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Giovedì 09 LUGLIO 2015
Bpco: Tac e Rmn utili nella diagnosi della malattia
La risonanza magnetica e la tomografia computerizzata potrebbero infatti aiutare a ‘fotografare’ i sintomi del paziente affetto da Bpco, spesso diagnosticata tramite spirometria. In particolare, le immagini del polmone potrebbero essere utili nel caso di una malattia di grado leggero, in cui il parametro FEV1 (‘volume espirato forzato in un secondo’) è lievemente anomalo
L'imaging a risonanza magnetica MRI e la tomografia computerizzata TC potrebbero rappresentare una importante fonte di informazione sui sintomi e sull’idoneità a svolgere esercizio fisico in persone con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) da lieve a moderata. È quanto afferma uno studio scientifico condotto dalla Radiological Society of North America insieme ad altri Istituti. I risultati della ricerca sono pubblicati* su Radiology.
L’imaging, che comprende tutte le tecniche di generazione delle immagini, è sempre più utilizzato per indagini diagnostiche e non solo, ed oggi i ricercatori hanno messo a fuoco le potenzialità di due di queste tecniche (la MRI e la TC) nel permettere la visualizzazione dei polmoni e dei sintomi della Bpco.
La broncopneumopatia cronica ostruttiva è una patologia progressiva dei polmoni che colpisce circa 65 milioni di persone al mondo, in base ai dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La patologia può comprendere diverse problematiche, tra cui enfisema, danni alle sacche polmonari che contengono l’aria che impediscono al paziente di introdurre la necessaria quantità di ossigeno nei polmoni, soprattutto durante lo svolgimento di esercizio fisico. Esistono diversi step per mitigare i sintomi, tuttavia i ricercatori sottolineano che l’enfisema rimane ancora non riconosciuto a sufficienza quale causa della Bpco.
La diagnosi di questa malattia si basa spesso sulla spirometria, un esame della funzione polmonare in cui il paziente espira aria che viene poi raccolta in un tubo collegato ad una macchina; in particolare, questo test fornisce una misura del ‘volume espirato forzato in un secondo’ (un parametro definito dalla sigla FEV1, che indica il volume massimo espulso durante il primo secondo di un’espirazione forzata). Tale parametro però non permette di ‘fotografare’ il quadro completo dei polmoni, spiegano i ricercatori, che invece può essere meglio rappresentato attraverso le immagini.
“La BPCO è una malattia molto eterogenea”, ha affermato Grace Parraga, coautrice dello studio, Ph.D., del Robarts Research Institute di Londra, Ontario, Canada. “I pazienti sono classificati in base alla spirometria, ma i pazienti che emettono lo stesso flusso d'aria possono manifestare avere diversi sintomi e variazioni significative nella regolarità delle attività che riescono a svolgere, come camminare verso la propria auto o salire le scale in casa”.
I ricercatori hanno effettuato analisi di tomografia computerizzata convenzionale e imaging a risonanza magnetica dopo inalazione di gas nobili (una tecnica per visualizzare la distribuzione dell’aria nei polmoni) in 116 pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva, di cui 80 con una patologia di grado lieve. Inoltre, è stata testata la funzionalità polmonare e sono stati effettuati questionari sulla qualità di vita dei pazienti; i partecipanti, poi, hanno svolto una camminata di sei minuti per verificare la loro resistenza fisica in un breve periodo di tempo.
In base ai risultati, nei pazienti con un parametro FEV1 (misurabile tramite spirometria) lievemente anomalo, le misurazioni tramite imaging a risonanza magnetica dell’enfisema risultavano fortemente correlate con le limitazioni nello svolgimento dello sforzo fisico, mentre le misurazioni dell’enfisema attraverso la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica hanno aiutato a spiegare i sintomi dei pazienti. Secondo i ricercatori, questi risultati sono importanti per i pazienti con una lieve Bpco che presentano un parametro FEV1 anomalo.
“Il FEV1 non racconta tutta la storia", spiega Parraga. "Con l'imaging del polmone, possiamo studiare i pazienti con malattia lieve molto più attentamente e cambiare il trattamento, se necessario”.
“In Canada, un letto ospedaliero su quattro è occupato da un paziente con BPCO e molti di loro ritornano in ospedale perché hanno ricevuto un trattamento ottimale", prosegue Parraga. "Il nostro studio dimostra che quando i sintomi della broncopneumopatia cronica ostruttiva e le limitazioni nello sforzo fisico sono discordanti con il valore del parametro FEV1, dovremmo considerare la possibilità di utilizzare immagini del polmone per fornire una comprensione più profonda della malattia del paziente e per contribuire al miglioramento della sua qualità di vita”.
Il gruppo di ricerca ha pianificato ulteriori ricerche per comprendere se l’imaging può aiutare a spiegare i sintomi e favorire il controllo della patologia in pazienti con asma, un'altra forma polmonare piuttosto diffusa, e la fibrosi cistica, una rara malattia ereditaria che colpisce principalmente i polmoni e l’apparato digerente.
Viola Rita
*Grace Parraga, Ph.D et al. COPD: Do Imaging Measurements of Emphysema and Airways Disease Explain Symptoms and Exercise Capacity? Radiology, July 2015
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