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Martedì 20 OTTOBRE 2015
Stabilità. Preiti (Cgil Medici): “Il Sistema sanitario nazionale verso il triangolo delle Bermuda”
Il Ssn è trascinato laddove si sparisce senza sapere perché. Due evidenze sembrano indiscutibili: 111 mld sono pochi. E niente garantisce che saranno più efficacemente utilizzati. Il sistema avrebbe bisogno di essere radicalmente riformato nella sua governance, nei meccanismi di gestione e controllo, nell'organizzazione, nella capitalizzazione del lavoro. Investire in sanità conviene: 1 euro speso produce 1,7 euro di Pil. Ma servirebbe una politca seria.
Tra i tagli degli ultimi anni, l'autoreferenza delle Regioni e la continua mortificazione di chi in sanità ci lavora, il Ssn è trascinato nel triangolo delle Bermuda, dove si sparisce senza sapere perché. Ministro e Regioni hanno messo in scena il consueto gioco delle parti. Uno vuole un po' di soldi per la finanza pubblica, l'altro non ha problemi a darglieli, a condizione di non toccare la gestione della montagna di soldi che restano. Erano assenti i legali rappresentanti del Ssn, cittadini e operatori. E naturalmente hanno avuto la peggio. Ma non è finita, ora si lavora per scaricargli anche la responsabilità.
Il Decreto sull'appropriatezza è l'emblema della politica sanitaria di questo Paese: del tutto inefficace ed inutile dal punto di vista dei suoi contenuti, come conferma lo stesso Ministro (si potrà prescrivere tutto come prima, solo pochissimi medici saranno puniti in casi eclatanti, e già si poteva fare ..). Serve solo a confondere le acque e a proseguire nello sviluppo di una campagna intimidatoria e denigratoria verso i medici.
L'obiettivo è confermato dal Ministro nelle sue ultime dichiarazioni a Radio 24 del 19 ottobre. Con una incredibile mistificazione addossa la responsabilità delle liste d'attesa per ben il 90% all'eccesso di esami inappropriati e quindi ai medici, che arriverebbero anche a favorire il privato. Proprio loro che sono (quasi sempre) in rapporto esclusivo con il Ssn ma non decidono nulla. E con una “brillante” sintesi colloca sui medici anche la responsabilità di sprechi stratosferici. Tutto ciò spiana la strada, fra l'altro, al falso rinnovo del contratto con “ben” 5 euro lordi al mese… ma solo ai migliori.
Insomma lavorare per la sanità pubblica è diventato un crimine.
Inutile allora distrarsi sul punto se le risorse aumentino o diminuiscano. Come diceva Mao, una salita vista dall'alto è una discesa. Due evidenze sembrano indiscutibili: 111 mld sono pochi, notoriamente ben al di sotto (in % di Pil) dei maggiori paesi europei. E se l'Italia ne spreca 30, a sentire il Ministro, chissà quanto sprecano Inghilterra, Germania, Norvegia, Svezia, Francia, che spendono molto di più. In secondo luogo, niente garantisce che saranno più efficacemente utilizzati. Il Ministro non “ricorda” i Patti (salute) e le Leggi (215/2015) che firma. Esistono troppi punti critici nell'attuale sistema di gestione regionale, vedi l'ultimo esempio della Regione Lombardia. E ci dobbiamo pure sorbire gli strilli di Zaia, già vicepresidente di Galan e del “sistema Project”.
L'esperienza insegna che le difficoltà tendono ad essere trasferite sui servizi, sulle prestazioni e sulle condizioni di lavoro degli operatori, lasciando gli sprechi invariati. Il sistema avrebbe bisogno di essere radicalmente riformato nella sua governance, nei suoi meccanismi di gestione e controllo, nella sua organizzazione, nella capitalizzazione del lavoro.
Investire in sanità conviene: 1 euro speso produce 1,7 euro di Pil. Si potrebbe fare della sanità un punto di forza, un volano di sviluppo per il nostro Paese. Ma servirebbe una politica seria. In sanità bisognerebbe urgentemente “cambiareverso”.
Nicola Preiti
Responsabile nazionale medicina convenzionata Fp Cgil Medici
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