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Martedì 23 SETTEMBRE 2014
Spending review. Lorenzin, le Regioni e i tagli necessari

Non si può pensare che un sistema, la cui invarianza strutturale ha un costante effetto incrementale sulla spesa pubblica, sia impermeabile come gli orologi. Bisogna, invece, fare in modo di negoziare di volta in volta le condizioni di coesistenza tra spesa pubblica e sanità.

La ministra alla salute Lorenzin si trova in mezzo tra le necessità finanziarie del suo governo e il patto sottoscritto con le Regioni. Di tagli lineari, dice la ministra, neanche a parlarne, ma intanto Renzi le ha chiesto un taglietto del 3% sulle spese del suo ministero, poi ci ha garantito che il Patto per la Salute, nel 2015, butterà almeno 900 mln di risparmi e l’altra sera dalla tv si è rivolta alle Regioni per chiedere loro questi 900 mln, ma entro l’anno. Intanto Renzi, Patto o non Patto, se ho capito bene, vuole da noi 3 mld che sarebbero, secondo i calcoli dell’Agenas, esattamente la metà di quello che sprecheremmo nel sistema, quindi neanche tanto.

Situazioni così ambigue, a dire il vero, non sono nuove. In un modo o nell’altro, esse vengono fuori ogni qual volta si deve fare una finanziaria. Ricordo che all’incirca a maggio di un anno fa ci siamo trovati in una situazione analoga con Letta che prometteva al paese 30 mld di sconti finanziari. Oggi Renzi cerca 20 mld per la legge di stabilità, e anche in questo caso la sanità è tra i suoi possibili finanziatori. Ogni volta che inizia il walzer tra governo e sanità alla fine, in un modo o nell’altro, il governo finisce col pestarci i piedi. Del resto non si può pensare che un sistema la cui invarianza strutturale ha un costante effetto incrementale sulla spesa pubblica sia impermeabile come gli orologi. Per cui resto convinto che se non vogliamo continuare in eterno a giocare a ‘chiapparella’, (il governo che rincorre la sanità), bisogna fare in modo di negoziare di volta in volta le condizioni di coesistenza tra spesa pubblica e sanità.

Ma dovremmo essere noi, con le nostre proposte, a correre dietro al governo. Ai tempi del governo Letta, con la Lorenzin che si ispirava al “libro bianco” di Sacconi abbiamo sfiorato con il def la controriforma (vi ricordate la storia dell’universalismo selettivo?), in quella circostanza controproposi un  “programma di cambiamenti”, una moratoria sui tagli, ma garantendo riduzioni graduali e controllate di spesa finanziate con i soldi delle diseconomie dell’anti economicità e della corruzione. “Se fossi in Lei” scrivevo su questo giornale rivolgendomi alla ministra “farei politica con la P maiuscola a tutto campo”. 

Berlusconi, Monti, Letta o Renzi il gioco è sempre lo stesso, si continua con la chiapparella. La musica è sempre la stessa e il governo continua goffamente a pestarci i piedi. L’altro giorno, su questo giornale, ho proposto di dare a Renzi i 6mld di sprechi che dice l’Agenas, cioè più o meno un sesto del presumibile costo del malaffare in sanità, per avere in cambio lo sblocco dei contratti e del turn over, un piano anticorruzione, una riforma del sistema, e una authority per garantire la qualità dei servizi. L’idea è sempre quella vecchia: fare “politica con la P maiuscola a tutto campo”. La mia proposta, perfettamente fraintesa da Fabrizio Gianfrate evidentemente sensibile alle birre forti che cita nel suo articolo ha suscitato reazioni private (mail, sms, telefonate) di grande interesse.

L’idea di ridurre il FSn, anche se e solo attraverso l’eliminazione dei costi parassiti della corruzione è piaciuta a molti, ma per alcuni miei amici welfaristi, essa è quasi contro natura. Eppure disporre di un fondo che solo per tre quarti viene speso per i servizi è come avere in pratica un fondo tagliato di un quarto del suo valore effettivo. L’idea poi di tagliare il Fsn linearmente, perché le Regioni non farebbero mai pulizia di loro spontanea volontà, sarebbe un attentato alla natura pubblica del sistema perché ormai, per costoro, i tagli lineari sono per definizione il diavolo.

