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Venerdì 10 APRILE 2015
Le elezioni Fnomceo e quei problemi non risolti
Gentile direttore,
sono un odontoiatra con una moglie odontoiatra ed entrambi fedeli lettori del suo giornale che ormai consideriamo uno strumento fondamentale per comprendere e decodificare i fatti della sanità. Dico “decodificare” perché spesso per noi, che operiamo in trincea e siamo fuori dalle dinamiche e dalle logiche di quei fatti ,non è facile comprendere come stanno esattamente le cose. Il suo giornale ci aiuta a comprendere come stanno esattamente le cose. Non si tratta solo di fare informazione ma nel caso della sanità si tratta di aiutare a comprendere l’informazione che si offre offrendola come se fosse una indagine approfondita della realtà. Quindi grazie.
Recentemente, come anche il suo giornale ha riportato, vi sono state le elezioni negli ordini e nei collegi. Sfidando la prassi che organizza candidati in liste preordinate e contrapposte giustificate da programmi spesso propagandistici, ho deciso di fare un atto simbolico e di presentarmi candidato a revisore dei conti della FNOMCeO, senza una partecipazione preordinata in lista, senza accordi con nessuno, senza accettare la logica della cordata. Vorrei, grazie alla sua rubrica, spiegare cosa mi ha spinto a ciò e quindi a rendere maggiormente note le motivazioni della mia partecipazione. Se mi permette vorrei dividere le questioni in due ordini di problemi: quelli micro che concernono il funzionamento degli ordini e quelle macro su cosa debbano essere gli ordini oggi.
Per quanto riguarda le ragioni micro mi sono candidato poiché un ordine con due albi quale è il nostro deve prevedere la pari dignità dei professionisti in esso iscritti: se c’è un esecutivo almeno un componente deve essere dell’albo di consistenza minoritaria, stesso vale per i revisori dei conti. Troppo spesso assistiamo ad un ruolo di comparsa degli odontoiatri, in pochi ordini si da rappresentanza nell’esecutivo e nel collegio dei revisori dei conti ad un rappresentante di questo albo.
Assistiamo invece ad un invecchiamento delle cariche ordinistiche alcune delle quali di durata più che ventennale: è necessario prevedere un maggior turn over prevedendo non più di due mandati per ruolo.
Altro problema l’accesso alla rappresentatività ordinistica dei colleghi pensionati. Troppi Presidenti pensionati, chi è pensionato deve poter portare la sua esperienza e partecipare alla vita ordinistica, ma gli incarichi di rappresentanza devono essere riservati ai colleghi in attività. L’ordine ha tra i suoi compiti l’aggiornamento, il sostegno agli altri enti di diritto per le problematiche della professione, è necessario che chi svolge questi compiti sia pienamente dentro il processo lavorativo. Ogni Albo deve avere il suo Presidente, il Presidente dell’Ordine ha una funzione di coordinamento e amministrativa, ma va riconosciuta la necessaria piena autonomia e rappresentatività ai presidenti dei due Albi per le tematiche di competenza. Le decisioni delle Commissionoi Albo, devono vedere una presa d’atto del Presidente che deve inoltrare le stesse nel più breve tempo possibile e deve essere garantita ad entrambe le Commissioni la piena capacità operativa, il pieno utilizzo delle risorse materiali e umane a disposizione dell’Ordine. Un Albo quindi che si occupa delle problematiche della specifica professione, un Ordine che controlla gli adempimenti amministrativi degli iscritti.
Veniamo ora alle ragione “macro” o politiche. Quando il senatore Bianco insieme alla senatrice Silvestro hanno presentato un disegno di legge per il “riordino” degli ordini il suo giornale ha ospitato un dibattito che ora tutti dimenticano ma che al contrario bisognerebbe recuperare. Non si può parlare di riordino e non riordinare quando è il momento di farlo, cioè quando gli organismi vengono rieletti e si spartiscono le cariche come se l’ordine fosse una torta da affettare con il metodo Cencelli. Io di quel dibattito rammento in modo particolare gli interventi del prof. Cavicchi che in modo puntuale sottolineava intanto l’inadeguatezza del termine riordino, dal momento che oggi gli ordini dovrebbero essere ripensati semplicemente perché sono concettualmente indietro rispetto ai cambiamenti che devono affrontare, quindi la necessità di fare un salto riformatore nella loro concezione (Cavicchi se non ricordo male si spingeva addirittura a immaginare delle professional agency, dei professional board ecc che svecchiassero la ormai superata idea di “ente pubblico non economico” superando così l’idea di ordine come un ente parastatale).
Io ho voluto fare un gesto simbolico certo per rifiutarmi ai riti di conservazione dell’ordine e dei suoi poteri interni ma soprattutto per dire che ormai c’è un forte bisogno di cambiare lo stato delle cose. Oggi la professione è in grande difficoltà e vedo che l’ordine fatica un bel po a farvi fronte. Perchè?
Chiedo alla professione di esprimersi sulle tematiche qui brevemente esposte al fine di promuovere una grande iniziativa di riorganizzazione della nostra casa comune.
Luigi Stamegna
Odontoiatra
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