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Martedì 03 MARZO 2015
Unioni civili. Cirinnà (PD). “Non temo imboscate in Parlamento e il Pd voterà compatto il mio ddl”
Due settimane fa insieme al collega Lo Giudice abbandonò l'aula della Commissione Giusitizia per protesta contro alcune espressioni di una rappresentante "pro family". Oggi, a distanza di qualche giorno dall'episodio, l'abbiamo raggiunta per capire a che punto è la legge e cosa ci dobbiamo aspettare dal dibattito parlamentare: "Se Ncd sarà contrario ce ne faremo una ragione, nel Pd massimo 15 ultracattolici"
Torna a surriscaldarsi il dibattito sulle unioni civili. Le prime avvisaglie di quanto il clima stia diventando incandescente si sono manifestate giovedì 19 febbraio in Commissione Giustizia del Senato quando, durante le audizioni per la nuova legge, sono state ascoltate le associazioni che difendono la famiglia tradizionale. “Va chiarito cosa vuol dire vincolo affettivo – ha affermato la psichiatra Dina Nerozzi, in rappresentanza di ‘Comitato Articolo 26’ – Io ho affetto per il mio cane, ma che significa?”. A quel punto la relatrice del ddl Monica Cirinnà e il primo firmatario e Sergio Lo Giudice, entrambi senatori del Pd, si sono alzati e hanno abbandonato l’aula.
“Non posso stare a sentire affermazioni di questo genere – ci ha spiegato Cirinnà, che abbiamo raggiunto telefonicamente – E poiché sono una persona educata ho preferito andare via”. Nel seguito dell’audizione, però, sono emerse valutazioni persino più dure. Mario Binasco, docente per la sezione italiana dell'Ecole Européenne de Psychanalyse, ha attaccato senza mezzi termini la norma in discussione. “ Il riconoscimento della forma matrimoniale con altro nome, previsto dal ddl Cirinnà, tende a distruggere il riconoscimento e l'appoggio sociale ai legami umani, quelli che prendono in conto le differenze e il futuro, come sono i legami familiari originari. Prevalgono istinti di morte. l'Isis non è poi molto diverso".
La senatrice mostra comunque tranquillità e non accredita di alcun modo queste posizioni. “Si tratta di un approccio minoritario, ideologico e settario. Del resto, un recente sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera ha evidenziato che oltre il 60% dei cattolici italiani si schiera a favore di unioni tra persone dello stesso sesso”. E’ proprio quest’ultimo l’aspetto fondante del ddl che si compone di 17 articoli. Se approvato così come concepito, in Italia due persone omosessuali potranno infatti sposarsi regolarmente in Municipio. Ma con una differenza linguistica: il testo non parla di matrimonio, bensì di “unione civile” cui si “applicano tutte le disposizioni previste per il matrimonio nelle leggi, decreti e regolamenti”. L’unica eccezione sarebbe rappresentata dalle adozioni, che non vengono previste.
Restano invece tutte le garanzie già esistenti per le coppie eterosessuali come la delega per le decisioni mediche, l’assistenza sanitaria, la donazione di organi, le disposizioni per il funerale e l’eredità. Punti che non sembrano condivisi dall’intera maggioranza parlamentare ma, nonostante il rischio di spaccature, Cirinnà non rivela alcun genere di preoccupazione e scandisce la tabella di marcia. “Terminata la settimana per la valutazione dei testi delle audizioni, il testo andrà in votazione. Ancora non siamo in grado di prevedere il numero di emendamenti, ma il ddl deve essere approvato così com’è”. La senatrice non accetterebbe modifiche e segnala come l’impianto “ricalchi fedelmente il modello tedesco, che è lo stesso prima caldeggiato da Bersani e poi proposto da Renzi durante le primarie”.
Cirinnà esclude quindi la possibilità di imboscate in Parlamento. “Per le riforme civili si è sempre percorsa la via parlamentare su maggioranze ampie, come dimostrano i casi storici del divorzio e dell’interruzione di gravidanza. E, quindi, tutti coloro che sono favorevoli a unioni tra coppie dello stesso sesso voteranno il mio testo”. Difficile, tuttavia, che i parlamentari dell’Ncd si esprimano favorevolmente. “Se non saranno con noi, ce ne faremo una ragione. Tanto sono convinta che il Pd sarà compatto, gli ultracattolici del mio partito che eserciteranno il voto di coscienza saranno al massimo 12 o 15”. La partita che si giocherà nella prossime settimane sarà infatti di primissimo piano. “La sfida è ampliare i diritti civili in questo Paese, dando piena attuazione alle numerose sentenze in materia di Cassazione e Corte Costituzionale. Non possiamo più aspettare: bisogna affermare il principio che è la coppia in sé a meritare tutele, a prescindere dal sesso dei componenti”.
Gennaro Barbieri
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