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Mercoledì 03 DICEMBRE 2014
Fassid/Sinafo. Riconoscere i contratti di specializzazione anche ai non medici

Il mancato riconoscimento dei contratti produce riverberi pesantissimi sullo status economico che costringe questi specializzandi a ricorrere all’aiuto delle famiglie per soddisfare gli impegni previsti dall’ordinamento delle scuole. Ecco in particolare le tre richieste dei farmacisti ospedalieri 

Nel corso della conferenza stampa organizzata dai senatori D’Ambrosio Lettieri e Mandelli, Fassid-Sinafo ha illustrato le criticità che ancora oggi interessano le scuole di specializzazione di area sanitaria alle quali sono iscritti i laureati non medici. Le questioni che sono state messe in evidenza dalla organizzazione sindacale dei farmacisti del sistema sanitario nazionale sono sostanzialmente tre.

La prima riguarda l’ancora irrisolto nodo del riconoscimento dei contratti di formazione per gli specializzandi non medici. Tutte le scuole di specializzazione di area sanitaria hanno un comune denominatore organizzativo, condividono il medesimo Osservatorio Nazionale, prevedono regole e impegni orari, per la pratica professionalizzante e didattica, omogenei e che, di fatto, equivalgono al tempo pieno ufficialmente riconosciuto solo agli specializzandi medici. A questi specializzandi non medici viene negato il contratto di formazione con riverberi pesantissimi sullo status economico che li costringe a ricorrere all’aiuto delle famiglie per soddisfare gli impegni previsti dall’ordinamento delle scuole. Su tale questione , per la quale Fassid-Sinafo ha posto in essere da molto tempo un’ azione rivendicativa a sostegno delle più che legittime pretese dei laureati non medici, si rimane in attesa del soddisfacimento della sentenza del Consiglio di Stato e delle iniziative sinergiche intraprese a livello politico, accademico e sindacale.

Altra questione è quella relativa all’accesso del SSN. Il decreto delega sulla “gestione e svilup-po delle risorse umane” potrebbe provocare un vero e proprio terremoto in tema di assun-zione del personale laureato da parte del SSN. In sostanza verranno rivisti i requisiti d’accesso con la previsione dell’eliminazione dai bandi dell’obbligatorietà del possesso della specializzazione. Non si può non sottolineare che un accesso di laureati abilitati senza il requisito della specializzazione, avrebbe come prima conseguenza l’annichilimento delle dotazioni organiche che verrebbero immediatamente ridimensionate se non addirittura soppresse. Si creerebbero due canali di accesso (uno per i non specializzati e un altro per coloro che sono in possesso del titolo), due situazioni normo-giuridiche differenti e due condizioni economiche sensibilmente diversificate. Sembrerebbe che il nuovo inquadramento dei medici e dei laureati sanitari non medici dovrebbe essere quello nella categoria Ds del comparto.

Un riallineamento all’interno di un livello che le attuali norme contrattuali non hanno mai considerato e che, di fatto, allontanerebbe questi laureati in maniera presumibilmente definitiva dal raggiungimento dei livelli dirigenziali nei quali sono oggi incardinati tutti i dirigenti medici e sanitari. E’ pur vero che è stata anche ventilata l’ipotesi che, in tempi successivi, questi laureati assunti (non si sa ancora come e con quali tipologie di concorsi che non possono essere ovviamente quelli previsti dalla 483 e 484) possano accedere in soprannumero ai corsi di specializzazione. Ma sembra lecito ipotizzare che, nel caso questo progetto possa concretizzarsi realmente, agli specializzati non strutturati rimarrebbero ben poche possibilità d’ingresso nel SSN. Si potrà, certamente, discutere su una rivisitazione dei percorsi formativi, un’eventuale graduazione nel raggiungimento dello status dirigenziale ma non si può pensare ad un accesso che preveda l’eliminazione tout court del requisito della specializzazione.

E, infine, la questione della riduzione del numero di anni delle scuole. E’ una problematica che riguarda, in particolare, gli specializzandi della scuola in Farmacia Ospedaliera. La riduzione da quattro a tre anni del percorso formativo post lauream, avrebbe effetti deleteri sul riconoscimento del titolo a livello europeo. Il grande sforzo profuso per dare omogeneità nei percorsi formativi da parte di sei Paesi della Comunità Europea potrebbe essere vanificato nel momento in cui la specializzazione in Farmacia Ospedaliera, acquisita nel nostro Paese, dovesse non essere più allineata nel numero di anni. La conseguenza sarebbe quella del venir meno del mutuo riconoscimento e della consequenziale impossibilità della libera circolazione, a livello europeo, degli specializzati italiani in farmacia ospedaliera. Inoltre, la contrazione del numero di anni condizionerebbe anche il percorso formativo con un’inevitabile riduzione dei livelli di apprendimento su materie indispensabili per l’espletamento di quelle funzioni professionali e gestionali richieste dal nostro sistema sanitario.
 
Roberta Di Turi (segretaria nazionale Fassid-Sinafo)

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