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Martedì 05 MAGGIO 2015
Farmaci Generici. In soli 5 anni il Ssn potrebbe risparmiare più di 1 miliardo di euro. Ma devono cambiare regole del settore e abitudini prescrittive dei medici. L’indagine di Nomisma

Una ricerca condotta in collaborazione con Assogenerici che traccia tre possibili scenari di sviluppo per il settore degli equivalenti. Si passa da un turn over manifatturiero minimo di 87 milioni a uno massimo di 319. E gli occupati del settore potrebbero incrementarsi da un minimo di 4.361 unità a quasi 16mila unità in più. E anche per i cittadini ci potrebbe un risparmio di 1,4 miliardi. LO STUDIO

Il mercato dei generici rappresenta a tutt’oggi poco più del 13% della spesa farmaceutica di classe A, ma se accelerasse il passo potrebbe ingenerare un risparmio di oltre 1,1 miliardi di euro, tra il 2015 e il 2020. Ma non solo, con l’incremento dei generici si potrebbero avere importanti impatti positivi non solo sul fronte del risparmio, pubblico e privato, ma anche sul tessuto produttivo e occupazionale. E così, se i trend di acquisizione di quote di mercato e l’andamento dei prezzi dei generici in Italia si allineassero a quelli di altri grandi mercati europei, superando alcuni ostacoli specifici al mercato italiano, il turnover manifatturiero potenziale potrebbe arrivare a oltre 319 milioni di euro con 15.851 posti di lavoro addizionali.
 
Sono queste alcune delle stime emerse dallo studio realizzato da Nomisma per conto di Assogenerici, dal titolo “Il sistema dei farmaci generici in Italia. Scenari per una crescita sostenibile”, presentato oggi al Senato. L’indagine, che ha coinvolto medici, farmacisti e pazienti ha avuto come obiettivi da un lato fotografare lo stato dell’arte dei farmaci generici in Italia e dall’altro individuare gli elementi per uno sviluppo del comparto tenendo conto dell’esigenza di crescita industriale del Paese e, contemporaneamente, di razionalizzazione della spesa farmaceutica senza impattare negativamente sulla qualità delle cure.
 
Dalla fotografia scattata dall’indagine emerge che il 90% dei pazienti che ha assunto farmaci negli ultimi 12 mesi conosce i generici, e il 72% li ha utilizzati almeno una volta, ma indica anche che i medici, a causa dell’elevato numero di autorizzazioni all’immissione, continuano a seguire pattern prescrittivi consuetudinari. Insomma, secondo Nomisma, sembrerebbe esistere un “vuoto informativo” tra medico e produttori di farmaci generici che incide negativamente sulla capacità di penetrazione dei generici stessi, tanto che il mercato dei farmaci fuori brevetto è ancora oggi dominato dai farmaci “di marca”.
 
Eppure, secondo lo studio, con l’incremento dei generici si potrebbero avere importanti impatti positivi non solo sul fronte del risparmio, pubblico e privato, ma anche sul tessuto produttivo e occupazionale.
 
Risparmi attesi. In base alle stime realizzate da Nomisma – considerando che l’introduzione di un farmaco generico, porta a una riduzione del prezzo per confezione pari mediamente al 60% ad un anno dall’ingresso sul mercato - il risparmio pubblico ottenibile semplicemente grazie al processo di genericazione potrebbe essere di oltre 1,1 miliardi di euro tra il 2015 e il 2020.
 
Mentre se i pazienti sostituissero tutti i farmaci utilizzati con i rispettivi generici, al prezzo più basso, sarebbe possibile ottenere oltre 1,4 miliardi di euro di risparmi privati, a parità di confezioni vendute. Questo porterebbe inoltre ad un incremento dei consumi in altri settori dell’economia che, nell’ipotesi massima, sarebbe di circa 700 milioni di euro.
 
Impatto sul fronte produttivo e dell’occupazione. E ancora, considerando che tra il 2015 e il 2020 andranno in scadenza brevettuale prodotti che valgono a livello nazionale oltre 2,1 miliardi di euro, si potrebbero anche ipotizzare differenti scenari con esiti industriali molto differenti a seconda degli orientamenti di policy adottati.
 
Vediamo quali.
Primo scenario. In uno scenario base, senza interventi il processo di genericazione attiverebbe nel periodo 2015-2020 un turnover manifatturiero cumulato di 87 milioni di euro e produrrebbe 4.361 posti di lavoro addizionali (diretti ed indiretti).
 
Secondo scenario. Nell’ipotesi in cui, attraverso ad esempio un provvedimento di manufacturing provision che permetta alle imprese di generici di produrre anche prima della scadenza brevettuale con l’obiettivo di migliorare il time-to-market e di esportare in quei paesi in cui i brevetti sono già scaduti, il turnover manifatturiero potenziale arriverebbe a oltre 175 milioni di euro e produrrebbe 8.721 posti di lavoro addizionali.
 
Terzo scenario. In aggiunta all’ipotesi di manufacturing provision, se i trend di acquisizione di quote di mercato e andamento dei prezzi dei generici in Italia si allineassero a quelli di altri grandi mercati europei, ad esempio attraverso il superamento di alcuni ostacoli specifici al mercato italiano (quali gli elementi di patent linkage, i meccanismi di payback, i pattern prescrittivi consuetudinari), il turnover manifatturiero potenziale sarebbe di oltre 319 milioni di euro e i posti di lavoro addizionali 15.851.
 
I dati raccolti, evidenzia quindi Nomisma, hanno messo bene in luce la necessità di guardare e di programmare lo sviluppo del comparto nei prossimi anni attraverso un’ottica di politica industriale ancor prima che di spesa pubblica: “Attraverso una politica industriale mirata sarebbe infatti possibile favorire una maggiore crescita della produzione industriale farmaceutica in Italia ed in Europa, con conseguente attivazione di investimenti e occupazione, miglioramento della percezione dei generici e maggiori risparmi privati, incremento della competitività delle nostre imprese, in un contesto di sistema produttivo Italian-based, territoriale e trasparente”.
 
“Se il generico ha rappresentato un’ancora di salvezza per la sanità lo ha fatto senza esprime appieno le proprie potenzialità – ha detto  il Presidente di Assogenerici, Enrique Haussermann – ci sono ancora margini per ottenere ulteriori benefici e di questo dovrebbe tenerne conto il decisore politico alla ricerca di ulteriori risparmi,  anziché pensare a soluzioni draconiane meno rischiose che non hanno poi effetti benefici sul bilancio”.
 
Per il presidente di Assobiomedica bisognerebbe rimuovere gli ostacoli che ancora oggi incontrano le industrie europee del generico, a partire dalla possibilità di permettere la produzione per l’esportazione  anche nel periodo di vigenza del brevetto verso Paesi dove questo è già scaduto. C’è poi la necessità di abolire il patent linkage: “A causa di questo sistema distorsivo il Ssn ha perso 3mln”. Anche il payback è fortemente penalizzante, in quanto le aziende si trovano a “dover pagare il vantaggio di aver lanciato un prodotto”. Così come bisogna fare marcia avanti per incrementare l’uso del biosimilare.

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