quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 24 FEBBRAIO 2011
Terapia del dolore: continuano gli incontri Change Pain

Il programma internazionale di educazione e sensibilizzazione al trattamento del dolore cronico questa volta fa tappa a Perugia.

La Legge 38 del 2010 ha cambiato drasticamente il trattamento del dolore in Italia, ma per poter garantire piena attuazione alla nuova normativa è essenziale il contributo dei medici e un vero e proprio cambiamento culturale.
Da questa esigenza è nato Change Pain, un programma internazionale di educazione e sensibilizzazione co-promosso da EFIC (Federazione europea della associazioni scientifiche che si occupano di cura del dolore) e da Grünenthal. Diverse le città toccate finora dagli incontri formativi multidisciplinari rivolti a professionisti di diverse discipline (medici oncologi, anestesisti, reumatologi, geriatri, neurologi, ortopedici) e caratterizzati dall’alternarsi di lezioni frontali e workshop interattivi.
Ora è la volta di Perugia, che sabato 26 febbraio ospiterà l’incontro MAP “MAnaging Pain, Orientarsi nella Terapia del Dolore”.
“La Regione umbra ha dimostrato da tempo il suo impegno nella lotta al dolore inutile”, ha spiegato Francesco Paoletti, Direttore Struttura Complessa Anestesia e Rianimazione 1 e Medicina del Dolore, Polo unico ospedaliero-universitario S. Maria della Misericordia, Perugia. “Risale già al 2004 una delibera regionale sull’istituzione di una rete per il dolore e le cure palliative, antesignana rispetto alla Legge del marzo 2010. Oggi, ripartendo da quella delibera e in ottemperanza all’attuale Legge 38, la Regione è al lavoro per elaborare un documento sulle due reti di terapia del dolore e cure palliative”.
Il corso MAP di Perugia si colloca a sostegno della diffusione di una nuova “cultura del diritto a non soffrire”, affrontando con gli specialisti i due aspetti necessari per assicurare un’ottimale terapia del dolore: la comunicazione medico-paziente e il percorso diagnostico-terapeutico. L’alleanza tra medico e paziente è vitale perché il dolore è esso stesso malattia e, come tale, porta con sé un pesante carico di timori e preoccupazioni. “Un problema importante che abbiamo, in oncologia ma spesso anche nel dolore cronico non oncologico, è la comunicazione della verità, che non si deve limitare alla fredda esposizione della diagnosi, ma deve approfondire la prognosi, l’evoluzione della malattia, i possibili sviluppi e su questo dobbiamo ancora lavorare”, ha commentato Fabio Conforti, responsabile Servizio Aziendale Cure Palliative/Hospice ASL 3 dell’Umbria. “Basti pensare che meno di un quinto dei malati che arrivano in hospice è informato sulla prognosi negativa della propria malattia”.
Ai partecipanti al corso saranno fornite le basi per poter costruire una relazione empatica con il paziente ma anche per potersi orientare correttamente tra le diverse opzioni terapeutiche oggi disponibili, passando attraverso un impiego più appropriato di farmaci oppioidi, in Italia ancora sottoutilizzati. “Il consumo di oppiacei in un Paese è considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità un indicatore piuttosto fedele dell’attenzione che quella nazione ha nei confronti dei pazienti affetti da dolore”, ha aggiunto Conforti. “Siccome questi farmaci continuano a essere i più efficaci nella cura del dolore cronico, un loro scarso utilizzo è la misura di una bassa attenzione nei confronti del dolore del malato. Spesso poi si vedono terapie irrazionali, come l’uso cronico dei FANS, l’associazione di più FANS o il non utilizzo degli oppioidi a rapida azione, in presenza di dolore episodico intenso. Oltre allo scarso impiego di oppiacei, in Italia si verifica spesso anche un loro utilizzo non corretto”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA