quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Venerdì 24 LUGLIO 2015
Sicilia. Crocetta: “Non mi dimetto. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi”
Il presidente della Sicilia è intervenuto in Consiglio Regionale per rispondere delle intercettazioni pubblicate dall’Espresso. Sulle nomine in sanità: “Mai effettuate sulla base di alcuna sollecitazione”. E invita a valutare la richiesta di risarcimento da parte della Regione. "Basta infangare la Sicilia". IL RESOCONTO INTEGRALE DELLA SEDUTA
Non si dimetterà Rosario Crocetta. Il presidente della Regione Siciliana lo ha annunciato ieri in Assemblea Regionale, dove è stato chiamato a rispondere delle accuse lanciate dall’Espresso riguardo ad alcune intercettazioni telefoniche tra Crocetta e l’ex primario di chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, Matteo Tutino, nelle quali si sarebbe parlato anche di far fare all’assessore alla Sanità Lucia Borsellino “la stessa fine del padrea”, Paolo Borsellino, il giudice ucciso dalla mafia nel 1992. “Dopo lo sconforto, ho capito che il mio silenzio e le mi eventuali dimissioni venivano interpretate come segno di ammissione di colpa”, ha detto Crocetta nel suo intervento.
“Sono stati giorni di dolore e di pianto, persino incontenibile, nel momento in cui potevo essere visto da un ignaro lettore o ascoltatore di Milano persino come complice silente di un attentato a un componente della famiglia Borsellino”, ha detto ancora Crocetta. “L’orrore di quella montagna di fango mi urlava dentro il cuore, la testa, paralizzando la mia voce, contribuendo così ad amplificare gli attacchi unilaterali di alcuni disinformati e di altri che, opportunisticamente mettevano il dito nella piaga, pensando che per ragioni politiche si potesse uccidere un uomo, attentare alle istituzioni democratiche di un paese”.
“Ho deciso – ha proseguito il presidente siciliano - di riprendermi il diritto alla parola per contribuire alla ricerca della verità e mi sono messo al lavoro, poiché questo è il ruolo di un uomo delle istituzioni, che non si può fare abbattere neppure dinanzi alle infamie più terribili e agli attacchi più violenti e strumentali, mi sono rifiutato di offrire le carni in pasto a famelici e rapaci carnefici. Sono certo che tutto questo passerà alla storia come una storia infame, la vicenda di poteri occulti che minacciano la democrazia e di una parte della politica che non riesce a difendere gli uomini delle istituzioni anche laddove essi non siano responsabili dei fatti per i quali li si accusa”, ha aggiunto Crocetta, secondo il quale “I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi”.
Passando alla gestione della sanità, Crocetta ha affermato che “i manager della sanità sono stati selezionati da una commissione composta da un magistrato, da un rappresentante dell’AGENAS e da un professore della Normale di Pisa che ha selezionato una lista ristrettissima di poche decine di persone. La legge ci dava un’ampia possibilità di scelta ed era parere persino del Parlamento di potere nominare scegliendo dentro la lista di centinaia di persone. Non l’abbiamo fatto. Le nomine definitive sono state il frutto di criteri molto rigidi e di un’istruttoria della segreteria tecnica dell’assessorato alla salute che aggiungeva ulteriori limitazioni alla nostra possibilità discrezionale consentita dalla legge. Gli incarichi sanitari sono incarichi fiduciari e potevamo scegliere chiunque all’interno di una lista di trecento persone. Non l’abbiamo fatto. E qualche amico mio escluso c’era pure”.
“Né io né la Borsellino – ha ribadito Crocetta - abbiamo effettuato nomine sulla base di alcuna sollecitazione. Tant’è che insieme abbiamo convocato tutti i manager dicendo che probabilmente in tanti si sarebbero potuti accreditare come ispiratori della loro designazione, ma che dovevano soltanto ai loro titoli le loro nomine e che nelle nomine dei direttori amministrativi e sanitari dovevano procedere immediatamente in assoluta autonomia, escludendo tutti coloro che avevano persino un avviso di garanzia; e giusto per citare un noto fatto di cronaca, Sampieri l’avviso di garanzia ce l’aveva, e quindi non poteva entrare sulla base del deliberato dei nostri criteri”.
“In qualche caso – ha proseguito - abbiamo trovato inopportuna qualche nomina a direttore di ex manager, perché trovavamo assurdo che uno che avesse fatto il manager di un’azienda fosse nominato, ed è accaduto, direttore amministrativo, perché era in contrasto con la decisione del Governo - mia e di Lucia – di non confermare coloro che avevano avuto precedenti incarichi. Probabilmente ingiustizialista, irrazionale, però qua ci si accusa esattamente del contrario, questo è il tema da parte del ‘gossip’ diffuso. Perché ritenevamo che il manager Ficarra non potesse rispondere assolutamente ad una segnalazione di Sampieri, né che lo stesso manager si fosse rivolto a quest’ultimo lo certifica ampiamente il fatto che Ficarra aveva avuto contro Sampieri ben due procedimenti giudiziari indetti dal Ficarra, vinti entrambi presso il tribunale di Gela, quindi non penso che i rapporti di uno che fa condannare un altro siano così buoni, magari facendo risarcire poi il danno. Testimonianza netta del fatto che i rapporti non fossero così amicali. “Lo stesso giorno del primo avviso di garanzia Sampieri, su mia richiesta, si dimise da Commissario di Villa Sofia e non fu mai proposto nella nomina dei possibili manager, nonostante nella graduatoria della Commissione fosse valutato il primo, cioè quello che aveva la più alta valutazione, per un avviso di garanzia. E così è stato per lui come per tutti gli altri. Ritengo, anzi, il fatto che fosse in amicizia con me una ragione in più per escluderlo”.
Riguardo a Tutino, ecco cosa ha detto Crocetta all’Assemblea legislativa Siciliana: “Lo frequentavo esclusivamente quasi ogni 15 giorni nel suo studio medico, dove venivo accompagnato dalla mia scorta e la scorta rimaneva nello studio. Tutto è chiaro, conversazioni e quant’altro. Nello studio con me salivano sempre, appunto, gli uomini della scorta. A casa mia esiste un sistema di video vigilanza collegata con la Questura sia a Tusa che a Gela, Messina e Caltanissetta. Ci sono sempre i militari o i carabinieri o la polizia che registrano tutti coloro che vengono a casa mia, quindi, fantasie sulla mia vita privata giorno e notte non se ne possono fare. In vacanza ci vado con la scorta e non vengo lasciato solo mai in queste circostanze. Nessuna vita può essere più chiara della mia e nessuna vita può essere infangata, salvo poi a pagare con i risarcimenti, con gossip o altro, perché tutto, ogni secondo della mia vita, è documentato, con prove, di rapporti di polizia e con videoregistrazioni”.
“Io non mi dimetto, è inaccettabile che io mi possa dimettere sulla base di motivazioni inesistenti”, ha ribadito in conclusione Crocetta, secondo il quale “in questa circostanza occorre valutare anche la possibilità di un’azione risarcitoria, per miliardi di euro, da parte della Regione Siciliana per i danni che sono stati creati per l’annuncio di una vicenda inesistente, perché questo crea ostilità, diffidenza negli operatori, nell’imprenditoria, crea una possibile dinamica di abbassamento del rating e, quindi, crea danni incalcolabili e, pertanto, credo che occorra persino farlo per fare smettere, ai tanti nemici della Sicilia, di infangare continuamente questa nostra Terra”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA