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust, che, nel ricordare le numerose segnalazioni attraverso le quali l’Autorità garante del mercato e della concorrenza ha difeso la creazione delle parafarmacie ha anche voluto sgombrare il campo da considerazioni pessimistiche: “Le parafarmacie crescono di numero” ha osservato “aumentano i posti di lavoro per i giovani farmacisti, i costi dei medicinali da banco sono stati efficacemente calmierati e, al contempo le farmacie non hanno perso quote di mercato tali da danneggiarle”. Per Catricalà, inoltre, la presenza nelle parafarmacie di un farmacista, abilitato e iscritto all’Albo professionale, sarebbe da sola sufficiente a giustificare l’ingresso della Fascia C: si tratta di un elemento – “davvero poco comprensibile” – la cui mancanza rende incompleto il quadro delle liberalizzazioni del settore e al quale “il legislatore dovrà porre rimedio”. Non tanto per ragioni di mercato, bensì per motivi strettamente legati alla professionalità di chi opera nelle parafarmacie.
“Per i consumatori ora c’è più scelta”
A Catricalà ha fatto eco Rita Battaglia, vicepresidente della Federconsumatori, rilevando il benefico effetto che l’apertura delle parafarmacie ha avuto sul mercato: “Il cittadino prima poteva contare soltanto su un unico prezzo. Ora, invece, grazie alla concorrenza, ha un’ampia possibilità di scelta. E le tasche delle famiglie italiane ne hanno davvero beneficiato”. Anche Battaglia si è spesa a favore della Fascia C in parafarmacia dalla quale deriverebbero ulteriori risparmi. Senza contare il “guadagno” in termini professionali. Anche per questo si è dichiarata contraria a ipotesi di “finte liberalizzazioni” con la vendita di Otc anche nelle tabaccherie o in altri esercizi commerciali come gli autogrill. “Dove ci sono farmaci” ha ricordato “la presenza del farmacista è indispensabile”.
Sulla stessa linea si è tenuto Nicola Salerno, del Cerm, dichiaratosi a favore di un sistema aperto che permetta anche il superamento di uno strumento rigido quale quello della Pianta Organica. A questo proposito si è richiamato alle segnalazioni dell’Antitrust e alle pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea che, a suo dire, non hanno avallato le scelte del legislatore (nei Paesi in cui viene applicata una Pianta organica) ma soltanto i principi sui quali si quest’ultima si basa, cioè assicurare un accesso certo ed efficace dei cittadini al farmaco.
Il mondo politico
Un ulteriore sostegno alle richieste delle parafarmacie sulla fascia C è venuto dalla senatrice Rita Ghedini (PD), firmataria di un disegno di legge – tra quelli sui quali sta lavorando la commissione Igiene e sanità di Palazzo Madama per predisporre un testo unico di riordino del sistema farmaceutico – nel quale si proponeva, appunto, la possibilità di dispensare in parafarmacia i farmaci di fascia C. E a questo proposito Ghedini ha voluto ribadire il proprio impegno e quello dell’opposizione in difesa del sistema delle parafarmacie: “Che si sostanzia non solo nel diritto al libero esercizio della professione ma anche in quello del cittadino a poter avere la massima accessibilità al farmaco nelle migliori condizioni economiche”. Le proposte avanzate, ha aggiunto, non intendono creare “contrapposizioni” tra professionisti bensì dar vita a un “sistema aperto” dal quale tutti possano trarre benefici grazie a meccanismi di concorrenza virtuosa. Un sistema al quale si è richiamato anche Antonio Lirosi, responsabile consumatori e commercio del PD, ricordando come il Governo dovrà presto metter mano al Piano nazionale delle riforme attraverso il quale metter in campo interventi per la modernizzazione dell’economia e la ripresa dei consumi. Un ambito dal quale non potrà certo essere esclusa l’intera filiera del farmaco, a partire proprio dal sistema delle parafarmacie che “il Partito Democratico appoggia e difende”.
Gli interventi dei rappresentanti del Coordinamento delle parafarmacie – Paolo Vezzaro per il Forum Parafarmacie, Alessandro Mazzacca per Essere Farmacisti, Fabio Romiti per il Movimento nazionale liberi farmacisti e Massimo Brunetti per l’Anpi – hanno portato ulteriore acqua la mulino delle parafarmacie. In particolare, Romiti e Brunetti hanno sottolineato – anche con la forza dei numeri – come gli esercizi di vicinato siano arrivati a colmare le carenze di assistenza farmaceutica create dall’attuale meccanismo della Pianta organica, eccessivamente rigida e, di conseguenza incapace di tener conto della mobilità dei cittadini e dei lavoratori – in particolare nei grandi centri urbani – ma anche della presenza di cittadini – non residenti ma domiciliati, studenti fuori sede ecc. – che rendono davvero “sbilanciato” il rapporto farmacie-abitanti proposto dalla Pianta organica. Aprire ulteriormente il mercato con l’autorizzazione a dispensare la Fascia C non soltanto può dare un’ulteriore risposta la domanda di salute di questi flussi di popolazione ma – lo ha sottolineato Romiti – anche offrire spazi occupazionali importanti ai farmacisti del futuro prossimo che, stando a stime recenti, entro il 2017 dovrebbero raggiungere un totale di 100 mila laureati.
