quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 07 MAGGIO 2015
Hiv. Contraccezione e sesso ancora tabù nel dialogo con il medico per donne sieropositive  

Secondo uno studio australiano, i medici parlano con le donne sieropositive della loro attività sessuale e in particolare di contraccezione in meno di un terzo dei casi. E solo nella metà dei casi è stata raccolta una documentazione sulla loro attività sessuale.

(Reuters Health) – Un nuovo studio australiano sostiene che le donne sieropositive non parlano spesso con i loro medici di salute sessuale e uso dei contraccettivi. I ricercatori della Monash University e del Monash Health di Clayton, Australia, hanno esaminato le cartelle cliniche di donne dai 16 ai 49 anni in cura per l’HIV dal 2010 al 2012 in due ospedali cittadini di Melbourne. Più dell’80% erano sottoposte a terapia antiretrovirale.

I ricercatori, che hanno analizzato le cartelle cliniche di 128 donne sieropositive, hanno evidenziato che meno di un terzo di loro ha parlato di contraccezione con il proprio medico. Lo stato di attività sessuale è stato documentato solo per metà delle donne partecipanti allo studio. Secondo un rapporto all’interno dello studio, pubblicato online sul Journal of Family Planning and Reproductive Health Care, nel mondo le percentuali di gravidanze non programmate in donne sieropositive si aggirano tra il 50% e l’84%. I dati hanno mostrato che i medici hanno parlato con le donne della loro attività sessuale nel 54% dei casi e della loro situazione sentimentale nel 76%. Circa un terzo delle donne ha parlato dell’uso dei contraccettivi.

Le donne che hanno parlato con i medici dell’attività sessuale hanno mostrato il triplo delle possibilità di usare contraccettivi rispetto alle altre. In questi colloqui non sono state considerate l’età del paziente, la storia della gravidanza e il sesso del medico.

Nel gruppo preso in esame, undici donne stavano considerando l’idea di avere un figlio o stavano cercando attivamente di concepire.La terapia antiretrovirale durante la gravidanza può ridurre a circa il 25 per cento la percentuale di trasmissione del virus dalla madre al figlio. In assenza di trattamento il tasso supera il 25%, secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli USA.

FONTE: Journal of Family Planning and Reproductive Health Care 2015

Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

© RIPRODUZIONE RISERVATA