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Mercoledì 26 NOVEMBRE 2014
Depressione. Da Londra l’allarme europeo: “Ne soffrono 32 milioni di persone”
I dati al summit mondiale promosso dalla rivista The Economist che ha riunito oltre 170 persone tra leader politici, rappresentanti dei governi, industriali, medici e ricercatori di tutto il mondo per fare il punto di quella che è stata definita una vera e propria epidemia. E non colpisce solo gli anziani. In crescita tra i giovani e i giovanissimi
Un esercito di persone, il 15% della popolazione in forma moderata e il 5% il modo severo, sono coloro che soffrono di un disturbo mentale. Una sofferenza di cui si parla ancora poco, gravata dalla vergogna e dallo stigma e che miete le sue vittime in maniera silenziosa. Chi soffre di una malattia mentale severa come depressione, disturbo bipolare o schizofrenia ha una aspettativa di vita di 20 anni in meno di un soggetto sano (alla stregua delle malattie cardiovascolari) e la qualità della sua esistenza prevede una flessione verso il basso verso la cronicità se non curata adeguatamente. La depressione interessa ogni anno 32 milioni di persone solo nel Vecchio Continente, con una possibilità 6-7 volte superiore che questi soggetti perdano il lavoro e peggiorino le proprie condizioni di vita con un progressivo ritiro sociale che porta all’invisibilità e costa alla società circa 4 punti del PIL.
“Una malattia che si presenta in varie forme, spesso sfumate, scarsamente identificate e trattate. Bisogna intervenire presto e bene” ha dichiarato nella sua relazione di apertura Kofi Annan, ex Segretario delle Nazioni Unite, dal palco della conferenza mondiale organizzata dal settimanale The Economist ‘The Global Crisis of Depression: the low of 21st century?’ che si è svolta a Londra il 25 novembre. Evento che ha riunito oltre 170 persone tra leader politici, rappresentanti dei governi, industriali, medici e ricercatori di tutto il mondo allo scopo di fare il punto di questa epidemia.
“E’ importante considerare la terapia di questa patologia come un investimento e non un costo e dobbiamo diminuire il gap tra chi può accedere alle cure e chi no. Per questo abbiamo bisogno di una collaborazione globale che coinvolga tutti, sistemi sanitari, ma anche aziende e banche. E dobbiamo tenere conto che la crisi economica e finanziaria che sta sconvolgendo il mondo è un fattore di rischio per questa patologia” ha proseguito Annan.
Il riconoscimento e la diagnosi rimangono un punto ancora critico: “è necessario che i sanitari siano maggiormente formati a riconoscere anche i segni sfumati del dolore psichico e che abbiano strumenti per aiutare il paziente a parlarne e quindi fornire aiuto. La persona depressa diventa invisibile alla società, il ritiro sociale è un tratto distintivo e non si chiede aiuto perché la mancanza di speranza è un tratto distintivo della patologia” ha spiegato Norman Lamb, Medico e Ministro della Salute inglese, paese divenuto leader mondiale nell’accesso alla terapia psicologica e che ha promosso il piano Time to Change che coinvolge oltre 100 delle più grandi imprese britanniche per combattere la discriminazione nei luoghi di lavoro “Il 94% dei soggetti con depressione presenta sintomi cognitivi che impattano sulla capacità lavorativa e sulla vita quotidiana, ma anche sintomi fisici e una spiccata comorbidità con altri disturbi della sfera psichica. Il 28% dei soggetti presenta un solo episodio nel corso della vita, il 34% ha episodi ricorrenti e il 38% sviluppa una forma cronica con un elevato rischio di disabilità ovvero un crollo nel funzionamento quotidiano e sociale. In assenza di una adeguata terapia il 50% dei soggetti rischia una ricaduta entro 3 mesi dal primo episodio e il 70% sviluppa disturbi somatici”.
Eppure curare la depressione avrebbe un costo accessibile: la terapia impatta per il 5% delle spese per singolo paziente mentre la cronicità impatta per il 95% in termini di perdita del lavoro, assenteismo, presenteismo, assistenza familiare. E diminuire l’impatto di quello che viene chiamato il ‘cane nero’ della mente costa molto meno di ciò che si spende ad esempio, per la schizofrenia: 700 milioni l’anno contro 5800 milioni.
“La dimensione del dolore e della sofferenza personale è pervasiva e si diffonde anche alle persone che vivono con il malato” spiega Linda Rosenberg, Direttore del National Council for Behavioural Health americano “e forse dovremmo iniziare a considerare la depressione come una malattia ‘trasmissibile’ perché influisce anche sull’equilibrio psicologico dei familiari”.
“Non vogliamo ‘patologizzare’ la tristezza o la timidezza” ha chiarito Simon Wessely, psichiatra al King’s College “ma aiutare le persone a parlare, a chiedere aiuto e a riconoscere le diverse sfumature del disturbo. Da parte nostra dobbiamo superare il problema della insufficiente diagnosi e migliorare l’adesione alle terapie, che esistono e sono efficaci”.
Depressione e comorbidità
Disturbi d’ansia 54,3%
Disturbi dell’umore 72,2%
Abuso di sostanze 41,2%
Disturbi somatici 49,2%
(Fonte: Conferenza The Economist ‘The Global Crisis of Depression: the low of 21st century?’ Londra, 25 novembre 2014)
Johann Rossi Mason
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