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2000
2006
2013
15,1
15,2
14,0
16,4
15,4
11,9
13,8
15,6
2010
15,8
16,1
15,8
17,2
16,4
16,5
11,0
16,4
19,5
2012
14,5
19,0
20,1
19,6
20,2
2012
17,8
20,2
20,8
15,4
20,8
22,2
19,7
22,8
23,0
22,5
2001
26,0
25,2
20,3
24,4
25,8
12,9
18,4
26,1
20,9
26,2
26,2
2011
19,9
24,3
26,8
20,3
24,5
27,6
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28,8
14,6
20,9
30,7
20,9
27,8
30,9
23,5
31,2
32,1
2012
23,0
31,0
32,5
24,6
2002
30,2
32,5
2008
19,2
34,6
27,7
34,7
35,0
28,3
35,3
2012
33,6
2001
35,1
36,0
2012
35,3
2001
39,5
36,1
30,6
44,7
2012
28,8
34,3
45,2
29,3
50,4
20,3
24,5
27,6
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25 OTTOBRE 2015
Cesarei. L’allarme Ocse: “Dal 2000 cresciuti dell'8%. Vi si fa ricorso quasi nel 30% dei parti”. Italia al 4° posto. Ma con plauso: “Paese è riuscito a fermare trend in crescita”
L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico: “Dal 20% del 2000 si è arrivati al 28% del 2013. Quando non serve il taglio cesareo comporta più rischi, complicazioni e costi”. In Turchia, Messico e Cile un parto su due col cesareo. Italia quarta con un tasso del 36,1% ma in un decennio crescita è stata nulla.
I tassi di taglio cesareo sono aumentati nella maggior parte dei paesi OCSE. Dal 20% del 2000 si è arrivati al 28% del 2013. È la stessa Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ad evidenziarlo in uno suo focus in cui ricorda come il “taglio cesareo non medicalmente necessario comporta un più alto rischio di mortalità materna, un aumento della morbilità materna e infantile, maggiori complicazioni per eventuali gravidanze successive e costi più elevati”.
“La crescita – specifica il Focus - è stata particolarmente forte nei paesi a medio reddito come la Turchia (50,2%), il Messico (45,2%) e il Cile (44,7%)” dove in un decennio si è assistito ad una crescita a doppia cifra. Numeri che risultano essere superiori anche di tre volte a quello di paesi come l’Islanda, che guida la classifica con il 15,2%, seguita da Israele (15,4%), Paesi Bassi (15,6%) e Finlandia (15,8%).
In generale si assiste ad un incremento della percentuale di ricorso al taglio cesareo in tutti i 32 paesi sotto esame anche se ci sono alcune eccezioni. Nonostante un cattivo posizionamento (l’Italia è al 4° posto con 36,1%) l’Ocse rivolge infatti una particolare menzione al nostro Paese che “fornisce un esempio di un paese che è stato in grado di invertire la tendenza precedente che aveva visto un rialzo dei tassi”. L’Organizzazione ricorda però che “c'è ancora spazio per un'ulteriore riduzione in particolare in quelle regioni italiane dove il tasso rimane molto alto”.
Numero parti cesarei per 100 bambini nati vivi. Anni 2000, 2006, 2013
Increasing caesarean section rates, 2000 to 2013 (or nearest years)
Per 100 live births
Iceland
Israel
Netherlands
Finland
Sweden
Norway
Slovenia
Estonia
Belgium
France
Denmark
United Kingdom
Spain
New Zealand
Czech Republic
Canada
Luxembourg
OECD32
Ireland
Austria
Slovak Rep.
Germany
Australia
United States
Switzerland
Poland
Portugal
Hungary
Korea
Italy
Chile
Mexico
Turkey
OECD32
Source: OECD Health Statistics 2015.
Luciano Fassari
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