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Giovedì 03 DICEMBRE 2015
Il Veneto non ha ancora le Rems e 14 detenuti psichiatrici restano nell’ex Opg di Reggio Emilia. Ma è polemica su come assisterli
Su reclamo dei detenuti veneti, infatti, il magistrato ha deciso che non potendo essere trasferiti alle Rems dovesse essere comunque tolta la vigilanza delle guardie carcerarie. Ma per il Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna "si tratta di un carcere e servono misure di sicurezza che non possono essere affidate al personale sanitario, già peraltro insufficiente”.
I ritardi delle Regioni nell’applicazione della normativa sulla chiusura degli ex Opg e l’attivazione delle Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) rischiano di creare gravi problemi in Emilia Romagna. Infatti, mentre questa Regione ha ottemperato agli obblighi di legge trasferendo, entro il 31 marzo 2015, nelle due Rems già istituite (una a Casale di Mezzani, nel parmense, e l’altra a Bologna) tutti gli internati residenti nel territorio emiliano-romagnolo che non potevano essere dimessi dall’ex Opg di Reggio Emilia, lo stesso non è potuto accadere con i 20 internati ospitati dall'Opg di Reggio Emilia ma provenienti da altre Regioni (14 dal Veneto, 5 dalla Lombardia e 1 dalla Toscana). Nelle due Rems emiliane, infatti, non c'è più posto, e in Veneto le Rems non esistono ancora.
Di fatto, quindi, l’Opg di Reggio, che doveva chiudere i battenti lo scorso 31 marzo, non è stato ancora chiuso. Ma rischia di restare senza servizio di sorveglianza della Polizia Penitenziaria. Il magistrato di Reggio Emilia, accogliendo il reclamo degli internati veneti, ha infatti disposto l’allontanamento del personale di Polizia Penitenziaria dall’Opg di Reggio in esecuzione della nuova normativa che prevede che la gestione delle misure di sicurezza psichiatriche detentive debba essere “a carattere esclusivamente sanitario”.
Una decisione che ha allarmato il Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno, secondo la quale “non è pensabile che negli attuali spazi possa declinarsi una gestione esclusivamente sanitaria degli internati perché la struttura non è autonoma dal resto dell’istituto in cui l’amministrazione penitenziaria sovrintende a tutta una serie di attività, dai colloqui alla cucina, dal controllo esterno agli ingressi, che non possono essere svolte dal personale sanitario che, peraltro, è del tutto insufficiente in termini numerici”. Il tutto mentre nella struttura risultano essere presenti anche 19 condannati con infermità psichica sopravvenuta durante l’esecuzione della pena e 27 minorati psichici.
A fornire al nostro giornale i dettagli della vicenda è proprio il Garante Desi Bruno, che lo scorso 26 novembre ha visitato gli spazi detentivi del settore dell’istituto psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia raccogliendo l’allarme del personale. L’attuale situazione, spiega infatti il Garante, “rischia di mettere a dura prova l’attuale organizzazione del lavoro negli spazi detentivi dell’ospedale psichiatrico giudiziario. Stiamo parlando di un carcere, non possiamo pensare che a gestirlo sia solo il personale sanitario”. Per Bruno, la decisione del magistrato mira, di fatto, a trasformare l'Opg in una Rems. "Ma la Rems è una struttura sanitaria che risponde a particolari requisiti e standard. Non basta togliere la Polizia Penitenziaria a un Opg per realizzare una Rems".
Se le Rems non sono pronte, trovare una soluzione non sarà però semplice. Come detto, la normativa vigente prevede infatti che dal 31 marzo 2015 l’internamento debba essere eseguito esclusivamente nelle strutture sanitarie denominate Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, le Rems. Per il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, dunque, nell’Opg di Reggio “l’attuale internamento sta avvenendo in violazione di legge, con un pregiudizio grave e attuale dei diritti degli internati che hanno il pieno diritto all’esecuzione delle misure di sicurezza operata esclusivamente mediante il ricovero nelle Rems”. Tuttavia, non spetta all'Emilia Romagna garantire questo diritto agli internati provenienti da altre Regioni. L’Accordo Stato-Regioni-Provincie Autonome del 26/2/2015 attuativo della legge di soppressione degli Ospedali psichiatrici prevede infatti che "le Regioni e le Provincie Autonomie devono garantire l’accoglienza nella proprie Rems di persone sottoposte a misura di sicurezza detentiva residenti nel proprio ambito territoriale". Di conseguenza, non può essere contestato al Dipartimento l'utilizzo del criterio primario della "regionalizzazione" nella scelta degli internati da traferire né può essere accusato di pregiudizi nei confronti degli internati rimasti di Reggio Emilia.
Il magistrato di sorveglianza ha dunque ordinato al presidente della Giunta regionale veneta di “porre rimedio al pregiudizio degli internati adottando i necessari provvedimenti nel termine di 15 giorni”, ma nel frattempo ha ordinato anche all’amministrazione penitenziaria “di esonerare il personale della Polizia penitenziaria dal servizio nel settore dell’ospedale psichiatrico giudiziario”, sempre nel termine di 15 giorni. Il problema è che, in sede di udienza, la Regione Veneto ha fatto sapere che, pur essendo in fase di attuazione una Rems a Nogara che potrà ospitare 40 pazienti, questa non potrà essere pronta però prima dell’ottobre del 2016. E così, nell’attesa dell’attivazione della Rems veneta, l’Opg di Reggio rischia di dover trattenere gli internati di altre Regioni restando, tuttavia, sfornita di personale di Polizia Penitenziaria.
Nelle prossime settimane saranno decisi anche altri reclami giurisdizionali presentati contro l’illegittimo internamento dagli altri internati residenti in Regione che non hanno ancora attuato le Rems. Intanto Bruno sollecita la magistratura ha riconsiderare il provvedimento, magari prorogandone i tempi, "che comunque devono essere stretti. La Regione Veneto - spiega il Garante - ha comunicato che è in fase di attuazione una Rems a Nogara che potrà ospitare 40 pazienti, pronta però non prima dell’ottobre del 2016. Parliamo di un anno, un periodo troppo lungo, che va assolutamente ridotto. Aspettiamo di vedere come risponderà alla diffida che gli è stata recapitata". Dal Garante, infine, un appello al Governo affinché venga imposta una scadenza in tempi brevi per la realizzazione delle Rems, anche attraverso il commissariamento delle Regioni. "E' stato ventilato tante volte, forse è arrivato il momento che venga messo in atto".
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