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Martedì 13 GENNAIO 2015
Pronto Soccorso. Caos in tutta Italia. Barelle, materassi per terra, personale insufficiente e stressato. Anaao: “Dall'addio al posto fisso alla fine del posto letto fisso”
Disagi lungo tutta la penisola, con corridoi intasati e ambulanze bloccate per ore negli ospedali. Alla base il picco delll'influenza, ma anche ragioni strutturali legati alla carenza di personale e di posti letto. Il sindacato dei medici dirigenti lancia l'allarme: " Lo stato dei Pronto Soccorso è diventato l’unico elemento nazionale di un Servizio Sanitario balcanizzato fino nell’attribuzione delle competenze professionali”
Ore di attesa prima di un ricovero, barelle addensate lungo i corridoi, il nervosismo che serpeggia in corsia. Sono giorni travagliati per i Pronto Soccorso italiani sovraffollati e, in molti casi, al collasso da Nord a Sud, accomunati da difficoltà analoghe che stanno persino azzerando le differenze geografiche. “Da Napoli a Genova, da Ancona a Roma – lancia l’allarme l’Anaao Assomed - sono sospesi i ricoveri programmati e le foto di pazienti posteggiati sul tavolo operatorio, su panche o su barelle sottratte alle ambulanze, affollano il web. Ed i ‘barellati’ perenni, le corsie strapiene, gli operatori stravolti riempiono le pagine delle cronache cittadine. E non è ancora arrivato il picco di epidemia influenzale. Per una volta la latitudine non c’entra e lo stato dei Pronto Soccorso è diventato l’unico elemento nazionale di un Servizio Sanitario balcanizzato fino nell’attribuzione delle competenze professionali”.
Il processo di deospedalizzazione al centro della riorganizzazione del Ssn stenta a decollare, con le Regioni che ancora non riescono a implementare pienamente l’assistenza domiciliare e territoriale. Al Fatebenefratelli di Milano le foto scattate da medici e infermieri testimoniano la drammaticità del quadro, con barelle accalcate in ogni angolo e pazienti costretti in condizioni precarie anche per quattro o cinque giorni. A Roma, intorno alle 14 di ieri, 42 ambulanze risultavano bloccate nei nosocomi da oltre un’ora, con picchi di addirittura nove ore al San Giovanni e al Sant’Andrea. Mancano infatti i posti letto e i portantini sono spesso costretti ad assistere i pazienti, in attesa che vengano presi in carico dal personale dell’ospedale.
Anche a Palermo i problemi sono consistenti. “I nostri Pronto Soccorso sono inadeguati – denuncia Luigi Galvano, segretario regionale della Fimmg – Sono angusti e i pazienti sono costretti ad attendere ore e ore prima di essere visitati”. E, la scorsa settimana, il consigliere regionale di Forza Italia, Luigi Mazzei, ha presentato un’interrogazione dopo che dodici ambulanze “sono rimaste in coda un’ora e mezza – ha ricordato – al Vito Fazzi di Lecce senza poter scaricare i malati perché mancavano le barelle”. L’impatto mediatico più dirompente spetta però a quanto accaduto al Martini di Torino, dove il 9 gennaio un caposala di 43 anni è stato colto da emorragia cerebrale dopo un turno di dodici ore nel Pronto Soccorso intasato sin dalle prime ore del mattino. Per lui gli sforzi profusi si sono tradotti in un ricovero in neurologia con diagnosi di aneurisma.
A incidere pesantemente è ovviamente anche l’impennata dei casi legati all’influenza. Il virus di stagione rischia però di attecchire in maniera più massiccia rispetto agli scorsi anni in seguito alla vicenda del Fluad, terminata con ‘l’assoluzione’ dei lotti incriminati, ma comunque in grado di innescare un panico collettivo che ha indotto alcune fasce della popolazione a rinunciare al vaccino. “Alcune segnalazioni evidenziano che dopo metà novembre le vaccinazioni si sono arrestate – ha spiegato Carlo Signorelli, presidente della Società italiana di igiene e medicina preventiva (Siti) – L’effetto Fluad c’è stato certamente e da un 50-55% di vaccinati si è arrivati a 40”.
Il sovraffollamento che sta attanagliando gli ospedali del Paese è però, ragiona Sandro Petrolati – componente della segreteria nazionale Anaao e segretario aziendale al San Camillo di Roma - dovuto prevalentemente a ragioni di carattere strutturale. “Con l’aumento delle malattie respiratorie in inverno si registra un fisiologico incremento degli accessi – sottolinea – Tuttavia la causa alla base del caos di questi giorni non risiede nella vicenda Fluad. Nel Lazio, a partire dal 2008 in corrispondenza dell’avvio del Piano di Rientro, la situazione ha mostrato un progressivo peggioramento a causa della diminuzione del personale”. Ma quest’anno la situazione in emergenza “è addirittura più pesante che in passato poiché la restrizione dei posti letto sta esplodendo in tutta la sua drammaticità”. E le difficoltà non sono da ascrivere neanche “a un eccesso di inappropriatezza che, in termini quantitativi, non è il fattore decisivo. Il nodo della questione è, invece, rappresentato dalla sperequazione tra necessità di ricovero e disponibilità delle strutture”. In questo senso le Case della Salute su cui Zingaretti punta con decisione “non risolvono assolutamente i problemi, poiché non garantiscono la presa in carico, per esempio, di un anziano con la polmonite”.
Per l’Anaao i problemi di questi giorni costituiscono quindi il sintomo di una dinamica ben più ampia e complessa. “Il nostro Ssn – osserva il sindacato dei medici dirigenti - sta precipitando nel baratro dell’incapienza. Un’incapienza di posti letto, di medici, di infermieri, di operatori socio-sanitari, di risorse in conto capitale, di formazione. Siamo ai margini dell’Europa come numero di posti letto per mille abitanti, sotto la media UE per le risorse destinate alla sanità. Ed il personale continua inesorabilmente a calare rendendo incompatibile assistenza e sicurezza”.
Per questo lo smottamento organizzativo dei Pronto Soccorso è “il primo segnale tangibile della insostenibilità di questa situazione”. Di fronte all’aumento dei pazienti cronici, “si tagliano risorse e posti letto agli ospedali. Il diritto ad essere curato in maniera appropriata ed in condizioni dignitose è diventato quasi un privilegio. Dall’addio al posto fisso alla fine del “letto fisso”. Come nei Promessi Sposi. Oggi lo regaliamo noi un tweet ed un hashtag ai nostri governanti: “Di nuovo i lazzaretti. La Sanità italiana #cambiaera”.
Gennaro Barbieri
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