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Venerdì 20 MARZO 2015
Responsabilità professionale. Più risk managment, ma senza una legge non si va avanti
Da medici, manager, magistrati arriva la richiesta di un intervento legislativo, ma ora un comitato ristretto dovrebbe sintetizzare a breve in un unico testo i sette disegni di legge all’esame dell’XI Commissione Lavoro della Camera. Delle circa 30mila denunce l’anno solo il 9.4% dei contenziosi vengono decisi in sede di mediazione. Se ne è parlato oggi in un convegno alla Corte d'Appello di Roma.
Revisione della definizione dell’atto medico, necessario per trovare una linea di confine nella medicina difensiva. Definizione delle tabelle per la valutazione economica del danno non patrimoniale alla persona. Ricorso alla giustizia penale solo in casi di estrema ratio risolvendo i contenziosi medico legali in sede civilistica o disciplinare, o anche affidandoli alla mediazione. E ancora, attivazione di cartelle cliniche elettroniche correttamente compilate e creazione di un sistema di Risk management in tutte le strutture sanitaria.
Sono queste solo alcune delle possibili soluzioni per sbrogliare la complessa matassa della responsabilità sanitaria che aspetta ormai da moltissimo tempo di essere definita in modo chiaro e univoco una cornice normativa, calmierando così gli effetti negativi del fenomeno della medicina difensiva.
Argomenti caldi sui quali si sono confrontati magistrati, giuristi, medici legali, economisti, assicuratori, manager ed esperti di rischio clinico, nel corso del convegno “La responsabilità sanitaria. Problemi e prospettive”. Un convegno, organizzato oggi a Roma presso la Corte di Appello, dall’Istituto di ricerca Orme - Osservatorio sulla responsabilità in medicina, dall’Università di Tor Vergata Roma, dalla Corte di Appello e dal Tribunale ordinario di Roma, da Federsanità Anci - Federazione Lazio e dall’Omceo di Roma.
Ad aprire i lavori del convegno è stato il primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce che ha sottolineato come “ci sia una difficoltà di definire la colpa lieve e la colpa grave. E comunque il ricorso alla giustizia penale deve essere l’estrema ratio. E solo in caso di colpa gravissima del medico”.
Sul tema sono intervenuti il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo e il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri. “La responsabilità professionale in campo medico - ha detto De Filippo - è un problema molto sentito. Il costo della medicina difensiva negli ultimi anni si stima in oltre 10mld di euro. La legge Balduzzi ha provato a fare chiarezza ma ha dei limiti. Oggi all’esame dell’XI Commissione Lavoro della Camera ci sono sette disegni di legge che un comitato ristretto a breve dovrebbe sintetizzare in un unico testo. Parallelamente al lavoro del Parlamento anche il ministero della Salute produrrà un suo documento sulla responsabilità medica”.
Non c’è una linea ben precisa del Governo su questo tema, ha affermato il sottosegretario Cosimo Ferri, “si sta lasciando alla giurisprudenza l’interpretazione e la definizione di alcuni punti che meriterebbero un intervento legislativo". “Bisogna rimettere il rapporto medico paziente al centro e renderlo trasparente - ha aggiunto - la cartella clinica digitale può essere uno strumento positivo. Occorre anche capire cosa si intenda per atto medico, per questo serve una definizione più puntuale. Laddove le regole sono chiare e c’è certezza di diritto si può prevenire il contenzioso. Bisogna anche puntare su istituti alternativi alla giurisdizione, ma i dati in possesso per quanto riguarda ad esempio la mediazione non sono soddisfacenti: solo il 9.4% delle questioni vengono decise in sede di mediazione, non c’è ancora una cultura nel definirle anche stragiudizialmente”.
Comunque, nelle more di una legge che dia contorni ben precisi al tema della responsabilità sanitaria, secondo i dati del rapporto Marsh Risk Consulting, il numero delle denunce nonostante si rimasto stabile negli ultimi 5-6, si attesta intorno ai 30 mila l’anno, con 2,6 sinistri ogni mille ricoveri nel pubblico. E un’ampiezza dei risarcimenti intorno ai 40 mila euro.
Ma come ha ricordato Lino Del Favero, presidente di Federsanità Anci: “Nel 60-70% dei casi, le responsabilità degli eventi sono dovuti a deficit del sistema organizzativo delle aziende e gli eventi avversi accadono dove ci sono deficit gestionali e di governo clinico. Per questo bisogna sviluppare modelli di risk management ed anche attuare una ricognizione sistematica degli eventi sentinella e di quelli avversi quotidiani e sviluppare processi di audit clinico per imparare dall’errore".
