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Martedì 15 SETTEMBRE 2015
Dpcm precari. Smi: “Con decreto risposte insufficienti. Servono politiche strutturali”. Il 17/9 il workshop a Roma
E per trovare nuove soluzioni i camici bianchi Smi hanno organizzato il prossimo 17 settembre a Roma il workshop ‘Sanità pubblica, mai più precari’. “Dopo il DPCM è giunto il momento delle soluzioni politiche strutturali, anche perché molti professionisti stanno andando a lavorare all’estero”.
“Le risposte del Dpcm del 6 marzo 2015 sono insufficienti per quel che concerne il precariato dei medici. Si calcola che siano oltre seimila i medici che hanno un contratto a tempo determinato nonché altri seimila già specializzati con contratti atipici”. È quanto denuncia lo Smi secondo cui “molti di questi professionisti cercano soluzioni lavorative all’estero: circa 2400 a tutt’oggi hanno trovato occupazione stabile in altri Paesi dell'Unione Europea con una perdita evidente di risorse umane ed economiche per lo Stato Italiano, che per ciascun medico ha investito, a partire dalla sua formazione, circa 150.000 euro tra costi diretti e indiretti”. “L’emanazione del DPCM - dichiara lo Smi - apre una nuova prospettiva e contribuisce sicuramente a ridurre i numeri della precarietà. Ma non basta, servono soluzioni politiche strutturali”.
Queste le ragioni per cui il Sindacato ha deciso di organizzare un workshop ad hoc per il prossimo 17 settembre al Capranichetta (piazza Montecitorio) di Roma, dal titolo “Sanità pubblica, mai più precari. Dopo il DPCM è giunto il momento delle soluzioni politiche strutturali”. Il laboratorio si pone l’obiettivo di affrontare le cause del fenomeno, valutare lo stato di attuazione del DPCM, individuare possibili cambiamenti nel percorso formativo, nella riorganizzazione delle strutture sanitarie, anche attraverso una legislazione, che riconduca entro ambiti di documentato fabbisogno, l'utilizzo di personale medico a tempo determinato e a rapporto atipico nel Ssn.
“Ciò anche al fine di disincentivare - conclude il Sindacato - il legittimo ricorso alle vie giudiziarie di chi, in anni di precariato, si è visto negare diritti giuridici ed economici, come ha ammonito recentemente la Corte di Giustizia Europea”.
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