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Giovedì 05 MARZO 2015
Lazio. Tar boccia “metodo” nomina Flori Degrassi. Regione annuncia ricorso al Consiglio di Stato

I giudici, pronunciandosi su un ricorso del sindacato Direr, contestano la scelta di assegnare a soggetti esterni dall'amministrazione gli incarichi per 28 dirigenti sulla base "dell'erroneo presupposto dell'assenza di professionalità interne idonee". Tra loro anche direttrice dell'Area Salute. Ma spiegano che non è di loro competenza la decadenza dei singoli atti di nomina. LA SENTENZA

In bilico la posizione di 28 dirigenti nominati dalla Regione Lazio, tra cui anche il Direttore dell’Area Salute e Integrazione Socio Sanitaria Flori Degrassi. Il Tar ha infatti accolto in parte un ricorso presentato dal Direr, il sindacato dei dirigenti regionali, con il supporto del gruppo consiliare dei 5 Stelle e dell’associazione Codici. Secondo i ricorrenti per la nomine, effettuate tra l'estate 2013 e lo scorso novembre, si sarebbe dovuto attingere all’organico interno, mentre l’amministrazione ha conferito gli incarichi a soggetti esterni. Anche perché, come hanno riconosciuto i giudici nella sentenza, il limite per l'assegnazione a esterni di prima fascia è di 2 e di seconda fascia di 19, mentre nel primo caso sono state concessi a tempo determinato 6 posti e nel secondo 38.

Il Tar ha, inoltre, contestato il metodo adottato dalla Regione, ritenendo ammissibile la parte del ricorso in cui “è contestata la scelta discrezionale della Regione di non conferire al personale interno all'Amministrazione regionale gli incarichi in questione, affidandoli a personale esterno con atti di macro organizzazione”, sulla base “dell'erroneo presupposto dell'assenza di professionalità interne idonee ad assumere tale incarico”. 
 
Ma gli incarichi assegnati restano in bilico. Sembrano, invece, restare in bilico i singoli atti di nomina dei dirigenti in quanto i giudici amministrativi ritengono che tale materia non sia di loro competenza, rimandando la decisione al giudice ordinario. “Al giudice amministrativo - si legge nella sentenza - compete di conoscere le controversie aventi ad oggetto gli avvisi pubblici finalizzati al reperimento di professionalità esterne ma non anche i provvedimenti di attribuzione di incarichi dirigenziali, i quali hanno natura privatistica”.

E’ quindi bagarre sulle sorti dei dirigenti. La Regione precisa che “le decisioni del Tar sono circoscritte poiché hanno dichiarato i ricorsi inammissibili nella parte in cui si rivolgevano contro il conferimento degli incarichi che, di conseguenza, sono confermati nella loro piena efficacia”. Dalla Pisana annunciano che comunque procederanno “al ricorso al Consiglio di Stato, nella convinzione che le altre questioni oggetto di esame siano frutto di una interpretazione delle disposizioni sulle cosiddette quote, peraltro superata grazie all’intervento della legge regionale 7 del 2014 che istituisce il ruolo unico della dirigenza”.

Di tutt’altro avviso il sindacato Direr. “Precedenti sentenze del Consiglio di Stato – osserva – affermano che l’illegittimità dell’iniziale scelta di rivolgersi a personale esterno invalida automaticamente i successivi atti di nomina”. E’ sulla base di queste considerazione che “i dirigenti interni idonei e non presi in esame per le nomine hanno già presentato ricorsi per il riconoscimento della perdita di chance e tramite gli avvocati hanno diffidato l’amministrazione affinché avvenga esaustiva applicazione della sentenza”. Ma secondo il Direr le responsabilità della Regione sono da ricercarsi anche altrove. “E’ stato il segretario generale a stabilire che tra i dirigenti interni non vi fossero soggetti idonei a ricoprire quegli incarichi. Si tratta di una procedura che, come ha riconosciuto anche il Tar, compete invece al responsabile di ruolo”.
 
Gennaro Barbieri

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