quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Giovedì 07 MAGGIO 2015
Sciopero medici. Onotri (Smi): “Non si può aderire. Non ricompatta categoria e non è in difesa del Ssn”
Gentile direttore,
il suo endorsement, come prevedibile, ha aperto un ginepraio. Una premessa: la situazione della sanità è pessima, come quella della scuola, non c'è dubbio, ma per questa ragione dovremmo firmare un assegno in bianco proprio a quel sindacato che crediamo sia una delle concause di questa situazione (non l'unica, nessuno lo pensa), con il suo eccessivo collateralismo con i governi di turno, nazionali e regionali, di destra o di sinistra.
Certo, è vero che il sindacalismo medico, in generale, sconta un ritardo storico. Ma a chi oggi chiama allo sciopero è sufficiente ricordare che lo Smi non ha sottoscritto la convenzione attuale (se non per motivi tecnici legati alla rappresentatività regionale) proprio per le ragioni per quali la Fimmg chiama oggi allo sciopero e che la 'nuova' convenzione non risolverebbe affatto, visti gli angusti limiti normativi all'interno dei quali è costretta a muoversi. Non si può certo aderire ad uno sciopero che non ricompatta la categoria (e che non è in difesa del Ssn) solo per strappare piccoli privilegi all'interno di un nuovo accordo le cui premesse sono già superate dalla storia.
Ma non vogliamo in questa sede dilungarci, anzi andiamo al merito di alcuni dei suoi rilievi critici: il nodo dell'unità. Perché non c'è? Dove è finita?
Ebbene noi non riusciamo a raggiungere questo obiettivo, nonostante continui appelli in tal senso, per esempio una telefonata prima di proclamare lo sciopero, anche solo una telefonata, per cominciare a parlare, non c’è stata! Magari come direttore di una riconosciuta testata, potrebbe contribuire a sanare questa ferita, magari organizzando una tavola rotonda e mettendo a confronto i protagonisti di questa polemica.
Così, si potranno comprendere le ragioni di questa nuova “Armata Brancaleone”, come appare in questi giorni l'arco sindacale convenzionato: sia quelle del sì, reiteratamente rappresentate, sia quelle del no, che ci sono e sono oltremodo motivate.
Gentile direttore, non è solo una questione di vizi italiani, quelli noti: dei mille partiti o campanili che arrivano a voler scindere pure l'atomo; ma di costruire percorsi condivisi, non basati su imposizioni. Di uomini della provvidenza non ne abbiamo proprio bisogno, di dialogo sì. Quello che è appunto mancato in questi anni, di Convenzione in Convenzione, passando per trattative separate e confronti al ministero sempre ad excludendum.
Lei sa perfettamente che la Fimmg, forte del suo 60%, in questi anni ha sempre trattato con sufficienza quelli che lei definisce sindacati minoritari (lo siamo, per carità), con un logica di fondo: giammai disturbare il manovratore. Ed ora, senza neanche voler analizzare come, e perché, siamo arrivati fin qua, in questo vicolo cieco: e dovremmo metterci tutti in fila per due, zitti e obbedienti ?
La democrazia è una pratica che si cura e si alimenta ogni giorno, come una pianta.
Quelli del no, con le nostre differenze, è chiaro, siamo il restante 40% dei sindacalizzati, che seppur divisi, rimangono il 40%, non una cifra da schedina del totocalcio.
Di fare una protesta che non ha una piattaforma rivendicativa, appunto unitaria e chiara, con dei punti di richiesta e di proposta, che non sappiamo dove ci porterà, anzi che sappiamo che ci condurrà a un accordo a perdere a livello economico, sinceramente sembra un po' di corto respiro e produce maggior rabbia guardando quanto stanzia lo stato in altri settori, come lei correttamente evidenzia.
Tutto va male, figuriamoci se non siamo d'accordo con lei, ma perché da anni perdiamo terreno si comprimono diritti, si mortificano i medici e il Ssn?
Ma scioperiamo per queste ragioni e per le altre che lei ha elencato? No.
La realtà è che questa sembra una protesta politica e non sindacale. Ma lei è proprio certo che questo 19 maggio “mililliano”, politico e anche di autoanalisi (appunto uno “scossone”) serva davvero...e che i medici stiano capendo per cosa dovrebbero protestare? Crediamo di no.
Infine, ripetiamo, pur sottoscrivendo il suo accorato e sincero appello alla difesa della sanità pubblica (non quella delle assicurazioni e dei mutui integrativi che in più occasioni sempre la Fimmg ha introdotto nella sua agenda politica), le diamo uno spunto ulteriore di riflessione: non le sembra che sia fin troppo italico e molto della classe politica locale, l'atteggiamento di quei leader che sbagliano (legge Balduzzi senza risorse, rivoluzione informatica brunettiana, rifondazione della medicina generale, solo per citare alcune questioni, ma possiamo inviare un libro colmo di prese di posizioni) ma non si dimettono mai.
Concludiamo: pur non condividendo nel merito la sua schierata presa di posizione, siamo sin da ora, come sempre, disponibili, a partecipare a un tavolo di confronto, anche promosso da Qs, e a illustrare le molte ipotesi di lavoro per ridare gambe, anima e cuore, alle cure primarie italiane. Ma anche per varare un calendario condiviso di proteste e un decalogo di proposte rivendicativo e concreto da presentare alla controparte pubblica, Regioni e Governo.
Ed ecco alcuni spunti, anche politici:
- modifica della legge Balduzzi, previsione di risorse adeguate (vedi Calabria e Veneto), sburocratizzazione del lavoro medico,
- potenziamento e valorizzazione dell'emergenza-urgenza e della continuità assistenziale;
- ruolo unico ma con il tempo pieno;
- sì alla medicina di gruppo e alla continuità dell'assistenza, ma con modelli funzionali alla domanda di salute, non in strutture rigide con organizzazioni verticistiche replicate dall'ospedalità, solo per dare ai soliti noti alcuni incarichi, ben pagati, come già avvenuto in passato in alcune regioni.
-Scioperi unitari a scacchiere, intanto, in tutte quelle regioni dove sono già in atto fughe in avanti a danno dei medici di medicina generale. Per esempio in Toscana.
Il 19 maggio, al momento, per noi rimane la giornata mondiale della medicina di famiglia indetta dal Wonca internazionale, un momento importante per rafforzare e valorizzare l'immagine dei medici di medicina generale e informare i cittadini. Anche questa scelta della data è quantomeno sfortunata da parte della Fimmg, perché causando disagi alla popolazione, oscura un evento che può essere importante per la categoria, sempre meno compresa dagli italiani.
Pina Onotri
Segretario Generale Smi
© RIPRODUZIONE RISERVATA