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Venerdì 24 APRILE 2015
Non disperdiamo il patrimonio di esperienza dell’Iss. Il riordino è necessario, ma sia condiviso e coerente con la nostra storia
Il riordino dell’istituto di riferimento nazionale per la sanità pubblica si basi su argomenti e criteri oggettivamente riconoscibili, in grado di generare consenso anche da parte della comunità scientifica dentro e fuori l’ente
Da tempo l’Istituto Superiore di Sanità attende che si completi il percorso di riordino previsto fin dal 2011. Nel frattempo l’ISS è stato commissariato e ora il riordino si sovrappone a una situazione non certo facile, in cui il ritorno alla “normalità” sembra dover passare attraverso una riorganizzazione interna da disegnare in condizioni di “urgenza”. I tempi sono quindi in forte accelerazione, eppure sembra irrinunciabile auspicare che il riordino dell’istituto di riferimento nazionale per la sanità pubblica si basi su argomenti e criteri oggettivamente riconoscibili, in grado di generare consenso anche da parte della comunità scientifica dentro e fuori l’ente.
Probabilmente in un periodo di crisi (e di esempi di cattiva gestione delle risorse pubbliche) non avrà destato molto scalpore la notizia del commissariamento di un ente pubblico nel luglio 2014 e forse pochi hanno avuto modo e voglia di sapere che il deficit di bilancio annuale dell’ISS che ha portato al commissariamento non è da imputare a debiti di spesa, ma solo ad incoerenze formali di bilancio su specifici anni di calendario.
Tra il 2009 e il 2015 il finanziamento ordinario dell’ISS era stato ridotto di circa il 20% e l’ente ha dato il suo contributo alla “spending review” della pubblica amministrazione, nonostante fosse già gravato da anni di blocco delle assunzioni (in un ente di ricerca i “cervelli” giovani dovrebbero essere il primo carburante da assicurarsi), dal blocco degli avanzamenti di carriera (i più ambiziosi o appetibili sono oggetto di offerte con cui non possiamo competere), dall’impossibilità di rimpiazzare chi va in pensione (a chi lasciare il testimone delle capacità accumulate?).
E tuttavia, pur in questo quadro non ideale l’Istituto è un centro praticamente unico nel Paese che dispone di centinaia di ricercatori con competenze in tutte le discipline(fisica, chimica, biologia, sociologia, psicologia, medicina, veterinaria, economia, etc) a cui attingere strumenti per migliorare la salute delle persone in Italia e nel resto nel mondo. Talenti che riescono ad attirare risorse aggiuntive per la conduzione di progetti scientifici in misura tale da raddoppiare quasi il bilancio ordinario e quindi rimanere scientificamente “competitivi” per produrre risultati pubblicati in articoli scientifici di rilevanza internazionale, formulare contributi a quesiti formali, fornire pareri formali e supporto tecnico a Ministero, Regioni e Province Autonome e a tutte le componenti del Servizio Sanitario Nazionale.
Certamente il riordino è l’occasione attesa per rendere più facile la vita a chi ogni giorno si vede richiedere un esercizio di equilibrismo tra la scienza e il rispetto dei vincoli amministrativi della pubblica amministrazione.
Sul versante scientifico la nuova organizzazione dovrebbe dotare l’ISS di strutture che ne migliorino l’efficacia e l’efficienza della risposta ai problemi di salute degli italiani.
Nelle condizioni attuali di commissariamento non è chiaro, tuttavia, quali margini di manovra ci siano in termini di risorse umane ed economiche, per cui non tutti gli scenari organizzativi possibili sono ugualmente praticabili o auspicabili. E’ l’occasione per rispondere meglio a bisogni di priorità nazionali, ma anche per valorizzare l’esistente. Se si utilizzano parametri di efficacia ed efficienza, riconoscibili da tutti, sarebbe essenziale valutare le strutture presenti sulla base di questi criteri, valorizzando ciò che già funziona e identificando i vuoti da colmare e le criticità da correggere.
Per l’ambito che conosco meglio, l’epidemiologia applicata alla sanità pubblica, l’attuale Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, che include circa 150 persone, ha contribuito in modo sostanziale al progresso di conoscenze e metodi in diversi settori della salute della popolazione. Ad esempio nel settore delle malattie cardiovascolari la costruzione di coorti di popolazione seguite per decenni ha permesso la quantificazione di rischi di malattie legati a diversi fattori biologici e comportamentali. Per le malattie infettive la messa a punto di sistemi di indagini e di sorveglianza tempestivi ha permesso di fornire risposte a problemi cruciali in occasioni di epidemie e emergenze; nel campo delle vaccinazioni la conduzione della sperimentazione clinica controllata sui vaccini antipertosse negli anni ’90 ha introdotto criteri di qualità stringenti nelle attività dei servizi vaccinali territoriali, in uso ancora oggi.
Per quanto riguarda i tumori i ricercatori dell’Iss hanno sviluppato gli algoritmi che, modificati, ancora oggi permettono stime nazionali di incidenza, prevalenza, sopravvivenza. Nel settore dei farmaci sono stati sviluppati strumenti e metodi di monitoraggio e analisi di effetto e sicurezza che hanno aperto la strada a interi settori della medicina. Un reparto di epidemiologia genetica utilizza come base le competenze epidemiologiche di costruzioni di coorti, di approcci di epidemiologia analitica e di capacità di strumenti matematici adeguati a discriminare il peso relativo dell’assetto genetico rispetto all’ambiente di vita, nello sviluppo di diverse caratteristiche individuali anche bio- psicosociali e nell’insorgenza di diverse patologie.
La produzione scientifica del Centro è molto consistente con centinaia di lavori pubblicati ogni anno su riviste internazionali e nazionali. Il “portfolio” di attività del Centro all’inizio del 2015 include circa 130 tra convenzioni finanziate e accordi di collaborazione attraendo risorse su progetti (anche pluriennali) per un bilancio complessivo stimato di circa 6 milioni di euro. Il Centro ha costruito e gestisce la biobanca di campioni biologici raccolti nel corso di estesi studi epidemiologici, coordina sistemi di sorveglianza e registri su diversi eventi, mantiene da 12 anni il portale web Epicentro di epidemiologia applicata alla sanità pubblica per gli operatori sanitari (che conta circa 10.000 accessi in media per ogni giorno della settimana).
Tutto questo enorme patrimonio di competenze di singoli ricercatori e tecnici rischia di disperdersi o di non essere sfruttato adeguatamente nell’interesse del Paese e del suo Servizio Sanitario, se le alternative organizzative non saranno valutate per riconoscere e identificare ciò che effettivamente è un miglioramento, in base ai dati disponibili.
Per questo ci auguriamo che il riordino dell’ISS, seppur dovuto e cruciale per il rilancio di un ente che tanto impatto ha per la salute degli italiani, avvenga attraverso un processo che consenta una valutazione dei criteri da adottare ed una discussione estesa e condivisa.
Stefania Salmaso
Direttore Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Istituto Superiore di Sanità
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