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Giovedì 27 AGOSTO 2015
Gioco al ribasso per la sanità. E la Campania è in pole position



Gentile Direttore,
nel suo editoriale di ieri ha chiarito, in modo incontrovertibile, le motivazioni che sono alla base dei prossimi tagli a carico del SSN, tagli che saranno definiti con la prossima Legge di stabilità e che, anche a mio parere, decreteranno l'insostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale.
 
Appare evidente, infatti, che la prossima manovra finanziaria sarà una sorta di "partita di giro" dove, da un lato gli italiani non pagheranno più Tasi ed Imu sulla prima casa ma, dall'altro, certamente saranno gravati di gran parte dei costi della sanità aumentando, in modo esponenziale, le prestazioni in “out of pocket” con necessità di ricorrere ai fondi sanitari integrativi o alla spesa privata. Chi può ovviamente! Una scelta politica che mette in crisi il modello stesso di salute italiano tra i migliori al mondo proprio perché ispirato ai principi di universalità di accesso e di uguaglianza del cittadino rispetto al bene primario della salute come sancito dall’articolo 32 della Costituzione. 
 
Ma la vera preoccupazione, in un contesto economico sempre più depresso, sarà la qualità delle prestazioni che inciderà sull'aspettativa di vita. La necessità di sviluppare adeguati piani di prevenzione, la possibilità o meno di curarsi, sia a livello territoriale sia negli ospedali, sarà messa progressivamente in crisi come ci insegna il percorso che ha scandito il pareggio di bilancio di tante regioni in Piano di rientro tra cui la Campania.
 
Del resto quanto sostiene Cottarelli, in tema di disparità tra regioni, è facilmente documentabile se si incrociano i Conti economici delle singole aziende o regioni con alcuni dati ISTAT e dal momento che lei nel suo editoriale cita la Campania sento la necessità di aggiungere ulteriori dati a sostegno della Sua tesi.
L'ex Governatore Caldoro sostiene che "nel seguire le disposizioni del Governo (Mef) la Regione ha dimostrato di essere la più virtuosa delle regioni che hanno attinto al dl/35 pagando i vecchi debiti alle imprese senza aumentare le tasse per trovare le coperture".
 
Ma tutto questo a che prezzo? L'incrocio tra i modelli CE ed alcuni dati ISTAT riferiti al periodo 2011-2012 ed alle  regioni più grandi, quali Campania, Puglia, Lazio, Lombardia, Sicilia, Veneto, Marche, Piemonte e Toscana, dimostrano che nel 2011, per ogni cittadino campano, la spesa pro capite del personale del SSR è stata di € 490,19 rispetto ad un range compreso tra € 490,19 e € 685,37. Per i per beni sanitari la spesa per cittadino è stata di € 199,79, rispetto ad un range compreso tra € 196,81 ed € 312,52. Per i presidi sanitari € 63,86 rispetto ad un range compreso tra € 63,86 ed € 123,95; infine, per l'acquisto di servizi la spesa è stata di € 887,96 rispetto ad un range compreso tra € 780,86 ed € 1.143,92.
 
Come vede la spesa sanitaria della Regione Campania è costantemente verso la parte più bassa, se non talvolta la più bassa, tra i vari range e forse non è un caso che la stessa regione vanta la più bassa aspettativa di vita, sia alla nascita (78,1 anni maschi e 83,0 femmine) che a 65 anni (17,4 M e 20.7 F).
 
D’altro canto l'ISTAT evidenzia anche come in Campania vi è la più bassa percentuale di posti letto pubblici per 1000 abitanti. Inoltre nel 2012 solo 102 anziani (che sono il principale se non l’unico parametro di correzione del riparto del fondo sanitario nazionale penalizzando la Campania che ha la più alta natalità)  sono stati assistiti in ambito residenziale e semiresidenziale rispetto ad una media nazionale di 2.118 (fonte Ministero Salute). Vogliamo parlare dei disabili fisici? In questo caso vi è un tasso di assistenza di 5,4 per 1000 abitanti rispetto ad una media di 28,1 ed i casi trattati in assistenza domiciliare sono 643 rispetto ad una media nazionale di 1.062. E se per l’assistenza ospedaliera resta l’elevata mobilità passiva ciò è proprio in virtù dell’attuale offerta sanitaria in regioni come la Campania penalizzata due volte, dal riparto iniquo e dal Piano di rientro scaturito dalla sottostima del fabbisogno.
 
Non è, naturalmente un problema solo della Campania ma vi è il concreto rischio di avventurarsi in questo pericoloso "gioco al ribasso" che presto interesserà anche i cittadini che risiedono nelle cosiddette regioni "virtuose".  Quindi, come giustamente lei dice: “non raccontiamo balle agli italiani”.
 
Dott. Antonio De Falco
Segretario Regionale CIMO Campania 

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