Eppure, cari amici, con il cuore in mano vi devo dire sinceramente che, per il bene dell’art 32, se potessi taglierei volentieri in modo lineare la “cacca” che c’è nella sanità esattamente come quando una volta in bagno dopo aver fatto i nostri bisogni tiravamo la catena. Per certe cose più che leggi speciali come propone l’Ispe bisognerebbe, soprattutto ora che siamo in recessione, tirare la catena. E’ questo che intendo per “piano anticorruzione”. Non so se ricordate quel bel film “l’onore dei Prizzi” dove le famiglie mafiose si ammazzano tra di loro, ma considerando i loro omicidi non come offese personali, ma come una “questione di affari”.

Renzi non ce l’ha personalmente con noi, ha solo bisogno di soldi e sa che le Regioni questi soldi non glieli daranno mai. Se ha fatto la riforma del titolo V è perché non ha una grande opinione delle regioni...e, devo dirvi francamente, nemmeno io. Renzi vuole fare affari, ma fino ad ora nessuno gli è andato a proporre qualcosa di interessante. Tutti vogliono qualcosa ma senza dare niente in cambio. Mica crederete che con la micragna che c’è e con l’Europa del 3%, noi possiamo cavarcela con il Patto per la Salute? Suvvia ragazzi sappiamo tutti che alle  Regioni interessa solo il Fsn e l’incremento annuale del fabbisogno. Per cui come sorprenderci se il governo continua a pestarci i piedi e a correrci dietro?

Se è una “questione di affari” offriamo a Renzi dei soldi veri non delle chiacchiere: noi facciamo un po’ di pulizia in casa e stoppiamo la privatizzazione, Renzi si fa la sua brava legge di stabilità, e con i sindacati mettiamo in campo un rinnovamento col botto. Però non si fa perché? Ve lo dico io ...a parte la questione non marginale del “riformista che non c’è”, ci sono di mezzo le Regioni il cui unico vero interesse è rifinanziare i loro di affari. Colgo l’occasione per lanciare un appello: finiamola, una buona volta, almeno tra noi, con questa lagna della siringa. Basta vedere le cronache giudiziarie che hanno interessato in questi anni chi più e chi meno tutte le regioni (emblematiche Lombardia, Abbruzzo, Campania, Veneto e non solo) per capire che quello che l’Agenas chiama pudicamente “spreco” è in realtà la minima parte di un enorme malaffare. Se penso alle tangenti pagate per rinnovare le convenzioni alle cliniche e ai laboratori privati, la storia della siringa mi fa sorridere.

Andatevi a rileggere “Sanità Spa. Tagliare il malaffare per salvare il diritto di tutti alla cura e all’assistenza”, della mia amica Daniela Francese e capirete cosa è la corruzione in sanità e perché il suo valore finanziario, a fronte di quasi 110 mld di Fsn, è molto più alto di quei 6 miserabili mld che io darei volentieri a Renzi per questa cavolo di finanziaria. Veda ministra Lorenzin, le voglio riconoscere che, sotto sotto, il suo Patto, tenta di fare politica come piacerebbe a me, ma con la “p” minuscola perché vuole farci credere che in sanità non esiste la corruzione, ma solo ordinari sprechi dovuti a cattiva amministrazione risolvibili con un po’ di spending review e acquistando meglio i beni e servizi ecc. Sono balle ministra, e lei lo sa. Purtroppo lo sa anche Renzi che vuole intanto 3 mld sull’unghia.

Capisco che con le Regioni i conti bisogna farli, tuttavia cara ministra oggi lei ha un vantaggio in più rispetto a ieri che è la riforma del titolo V. Usi le norme sulla sovranità, usi i suoi nuovi poteri, convochi Chiamparino, chiami i sindacati “faccia politica con la P maiuscola” e avanzi una proposta. Insomma la smetta di fare la guardia al bidone. Quei 900 mln che lei chiede alle regioni prima di natale, se non userà la norma di sovranità, non glieli daranno mai? Ma neanche nel 2015!

La saluto ministra. Ho notato che è andata dal parrucchiere... le stanno bene i capelli corti ....bel taglio davvero...mi auguro solo che i suoi capelli non siano l’unica cosa che lei riesce a tagliare alla sanità.
 

Ivan Cavicchi
 

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