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Lunedì 20 APRILE 2015
Manovra sanità. Cisl Medici: “Si continua a intervenire in modo miope, sembra si vogliano sostituire i medici con i ragionieri”

E' la posizione espressa dal segretario generale Biagio Papotto, che sottolinea: "Siamo di fronte ad una ennesima ricerca di risparmio sulle spalle dell’utenza, dei medici, dei dipendenti tutti e a uno smantellamento graduale del sistema sanitario nazionale".

“Ancora una volta ci troviamo a dover dedicare attenzione a materie che in tutta evidenza ne hanno purtroppo ben poca da parte di coloro i quali invece queste materie trattano certamente spesso, ma quasi sempre, ci sia consentito, con approccio del tutto avulso dalla delicatezza del caso”. E’ quanto afferma Biagio Papotto, Segretario Generale Cisl Medici, in riferimento all’ultima bozza di proposta di intesa ai sensi dell’art. 8, comma 6, della Legge 5 Giugno 2003, n. 131 che prevede che il Governo possa promuovere la stipula di intese in sede di Conferenza Stato-Regioni o di Conferenza Unificata dirette a favorire l’armonizzazione delle rispettive legislazioni o il raggiungimento di posizioni unitarie o il conseguimento di obiettivi comuni.

“Per coloro i quali avessero difficoltà a districarsi tra i riferimenti legislativi – sottolinea Papotto - parliamo di soldi e di sanità. Il classico, delicatissimo, connubio che vede due schieramenti “di pensiero”: coloro i quali ritengono che la sanità pubblica sia un continuo e vuoto spreco di denaro su cui intervenire a colpi di scure, nella ineffabile certezza che ad ogni taglio possa (anzi: debba) corrispondere un miglioramento generale, e coloro i quali, invece, pazientemente cercano di coniugare la propria quotidiana dedizione ad una professione ricca di scienza e di umanità con una scelta di vita prima che lavorativa”.

E allora, prosegue, “se siamo al servizio della vita e onoriamo il giuramento che ci ha “immessi” nella nostra attività quotidiana, non possiamo accettare che le nostre decisioni siano dettate in modo esclusivo dalle scelte di politici/ragionieri che pretendono di trattare la sanità pubblica come una qualsiasi fabbrica che si possa, se i conti non tornano, delocalizzare in qualche nazione dove il costo del lavoro è basso e dove si possono quindi ricavare profitti senza troppi problemi di coscienza”.

“Ecco – continua Papotto - è proprio questo il problema. E il taglio, va da se’, comporta la rinuncia a posti-letto, oppure l’innalzamento della partecipazione alla spesa dei cittadini, oppure la riduzione forzosa della permanenza in degenza, o la pericolosa revisione di protocolli già al limite, o… anche più cose assieme. Adesso la pensata delle pensate: si irrigidiscono i termini per le cure e, se qualcuno si azzarda – forse perché preferisce fare il medico anziché il soldatino di latta – a “sgarrare”, ecco che si interviene con sanzioni disciplinari ed economiche a carico dei medici. In poche parole: cerca di fare quel che puoi, ma non andare oltre quello che io decido che puoi fare in termini di spesa”.

Tanto poi, osserva Papotto, se si parla di “malasanità” la responsabilità sarà soltanto dei medici, “con buona pace di una professione mortificata da carenze organizzative che l’hanno portata (scientemente? Ignorantemente? Non sappiamo quale sia tra queste la causa peggiore…) al collasso. L’operazione di riordino in se’ non ci vede contrari. Qualsiasi operazione che possa avere effetti benefici sui cittadini è la benvenuta, sottolinea ancora".

“Se si possono rendere servizi migliori a costi più bassi… bene. Non siamo convinti si possa ma siamo disposti a crederci senza atteggiamenti di prevenuto scetticismo e partecipare attivamente, con la nostra esperienza professionale ancor prima che sindacale, per disegnare un percorso di razionalizzazione in tal senso. Se l’operazione fosse possibile, mantenendo gli stessi costi, avere una più equa redistribuzione delle risorse e garantire con essa un miglioramento nei servizi (più posti letto, migliori risposte alla domanda dei cittadini al pronto soccorso, maggior accesso alle terapie)… bene”.

Il fatto, riflette Papotto, “è che siamo invece di fronte ad una ennesima ricerca di risparmio sulle spalle dell’utenza, dei medici, dei dipendenti tutti e uno smantellamento graduale del sistema sanitario nazionale. I medici del Ssn dovranno in ogni momento affrontare un nemico in più: la possibile critica del proprio operato non, come sarebbe giusto, in termini professionali, ma ragionieristici. La cosa non ci stupisce quasi più, ma non manca di amareggiarci. Non si aumentano le tasse, a parole, ma si introducono ticket sempre più elevati. Da tassazione diretta ad indiretta. Con l’aberrante differenza che prima o poi si potranno curare solo i più abbienti, in barba a qualunque idea di Stato sociale che si possa far circolare e in barba all’art. 32 della Costituzione della Repubblica italiana. Abbiamo da molti anni ormai sostituito la politica con la finanza. Qualsiasi atto tiene conto in primo luogo delle necessità di bilancio”.

“Anziché indirizzare l’azione di governo al benessere dei cittadini, alla loro salute e alla loro sicurezza – evidenzia il Segretario Generale della Cisl Medici - si interviene in modo francamente miope soltanto con una “partita doppia” che ci sta lentamente ma inesorabilmente soffocando. E allora, se i ragionieri si sostituiscono ai medici… facciamo una facile battuta: non c’è più cura. Rigettiamo il provvedimento nel testo proposto, - conclude Papotto - protestiamo con forza contro il metodo sin qui seguito, e confermiamo la nostra disponibilità (per noi è un dovere ed un diritto assieme) a partecipare al progetto di un nuovo e più equo modello di sanità, con il solo inviolabile vincolo di garantire la migliore assistenza possibile secondo la valenza e la coscienza di ciascun medico”.
 

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