quotidianosanità.it
stampa | chiudi
Venerdì 13 FEBBRAIO 2015
Osteopatia. Continua la polemica con i fisioterapisti
Gentile Direttore,
ho letto con grande attenzione ed un certo stupore l’intervento di Davide Albertoni dal titolo “Quale verità sull’osteopatia” pubblicato lo scorso 3 febbraio. Non trovo intellettualmente onesta la distorsione nel valutare il documento dell’OMS dal titolo “Benchmark for training in osteopathy (1)”, pubblicato nel 2010 in riferimento al meeting di Milano del 2007.
Si induce il lettore a far credere che l’OMS dia la possibilità a chiunque di poter esprimere le proprie opinioni sui suoi documenti senza alcuna verifica, da spettatore. Si rimuovono dalla valutazione oggettiva della documentazione OMS affermazioni, in cui viene dichiarato che sono state prese tutte le più ragionevoli precauzioni per verificare le informazioni contenute nel documento (“All reasonable precautions have beentaken by the World Health Organization to verify the information contained in this publication”) (pag.3), che l’OMS riconosce il suo “debito intellettuale” a più di 200 reviewers, inclusi esperti, autorità nazionali, organizzazioni professionali e non governative, in 57 paesi che hanno fatto pervenire i loro commenti e consigli sulla stesura del testo (“ WHO acknowledges its indebtedness to over 200 reviewers, including experts and national authorities aswell as professional and non governmental organizations, in 57 countries who provided comments and advice on the draft text.”), ribadendo la collegialità del lavoro eseguito.
Inoltre, non si vuole considerare che l’obiettivo del documento è quello di assicurare che le TM/CAM abbiano un adeguato livello di conoscenze, abilità e consapevolezza in termini di indicazioni e controindicazioni al loro utilizzo (“The aim of this series of benchmark documents is to ensure that TM/CAM (TraditionalMedicine or Complementary and Alternative Medicine) practicesmeet minimum levels of adequate knowledge, skills and awareness of indications and contraindications. These documents may also be used to facilitate establishing the regulation and registration of providers of TM/CAM.”). Ed infine si deve ricordare che nel documento dell’OMS si afferma che l’osteopatia differisce dalle altre professioni sanitarie, che utilizzano le tecniche manuali, come la fisioterapia e la chiropratica, in quanto si basa su un approccio olistico manuale per la cura del paziente nel suo insieme (“The practice of osteopathy is distinct from otherhealth-care professions that utilize manual techniques, such asphysiotherapy or chiropractic, despite some overlap in the techniques and interventions employed. As a handson approach to patient care, osteopathy has contributed to the body of knowledge of manual therapies and complementary and alternative medicine”).
Il documento “Benchmark for training in osteopathy” fa parte del “WHO Library Cataloguing-in-Publication Data”, ovvero è la libreria più autorevole in tutto il mondo sulla salute pubblica e fornisce la possibilità di accedere alle conoscenze da parte dell’OMS come anche da altre fonti della letteratura scientifica prodotta nel mondo (“The WHO Library is the world’s leadinglibrary on public health. It provides access to knowledge from WHO as well as to other sources of scientific literature produced around the world”).
Questo documento rappresenta una guida per tutti i paesi del mondo che desiderano riconoscere l’osteopatia come professione sanitaria, per contestualizzare le direttive presenti nel documento in base alle normative e procedure legislative atte in ciascun paese. Questo è confermato, anche, dal prezioso lavoro che stanno portando avanti le associazioni di osteopatia europee (EFO e FORE), di cui il ROI è membro, nei confronti delle norma CEN in fase di ultimazione, per la definizione del profilo professionale sanitario dell’osteopata.
A questo punto, penso sia difficile parlare di autoreferenzialità. L’osteopatia, come tutte le discipline ha associazioni di rappresentanza nazionali e internazionali, che hanno al proprio interno esperti che cercano di diffondere la propria conoscenza, sulla base delle evidenze disponibili, per portare avanti un percorso importante come quello del riconoscimento di tale professione. Questo accade in tutte le professioni, e non mi sembra che IFOMPT possa considerarsi nulla di diverso. Se si parla di autoreferenzialità, o vale per tutti, o altrimenti, se si seguono le indicazioni dell’OMS, l’importante è un lavoro di collegialità, in cui tutti mettono a disposizione di tutti le proprie conoscenze, mantenendo come prioritario la sicurezza per il cittadino, l’efficacia terapeutica e la qualità del proprio operato.