“La gestione del rischio clinico è il core della governance, per questo si chiede al Direttore generale di avere la capacità di misurare in maniera tridimensionale tutti gli aspetti in tema di responsabilità sanitaria - ha affermato Tiziana Fritelli, direttore generale della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma e presidente di Federsanità Anci Lazio - sul quale serve un intervento normativo immediato, ma anche un grande confronto etico e culturale per affrontare i problemi anche perché bisogna tenere conto di una serie di criticità e delle molte figure deboli da tutelare”.
Per questo è stato attivato al Policlinico Tor Vergata il Comitato di garanzia, che vede partecipare la direzione del Policlinico con l’Università Tor Vergata, per gestire e coordinare la responsabilità professionale all’interno della struttura. “Gli obiettivi del Comitato sono l’adozione di strumenti di prevenzione e di miglioramento della qualità dei processi assistenziali per la tutela dei cittadini e degli operatori sanitari - ha spiegato Fritelli - la formazione di tutti gli operatori sul piano tecnico, professionale e organizzativo; l’adozione da parte del Policlinico di efficaci protocolli per una gestione trasparente, corretta e sollecita degli eventi negativi”.
Per Giovanni Bissoni, sub commissario alla sanità della regione Lazio, c’è un quadro normativo insufficiente, una scarsa formazione degli operatori sanitari, una programmazione organizzazione sanitaria a volte incompleta mentre il tema della sicurezza delle buone pratiche dovrebbe essere più presente nei percorsi formativi.
Bissoni parte da alcuni dati dell’osservatorio nazionale dei sinistri errori sanitari: sono state 13mila denunce di sinistri nel 2013 nelle aziende delle 19 regioni che partecipano. Un dato stabile negli ultimi tre anni, anzi leggermente in calo nonostante l’enfatizzazione data al problema dovuta in larga misura a una crisi generale del sistema. Numeri importanti che vanno però rapportati al volume totale delle prestazioni offerte del Ssn, ossia oltre 10mln di ricoveri l’anno e 1 mld di prestazioni specialistiche. Il conto medio dei sinistri tra il 2009 e il 2013 è di 34mila euro con un trend in aumento, dai 17 mila euro del 2009 ai 41 mila euro del 2013. Soprattutto è aumentata la durata dei contenziosi: si è passati dai 286 giorni del 2009 ai 537 del 2013. “Bisogna evitare quindi soluzioni pasticciate - ha detto - che addossino alle Ssn tutte le contraddizioni del sistema senza un quadro normativo certo che invece gli altri paesi si sono dati”.
E gli alti costi investono anche il sistema assicurativo. Come ha ricordato Bissoni, tra quello che pagano le aziende pubbliche e i professionisti si arriva ad 1 miliardo di euro a cui vanno aggiunti gli indennizzi liquidati per gestione diretta o per franchigia che rappresentano ormai circa l’85% dei sinistri.
Sta di fatto, come ha ricordato nel suo intervento Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania che per l’incertezza di determinare il costo finale dei sinistri l’offerta assicurativa per la copertura dei rischi delle strutture mediche si è progressivamente rarefatta. “Oggi la maggior parte delle Regioni sono in un sistema di autoassicurazione totale o parziale - ha sottolineato Focarelli - quindi i medici lamentano una mancata copertura delle strutture dove operano. Le assicurazioni dei medici sono a prezzi accessibili, ci sono però eccezioni come i ginecologi o gli ortopedici”.
L’Ania propone una sua ricetta per superare l’impasse creata dalla legge Balduzzi del 2012, che ha cercato di affrontare il tema della responsabilità sanitaria ma che ancora soffre di ritardi nell’approvazione dei decreti attuativi. “Si deve ridefinire il concetto di responsabilità civile dei medici - ha concluso Focarelli - poi si devono approvare le tabelle per i risarcimenti. A quasi tre anni dalla legge Balduzzi deve essere ancora emanato il decreto attuativo per le tabelle che farebbero chiarezza sull’entità dei danni biologici. Infine, all’interno degli ospedali andrebbe rafforzata la figura del risk management, per ridurre in maniera consistente il numero di incidenti”.
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