“Un confronto sereno”: a questo punta la Federazione degli Ordini
A chiudere gli interventi c’è stato infine quello di Maurizio Pace, segretario della Federazione degli Ordini dei farmacisti – peraltro più volte chiamata in causa – che ha voluto ribadire la massima disponibilità della Fofi al confronto e alla discussione sui molti elementi presentati nel corso del dibattito. “La Federazione” ha sottolineato Pace “privilegia il momento del confronto e, comunque, è da tempo al lavoro per cercare di trovare e raggiungere soluzioni condivise. Così come da tempo, da prima della liberalizzazione, ha cominciato un percorso per l’ammodernamento del servizio farmaceutico e per l’evoluzione della professione in tutti i suoi ambiti. Lo dimostrano i molti obiettivi che sono stati raggiunti nel tempo, non ultimo quello della farmacia dei servizi – elemento portante del progetto di rilancio della professione presentato a Palazzo Marini nel 2006 – che ha visto già la pubblicazione del primo dei decreti applicativi”. “Per quanto riguarda le parafarmacie” ha aggiunto il segretario Fofi “la nostra opposizione alla legge 223 non discendeva da una difesa corporativa, ma dalla convinzione che l’uscita dell’OTC dalla farmacia rappresentasse più un’occasione per i capitali di entrare nella distribuzione del farmaco che un reale sbocco occupazionale. Non si può sottacere che il nostro è un impianto che punta a garantire un accesso al farmaco equo e uniforme, coerente con il carattere universalistico del Servizio sanitario nazionale. Equità e uniformità che mai sono state garantite dal solo mercato e dalla sola concorrenza, anzi”. Pace ha citato gli effetti negativi per i cittadini delle liberalizzazioni condotte in Norvegia e Islanda, ricordando come in Belgio si sia prontamente ritornati al criterio geodemografico per l’apertura delle farmacie.“Questo non significa che il sistema italiano non richieda una revisione. Abbiamo sempre sostenuto che vanno rivisti il quorum e gli altri istituti. Nostro obiettivo principale” ha spiegato Pace “è quello di offrire agli iscritti forme concrete di tutela a cominciare da forme concorsuali più snelle e veloci delle attuali, prevedendo un concorso riservato ai non titolari e ai titolari di farmacie rurali sussidiate, ma anche con una revisione del sistema contrattuale che preveda progressioni di carriera per i dipendenti o, ancora, legando al fatturato della farmacia la presenza di un determinato numero di farmacisti dipendenti. In quest’ottica" ha ancora ricordato “vanno anche le nostre proposte per un Fondo di solidarietà intercategoriale a sostegno delle farmacie dei piccoli centri”.
Per quanto riguarda la Fascia C nelle parafarmacie – ha concluso Pace – è opportuna un’approfondita riflessione sugli effetti che potrebbero derivarne. Un aumento del fatturato potenziale potrebbe richiamare ulteriore interesse per il settore da parte dei grandi gruppi: siamo certi che i colleghi titolari delle parafarmacie possano reggere l’urto di una concorrenza dotata di piattaforme di acquisto e capacità logistica tanto superiori? E se anche il cittadino ne traesse dei vantaggi, del tutto ipotetici, bisognerebbe comprendere fino a che punto l’attuale sistema potrebbe sopravvivere”. In sostanza, se si introduce accanto a un servizio farmaceutico pubblico un canale parallelo che drena parte dell’attività, cioè quella con un margine maggiore, le farmacie convenzionate possano continuare a fare servizio pubblico? E dall’altra parte, siamo certi che una rete di farmacie non convenzionate possa resistere al destino della concentrazione nelle mani di pochi grandi gruppi? Sarebbe la prospettiva di un’eclisse della professione e, a quel punto, la distinzione tra titolari e non titolari, tra farmacie e parafarmacie, avrebbe davvero poco senso. Può darsi che a molti non piaccia considerare questo scenario, ma è tutt’altro che estraneo allo schema delle politiche liberiste in sanità". "Ma chi voglia confrontarsi su questi aspetti - ha concluso Pace - troverà sempre un interlocutore nella Federazione degli Ordini".
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