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Martedì 10 MARZO 2015
Piemonte. Dal 12 al 14 marzo a Torino il Congresso nazionale dell'Aidnid. Al centro le terapie innovative in dermatologia
Durante i lavori dell'Associazione italiana di diagnostica non invasiva in dermatologia verrà analizzata la nuova microscopia a fluorescenza (metodica sperimentale) che permette di osservare in vivo le strutture cellulari con notevoli affinità con l'esame istologico ma senza prelievi di cute.
L'evoluzione delle tecniche diagnostiche non invasive ha sicuramente caratterizzato gli ultimi due decenni della dermatologia mondiale. I dermatologi italiani si sono contraddistinti in tutto il mondo grazie al notevole contributo scientifico apportato e, nonostante si sia scritto molto, ancora oggi è possibile apportare importanti novità e migliorare la conoscenza delle tecniche già consolidate. La maggior parte di queste ci hanno permesso di aumentare l'aspettativa di vita della popolazione grazie ad interventi preventivi efficaci che, sino a pochi anni fa non erano immaginabili. Il notevole apporto pratico delle tecniche diagnostiche non invasive è aumentato parallelamente all'incremento di incidenza dei tumori cutanei, in particolare del melanoma. Offrire cultura pratica, applicabile in ogni ambulatorio attraverso mezzi semplici e nella maggior parte dei casi, poco costosi, è da sempre stato lo scopo principale dell'Associazione italiana di diagnostica non invasiva in dermatologia (Aidnid) che dal 12 al 14 marzo si riunirà nel congresso nazionale ‘Integrazione ed innovazione tecnologica nella diagnosi dermatologica’ a Torino
Perchè a Torino? Dal 2011 Torino è al primo posto tra le città italiane per numero di melanomi diagnosticati con circa 19 casi all'anno ogni 100.000 abitanti su una media italiana di 12 casi ed oggi i numeri sono in costante incremento. La sola causa ambientale correlata pare sia l'esposizione intensa ed intermittente ai raggi UV solari naturali ed artificiali. Le popolazioni del Nord Italia sono a maggior rischio per la carnagione chiara e per la scarsa abitudine della pelle all'esposizione solare. Mentre l'incidenza è andata aumentando, la mortalità si è mantenuta sostanzialmente stabile. Il concetto fondamentale riguarda sempre la diagnosi precoce e quindi l’individuazione ed asportazione del melanoma sottile. Pur non essendo l'unico tipo di tumore cutaneo, il melanoma è contraddistinto da un maggior rischio di mortalità. Al di là delle campagne di prevenzione e della diagnosi precoce, persiste purtroppo tuttora un ristretto gruppo di pazienti con melanoma spesso, per lo più di tipo nodulare, a prognosi potenzialmente sfavorevole e ad elevato rischio di progressione a livello viscerale.
Per questi pazienti si aprono nuove prospettive legate all'uso di terapie innovative delle quali si parlerà in modo approfondito al Congresso. Il potenziamento della prevenzione si dovrà affinare anche con la proposta di campagne di sensibilizzazione mediatica efficaci, per le quali risulta necessario l'ausilio di specialisti della comunicazione che avranno un importante spazio nel programma congressuale. Negli ultimi anni la dermoscopia e la microscopia confocale hanno affinato molto le tecniche di riconoscimento pre-istologico dei tumori cutanei, allo scopo di ridurre le rimozioni inutili di nevi benigni, per focalizzare le lesioni sospette, attraverso metodiche non invasive semplici ma efficaci. La nuova microscopia a fluorescenza (metodica sperimentale) permette di osservare in vivo le strutture cellulari con notevoli affinità con l'esame istologico ma senza prelievi di cute.
Quindi meno interventi inutili, ma anche priorità chirurgica assoluta quando c’è il sospetto di melanoma. A seguito della diagnosi clinica di melanoma cutaneo il ruolo principale spetta al chirurgo che, asportando il tumore nelle fasi iniziali, garantisce una elevata probabilità di guarigione. Accanto al melanoma, tali tecniche si sono dimostrate utili nella diagnosi della maggior parte dei tumori cutanei “non-melanoma” e in molte patologie infiammatorie. Gli ambiti futuri della ricerca dovranno quindi focalizzare le risorse da un lato sul potenziamento della prevenzione e della diagnosi precoce, dall'altro sul trattamento dei pazienti attraverso farmaci che riconoscano specifici bersagli biomolecolari di progressione e che possano associare una rilevante attività terapeutica con una buona tollerabilità, garantendo quindi un significativo incremento delle aspettative e della qualità di vita.
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