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Martedì 22 MARZO 2011
Il dolore dell’angina passa con una scossa
Ricercatori dell’Università Cattolica di Roma hanno testato con successo un metodo per combattere il dolore toracico anginoso. Si può spegnere con un pacemaker che “stimola” i nervi spinali mediante un sottile catetere inserito nel canale vertebrale.
Basta stimolare i nervi giusti si può ridurre il dolore toracico anginoso. Lo dimostra uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Roma e pubblicato su Pain che ha evidenziato come la stimolazione elettrica del midollo spinale dia sollievo al dolore. La stimolazione viene effettuata attraverso una sorta di “pacemaker” impiantato sotto cute (in genere nell’addome) che stimola il midollo spinale tramite un catetere elettrodo.Lo studio ha coinvolto sei centri in Italia (Policlinico universitario A. Gemelli e Ospedale San Filippo Neri di Roma, Ospedale Le Molinette di Torino, Policlinico San Matteo di Pavia, Ospedale Buccheri la Ferla Fatebenefratelli di Palermo e Ospedale Umberto I di Mestre) ed è stato organizzato e guidato da Gaetano Lanza, ricercatore dell’Istituto di Cardiologia dell’Università Cattolica e cardiologo del Dipartimento di Medicina cardiovascolare del Policlinico Gemelli.
L’angina pectoris è una forma di dolore al torace dovuta al cuore “affaticato” per via di una insufficiente ossigenazione del muscolo cardiaco, di solito causata da problemi delle arterie coronarie, che portano ossigeno al cuore. Si stima che In Italia il 3,3% degli uomini e il 3,9% delle donne tra i 35 e i 74 anni soffrano di angina pectoris, con un nuovo caso all'anno ogni 750 persone. I trattamenti standard comprendono farmaci anti-ischemici e interventi di rivascolarizzazione coronarica (angioplastica o by-pass chirurgico).
“La neurostimolazione è indicata nei pazienti con la cosiddetta angina refrattaria (20-30 mila in Italia) – ha spiegato Lanza - cioè pazienti che, nonostante una terapia farmacologica ottimale, presentano angina persino da sforzi minimi, o addirittura a riposo, con marcata limitazione delle normali attività quotidiane, pazienti che sono giudicati non trattabili né con angioplastica coronarica né con intervento chirurgico di by-pass”.
La nuova tecnica è stata testata su 25 pazienti, di età media 68 anni, di cui 19 maschi. La procedura è piuttosto semplice: si inserisce un sottile “catetere elettrodo” (mediante semplice puntura nello spazio tra due vertebre toraciche) all’interno del canale vertebrale, nello spazio tra il midollo spinale e le vertebre. Il catetere elettrodo è collegato sottocute a uno stimolatore (della grandezza di un pacemaker cardiaco), che viene impiantato in genere in una tasca sottocutanea addominale (o in regione glutea).
L’impianto può essere fatto in due sedute. Nella prima, dopo l’inserimento del catetere elettrodo, questo viene collegato con un filo di collegamento a uno stimolatore esterno, che viene portato dal paziente con una cintura per circa 2-3 settimane. Il paziente può così verificare se la terapia è efficace sulla sua angina. In caso affermativo si procede all’impianto definitivo, ponendo lo stimolatore, come detto, in regione sottocutanea addominale e facendo passare sottocute un filo di connessione dello stimolatore con il catetere elettrodo. In caso di inefficacia della terapia, il catetere elettrodo viene tolto senza ulteriori conseguenze per il paziente.
“Non è ancora chiaro il meccanismo d’azione della stimolazione spinale, ma al beneficio terapeutico potrebbero contribuire diversi effetti”, ha aggiunto Lanza. “Una serie di dati sperimentali e clinici, infatti, suggerisce che la stimolazione abbia un effetto favorevole sia sul consumo di ossigeno da parte del cuore sia sul flusso di sangue nelle coronarie (e quindi sull’ischemia miocardica), oltre che direttamente sul dolore”.
Dal lavoro è emersa comunque la capacità della stimolazione spinale di ridurre in modo significativo gli attacchi anginosi, migliorando la qualità della vita e riducendo le riospedalizzazioni per angina. La terapia è inoltre sicura.
Alla luce di questi risultati, i ricercatori, raccomandano che la stimolazione spinale venga considerata la terapia di prima scelta in pazienti con tipica angina refrattaria.
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