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01 NOVEMBRE 2015
Dieta mediterranea. L’abbiamo inventata noi, ma ormai la segue solo un italiano su cinque

E così anche in Italia la cattiva alimentazione diventa tra le principali cause di morte e malattia. Secondo gli epidemiologi dell’Aie ben il 40% di tutto il carico di malattia degli italiani, cioè delle morti e malattie precoci, è infatti attribuibile all’alimentazione.

Quale regime alimentare è preferibile per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e tumori? Quanti italiani seguono questo regime alimentare? Quali interventi preventivi potrebbero migliorare la dieta degli italiani? Stiamo facendo abbastanza?
 
Questi i quesiti ai quali l’Associazione italiana di epidemiologia (Aie) ha cercato di dare risposta nei tre giorni (20-30 ottobre) del suo 39° Congresso nazionale appena concluso. Domande tornate fortemente alla ribalta dopo gli interrogativi sollevati dalla recente valutazione della IARC sul consumo di carne rossa e lavorata.
 
E la risposta è stata univoca: la soluzione è la dieta mediterranea. Il problema è che, seppur nata in Italia, questa particolare tipologia di alimentazione in cui prevalgono alimenti di origine vegetale, prodotti a base di farine integrali o poco raffinate e in genere di alimenti poco lavorati, è seguita ormai da solo 1 italiano su cinque.
 
E questo, secondo gli epidemiologi sta comportando il fatto che il 40% di tutto il carico di malattia degli italiani, cioè delle morti e malattie precoci, è attribuibile all’alimentazione. A una cattiva alimentazione.
 
Una maggiore adesione alla dieta mediterranea, invece, con la riduzione dei consumi di alimenti di origine animale, in particolare di carni rosse e di alimenti ad elevata densità energetica, incluse le bevande zuccherate, sarebbe in grado di dimezzare il rischio di eventi cardiovascolari e di ridurre il rischio di tutti i tumori, in particolare di quelli del colon-retto.
 
Tanto più, ricordano gli esperti dell’Aie, che i benefici della dieta mediterranea non si riscontrano solo nei soggetti sani. “Sapevamo già che la qualità di vita e la sopravvivenza migliorano nei portatori di malattie cardiovascolari che seguono questo regime alimentare – dicono gli epidemiologi -. Oggi esistono prove che ciò avvenga anche per i malati di tumore, per i quali si riduce il rischio di recidive e metastasi”.
Gli interventi per migliorare la dieta degli italiani e renderla più simile a quella mediterranea sono quindi una priorità del sistema sanitario italiano secondo l’Aie.
 
Ma non basta. Gli epidemiologi italiani sono infatti unanimi nel ritenere che per l’emergenza delle malattie croniche e dell’obesità gli interventi di prevenzione messi in campo ad oggi non sono sufficienti, ma devono essere utilizzati gli strumenti normativi più efficaci, come ad esempio la tassazione delle bevande ad alto contenuto di zuccheri, le normative che spingano l’industria a ridurre il contenuto di zucchero e di sale degli alimenti industriali, e le regolamentazioni che cerchino di riallineare gli interessi dell’industria e dei cittadini con gli obiettivi di salute pubblica.
 
Al congresso sono state presentante anche le più recenti ricerche sulle attività di prevenzione: solo una piccola parte della popolazione italiana è stata recentemente bersaglio di attività di prevenzione per il miglioramento della dieta. Non più del 4% degli studenti ha ricevuto un intervento per promuovere una dieta corretta.

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