La critica di Albertoni sull’assenza di evidenze scientifiche dell’osteopatia non è attendibile. Ad un’interrogazione su PubMed, (il sito dove sono censiti più di 23 milioni di pubblicazioni scientifiche) all’11 febbraio del 2015 utilizzando il termine “osteopathic medicine “risultano identificati ben 7.187 articoli con un incremento dal 1987 al 2014 del 543%. La sostanza è che tutte le riviste indicizzate su PubMed hanno un valutazione degli articoli peer-reviewed, questo è il solo metodo che garantisce la qualità dell’evidenza scientifica e a cui sono stati sottoposti tutti gli articoli scientifici da me menzionati nel precedentemente articolo. Inoltre, ci tengo fare delle precisazioni in merito alla pubblicazione delle prime linee guida sull’efficacia trattamento manipolativo osteopatico nella lombalgia cornica aspecifica (2). Per stilare una linea guida ci sono delle direttive ben specifiche, come indicato nel Manuale metodologico del Sistema Nazionale per le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (SNLG-ISS), che prevede proprio una revisione delle migliori evidenze presenti in letteratura, sottoposte ad un processo di valutazione della qualità metodologica dei lavori pubblicati. Pertanto, se esiste una linea guida, è perché c’è sufficiente e adeguata evidenza scientifica per poterla stilare e rappresenta uno strumento che consente un rapido trasferimento delle conoscenze, elaborate dalla ricerca biomedica, nella pratica clinica quotidiana.
Per correttezza di informazione, sono state pubblicate 2 meta-analysis review sulla lombalgia cronica aspecifica, l’ultima è del 2014 (3,4).
Possiamo poi entrare nello specifico e valutare la singola evidenza per ogni trattamento osteopatico, ma qui siamo nel corso del processo scientifico di acquisizione delle conoscenze. Non capisco quindi come Albertoni possa sostenere l’appartenenza dell’osteopatia alle pseudoscienze a meno che non ritenga la presenza di questa disciplina un’intrusione su PubMed. Vorrei nuovamente ricordare che il primo randomized clinical trial sull’uso del trattamento osteopatico nella lombalgia fu pubblicato nel 1999 sulla prestigiosa rivista scientifica del New England Journal of Medicine (IF 54.42 nel 2013) (5).
Infine, a proposito dell’’International Classification of Diseases: se l’osteopatia può essere ricondotta al settore XIII (Malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo) codice M99 (Lesioni biomeccaniche non classificate altrove) dell’ICD-10 è un fatto, se questo “è un argomento un po’ debole per sostenere che la diagnosi osteopatica sia codificata” è un’opinione di Albertoni.
Mi spiace vedere tanto accanimento nel denigrare e sminuire quanto fatto per progredire nello studio e nella ricerca, segno di una volontà di crescita e dell'esigenza di dare risposte sempre più adeguate e competenti ai bisogni di chi si affida alle nostre cure.
Non trovo costruttivo ed etico un attacco che sottende alla paura di una competizione di mercato, quando di competizione non si tratta, ma solo di chiarezza e di definizione di ruoli e competenze a vantaggio di tutti.
E' inutile fermare il progresso e lo svilupparsi di nuove professioni. E' utile invece il dialogo e la collaborazione fra quanti si occupano della salute dei pazienti e auspicano che la ricerca aiuti a dare delle risposte ai bisogni del cittadino.
L'osteopatia è una professione autonoma, presente in tutti gli Stati europei, nata negli Stati Uniti, che ha avuto uno sviluppo velocissimo ed una diffusione capillare in tutti i paesi citati. Opporsi per questioni corporativistiche a una sua regolamentazione è miope e ingiusto, quanto invece utile l'unione di tutti verso una maggiore qualificazione delle professioni, che per far fronte a una richiesta sempre più elevata di competenza, esigono tutte maggiori riconoscimenti.
Mi rendo conto che il processo di confronto tra le diverse medicine, ufficiali, tradizionali e complementari appare difficile e complesso e ha numerose implicazioni nell’ambito delle professioni sanitarie e delle organizzazioni dei sistemi sanitari. Su un punto però sono d’accordo con le osservazioni implicite di Albertoni: a ogni professionista sanitario spetta l’onere della prova dell’efficacia del trattamento che propone secondo i principi della medicina basata sulle evidenze, i soli che possono realmente garantire la salute dei pazienti ed orientare nelle scelte di politica sanitaria in modo efficiente ed efficace.
Paola Sciomachen
Presidente Registro degli Osteopati d’Italia
Bibliografia:
1. Benchmarks for training in osteopathy, WHO, 2010.
2. Clinical Guideline Subcommittee on Low Back Pain. American Osteopathic Association. American Osteopathic Association guidelines for osteopathic manipulative treatment (OMT) for patients with low back pain. JAOA 2010; 110 (11): 653-66.
3. Licciardone JC, Brimhall AK, King LN. Osteopathic manipulative treatment for low back pain: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. BMC Musculoskelet Disord. 2005 Aug 4;6:43.
4. Franke H, Franke JD, Fryer G. Osteopathic manipulative treatment for nonspecific low back pain: a systematic review and meta-analysis. BMC Musculoskelet Disord. 2014 Aug 30;15:286.
5. Andersson GB et al. A comparison of osteopathic spinal manipulation with standard care for patients with low back pain. N Engl J Med 1999; 341 (19): 1426-31.
© RIPRODUZIONE RISERVATA