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Giovedì 05 MARZO 2015
Osteoporosi. Ecco come combattere la “ladra di ossa”
In Italia colpisce 5 milioni di persone, uomini compresi. Eppure la malattia non è considerata, nonostante fratture e invalidità siano dietro l’angolo. Le terapie ci sono, ma vengono poco prescritte e spesso le donne l’abbandonano. Parte la campagna informativa per educare le donne firmata da Siommms e Fedios
L’hanno definita la silenziosa ladra di ossa. Sì, perché l’osteoporosi ti deruba senza che tu te ne accorga e l’allarme suona quando la situazione è già seria e compromessa. Quando con una frattura scopri la fragilità delle tue ossa minate dalla ladra silenziosa. E' una ladra che colpisce in Italia più di 5 milioni di persone e viene spesso sottovalutata: secondo i dati Istat, infatti, solo il 24,5% degli italiani dopo i 45 anni si sottopone a un controllo in assenza di sintomi. Inoltre, nonostante sia una malattia che si può ben gestire, appena il 24% di chi dovrebbe seguire una terapia si vede prescrivere il farmaco e di questi il 12% abbandona le cure. E così da vittime si diventa complici ignorando che non basta bere un bicchiere di latte o assumere un po’ di vitamina D per combatterla, e la ladra si insinua sempre di più.
Informarsi e curare diventano quindi le parole d’ordine. Per questo la Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms) insieme alla Federazione Italiana Osteoporosi e Malattie dello Scheletro (Fedios) hanno realizzato una campagna informativa, “Osteoporosi-Storia di una Ladra di Ossa” resa possibile grazie al contributo non condizionante di Msd Italia: un opuscolo informativo rivolto ai pazienti con consigli pratici su come prevenire e gestire la malattia.
Perché gestirla, e non andare quindi incontro a fratture tenendo anche sotto controllo il rischio di ri-frattura, si può. Una chance arriva infatti dalla combinazione tra il principio attivo, l’alendronato e la vitamina D, assunte in un’unica assunzione settimanale. La terapia con alendronato/colecalciferolo è infatti una delle strategie terapeutiche a disposizione del medico per combattere l’osteoporosi postmenopausale in pazienti che non sono in terapia con integratori di vitamina D e che sono a rischio di insufficienza di vitamina D.
“Oltre i 50 anni una donna su tre è affetta da osteoporosi – ha spiegato Giancarlo Isaia, presidente della Siommms e Direttore di “Geriatria e Malattie Metaboliche dell’osso” dell'Ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino – questo perché con gli anni, e in particolar modo dopo la menopausa quando si registrano nella donna bassi livelli di estrogeni, le ossa iniziano a perdere calcio e fosforo e lentamente diventano più fragili. Quando si arriva alle fratture significa che la situazione è veramente compromessa e se non adeguatamente trattata porta all’invalidità e alla morte. È fondamentale quindi parlare di terapia appropriata dell’osteoporosi. Purché prese correttamente dalle donne che le devono prendere. Un’affermazione che potrebbe sembrare scontata ma che, al contrario, nel nostro Paese non lo è affatto”.
Solo il 24% delle donne segue le terapie. Dai dati Aifa emerge che solo il 24% delle donne fratturate o ad alto rischio di fratture assume farmaci per l’osteoporosi. “E non il cento per cento come sarebbe giusto che fosse”, spiega Isaia. E di questo 24% circa la metà interrompe le cure. Questo significa che ogni 100 donne che devono prendere i farmaci perché sono ad alto rischio solo 12 lo fanno. Ci sono poi donne trattate ‘occasionalmente’ e cioè per un massimo del 20% di giorni coperti, cosa questa inutile al fine della prevenzione delle fratture. Le donne, sottolinea l'esperto, devono quindi essere educate e sensibilizzate nei confronti della malattia, devono capire l’importanza della prevenzione e della terapia, prendere coscienza dei rischi.
“In molti credono che l’osteoporosi sia, alla fine, solo ‘un po’ di osso in meno’ non rendendosi conto che la diminuita massa ossea può comportare fragilità ossea – ha detto Patrizia Ercoli, Presidente Fedios – una donna fratturata è una donna che non si può prendere cura della casa, dei figli, dei nipoti, di se stessa. Per non parlare del fatto che chi sopravvive alla frattura di femore, dopo il primo anno, spesso perde l’indipendenza: il 40% non riesce più a camminare autonomamente, e il 60% richiede l'assistenza l’anno successivo. Nell'anno seguente una frattura di femore, il 33% è totalmente dipendente da altri ed è costretto ad entrare in una casa di riposo. Quindi non è ‘ solo un po’ di osso in meno’, l’osteoporosi è una malattia con conseguenze serie e invalidanti.
I costi. Ogni anno in Italia si verificano circa 85mila fratture di femore per un costo diretto di 1 mld di euro; per l’osteoporosi il Ssn spende il 2.6% del totale della spesa farmaceutica, a fronte del 32% per le malattie cardiovascolari; per trattare tutti i fratturati di femore oltre i 65 anni, sarebbe necessaria una spesa farmaceutica di 18 milioni di euro all’anno, ossia appena lo 0.18% della spesa farmaceutica nazionale, e consentirebbe di trattare efficacemente una popolazione ad elevato rischio di ri-frattura (sia al femore che in altra sede).
In base ai dati di efficacia delle terapie, il risparmio stimato in termini di costi di ospedalizzazione, interventi e riabilitazione sarebbe pari a 43 milioni di euro per anno, al netto del costo dei farmaci. La riduzione dell’1% dei trattamenti “occasionali” (ritenuti inutili in quanto il trattamento per essere efficace deve essere continuativo per diversi anni) porterebbe ad un risparmio di 778.817 euro/anno mentre la loro totale eliminazione condurrebbe a un risparmio di ben 12.461.072 euro/anno. Eppure, nonostante tutto, la regola dell’appropriatezza viene disattesa.
“La terapia con alendronato/colecalciferolo è una delle strategie terapeutiche a disposizione del medico per combattere l’osteoporosi – ha aggiunto Davide Gatti, Professore associato di reumatologia Università di Verona – grazie alla formula due in uno è tra quelle che più si avvicinano alle esigenze della paziente che chiede alla terapia dell’osteoporosi di essere efficace e ‘facile’. Altrimenti, il rischio di abbandono è molto alto. Devono essere trattati tutti i soggetti indicati nella nota 79, per esempio chi ha già subito una frattura da fragilità ossea delle vertebre o del femore, chi segue una cura con cortisonici, le donne in menopausa con una densitometria molto bassa e fattori di rischio elevati, ecc. Calcio e vitamina D sono fondamentali per la costruzione prima e la salvaguardia poi della massa ossea”.
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