quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Lunedì 10 AGOSTO 2015
Lombardia. L’osteopatia all’interno della riforma della sanità. Roi: “Bene riconoscimento come professione sanitaria”
L’osteopatia, osserva la Roi, "viene contemplata al di fuori del contesto delle Medicine non convenzionali, in linea con il percorso di riconoscimento intrapreso dallo stesso Ministero della Salute". Per il consigliere Angelo Capelli: “Il riconoscimento sarà possibile solo attraverso una formazione universitaria. Pertanto, auspico un maggior coinvolgimento dell’università per la formazione in osteopatia”.
"Lo scorso 6 agosto, in Regione Lombardia, è stata approvata la riforma sanità, al cui interno compare l’osteopatia, fuori dal contesto delle Medicine Non Convenzionali, per la quale è richiesta un’alta qualità della formazione, in linea con il percorso di riconoscimento dell’osteopatia stessa, come professione sanitaria autonoma, intrapreso dal Ministero della Salute". In una nota il Roi (Registro degli Osteopati d'Italia) accoglie con favore le novità apportate nella riforma lombarda. Il testo del provvedimento non è stato ancora reso pubblico dal Consiglio, ma la Roi osserva che, "Come cita il PDL 228, all’art. 18 comma 3-D, 'la Regione, nell’ambito delle proprie competenze e funzioni, valorizza le Professioni Sanitarie nella rete del Sistema Socio Sanitario Lombardo, senza incremento di spesa sul bilancio regionale, in funzione dell’evoluzione normativa e delle prassi nazionali ed europee, con particolare riferimento all’attività dell’osteopata, favorendo in particolare, limitatamente alla competenza regionale in materia, l’innalzamento della qualità della formazione”.
"Con questo riferimento - prosegue la Roi - la stessa Regione Lombardia, attraverso il lavoro dei consiglieri regionali Fabio Rizzi e Angelo Capelli, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della III Commissione Sanità di Regione Lombardia, autori e relatori del progetto di legge 'Evoluzione del sistema socio sanitario lombardo' (PDL 228) e firmatari dell’emendamento (art.18 coma 3-D), richiede per l'osteopatia 'una formazione di qualità, secondo le direttive europee dell’OMS e della norma CEN, approvata lo scorso marzo dall’Unione Europea, in linea e a sostegno del percorso intrapreso dal Ministro della Salute, che inquadra l'osteopatia fra le professioni sanitarie con una formazione universitaria".
La Roi riporta dunque alcune dichiarazioni del consigliere Angelo Capelli: “Durante la stesura della riforma, alcune forze politiche hanno richiesto l’inserimento dell’osteopatia all’interno delle medicine non convenzionali, ma in virtù del lavoro che sta portando avanti il Ministero della Salute, ho ritenuto fondamentale distinguerla dalle MNC, in quanto le competenze dell’osteopata richiedono una formazione che vada oltre alla formazione professionale, di competenza regionale, e che rispecchi l’evoluzione della disciplina che vede l’osteopatia orientata con un pieno riconoscimento come professione sanitaria, percorso possibile solo attraverso una formazione universitaria. Pertanto, auspico un maggior coinvolgimento dell’università per la formazione in osteopatia, nell’ambito delle competenze regionali, motivo per cui è stata distinta dalle Medicine Non Convenzionali”.
Il Presidente del Roi Paola Sciomachen, "a nome degli osteopati italiani, ringrazia i consiglieri regionali Fabio Rizzi e Angelo Capelli, per lo stimolo che la Regione Lombardia ha inteso dare al percorso di riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria".
© RIPRODUZIONE RISERVATA