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Giovedì 26 FEBBRAIO 2015
Liberalizzazioni. I Cinque Stelle chiamano a confronto Spandonaro e Salerno
Dibattito alla Camera promosso dai pentastellati con i due economisti che sul tema la pensano molto diversamente. Spandonaro: "Le liberalizzazioni in via di principio sono una cosa giusta ma non sono una condizione né necessaria né sufficiente perché un mercato funzioni bene". Salerno: "Con ingresso capitali sarà possibile raccogliere risorse fresche all’interno del settore, sempre che la direzione rimanga al farmacista abilitato".
La possibilità di vendita dei farmaci in fascia C nella parafarmacie era sicuramente la soluzione migliore da perseguire. È questa la posizione del Movimento 5 Stelle che rispedisce però al mittente (cioè Renzi e Guidi) l’entrata dei grandi capitali nella gestione delle farmacie contenuta nel Ddl liberalizzazioni.
“L’apertura alle parafarmacie della vendita dei farmaci in fascia C – ha detto Giulia Grillo, capogruppo M5S in commissione affari Sociali in apertura di un incontro sul tema promosso dal Movimento – ci sembrava il giusto punto di mediazione. Invece hanno puntato sull’apertura ai grandi capitali considerandola una grande. Per noi così non è: aprire ai grandi capitali è una grande sconfitta. Una sconfitta anche per i farmacisti la cui figura verrà sminuita dalle grandi catene che si verranno a creare. Ecco perché abbiamo voluto oggi questo momento di confronto con interlocutori super partes, per capire come dobbiamo muoverci e aiutare il cittadino in una maniera sensata. Vogliamo capire quali sono i percorsi più idonei per garantire uno sconto al cittadino e contemporaneamente non svilire la figura del farmacista. Non sappiamo – ha aggiunto – se la scelta del Governo vada in questa direzione. Sarebbe stato meglio lavorare su una liberalizzazione dei farmaci con una regolamentazione accurata, piuttosto che permettere l’ingresso dei capitali che può nascondere dei rischi importanti”.
Non è semplice sbrogliare la matassa. Ci hanno provato due esperti con visioni opposte sull'argomento: Nicola Salerno, economista di Reforming.it (il laboratorio di analisi e proposte per l’economia e le istituzioni) e Federico Spandonaro economista dell’università Tor vergata di Roma.
Per Nicola Salerno: “Cambiare ed evolversi è cosa diversa dal fallire”. Le liberalizzazioni secondo l’economista, potrebbero costituire per le farmacie grandi opportunità: dalla possibilità di incorporaton e di creazione di catene all’ampliamento delle prestazioni farmacie dei servizi e alla loro trasformazione in Poli di assistenza poliambulatoriali. Inoltre con l’ingresso di nuovi professionisti liberati dal peso della pianta organica, la turnazione potrebbe contare su un numero maggiore di esercizi ed essere più graduale ed equilibrata nel corso dell’anno, con vantaggi anche sul piano della qualità.
L’apertura di nuovi esercizi significherebbe poi nuovi investimento e nuovi redditi. Inoltre con l'apertura della vendita dei farmaci di fascia C (presente nel testo entrato in Consiglio dei Ministri ma poi stralciata) si sarebbero potuti raggiungere importanti guadagni: “Se guardiamo a quello che è successo dopo le liberalizzazioni di Bersani e lo applichiamo a questi farmaci, si otterrebbe un risparmio tra 170 e 340 milioni l’anno”.
Insomma per Salerno la formulazione dell’articolo 33 del Ddl contiene molti pro, un'occasione mancata ma anche alcuni contro. “Sarà possibile raccogliere risorse fresche – ha detto – grazie all’ingresso di nuovi soggetti proprietari all’interno del settore, sempre che la direzione rimanga al farmacista abilitato, unico a poter intermediare sul farmaco. Queste sono premesse importanti per lo sviluppo reale della farmacia di servizi. La possibilità che dall’esterno entrino soggetti nuovi con titolarità è una fonte di dinamismo, una ventata di aria fresca con potenziali effetti positivi anche sull’organizzazione”. Certo non mancano criticità: “Bisogna infatti vigilare sul fatto che le nuove possibilità non vengano utilizzate da chi è già nel settore per aumentare la concentrazione dell’offerta e che anche i nuovi soggetti non entrino per creare condizioni di concentrazione a loro favore”.
Su posizioni differenti Federico Spandonaro che non nasconde il suo scetticismo. “Le liberalizzazioni in via di principio sono una cosa giusta – ha sostenuto – , ma non sono una condizione né necessaria né sufficiente perché un mercato funzioni bene. Il problema è cosa liberalizzare e come liberalizzarlo. E le soluzioni fin ora proposte hanno più difetti che pregi. Come la soluzione che ora si sta affacciando di far entrare i grandi capitali, che di nuovo sta scontentando tutti. Oltre a porre qualche rischio a partire da quello di una concentrazione verticale, con aziende che acquisiscono catene di farmacie e spingono solo per il proprio farmaco.
Le soluzioni? Innanzitutto usare meglio gli strumenti a disposizione e “capire che valore ha la rete di farmacie intese come presidi del Ssn”, e poi attuare “una politica del farmaco più proattiva, come ad esempio il delisting, spostando cioè tutti quei farmaci ormai entrati nell’uso comune dalla fascia C alla vendita senza ricetta. Una soluzione pragmatica che darebbe gli stessi risparmi. Soluzioni ce ne sono molte, così come bisognerebbe salvaguardare le farmacie più deboli e i giovani. Il rischio è che il dibattito sia stato un po’ più vincolato dalle ideologie e non dalle esigenze pratiche di ottenere dei vantaggi”.
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