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Martedì 16 SETTEMBRE 2014
Speciale Easd 2014. Ecco esami e farmaci inutili da tagliare. Le indicazioni dei diabetologi al ministro Lorenzin
Per recuparare risparmi basterebbe tagliare farmaci inutili a cominciare dagli inibitori di pompa protonica per finire agli esami per il dosaggio della vitamina D per il quale si stima si spendano 15-20 mln di euro l’anno. La spending review secondo diabetologi e associazioni di pazienti lanciata in occasione del 50° Congresso Easd a Vienna.
Anche se la coperta economica è sempre più corta, si può fare molto per poter evitare tagli lineari e offrire ai pazienti terapie efficaci e farmaci di ultima generazione. Basterebbe iniziare a eliminare medicinali ed esami di laboratorio inutili. Quali? Gli inibitori di pompa protonica in primis, farmaci sicuramente non indispensabili per tutti i pazienti che li assumono. Mentre sul fronte degli esami di laboratorio basterebbe dare una sforbiciata a quelli per i dosaggi della vitamina D per i quali si stima si spendano in Italia 15-20 milioni di euro l’anno.
E ancora, risparmi pari a ben 132mln di euro potrebbero arrivare se si applicasse un prezzo di riferimento unico per gli strumenti di autocontrollo della glicemia.
Le indicazioni “taglia sprechi” rivolte all’indirizzo del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin sono arrivate dal 50° Congresso Easd organizzato a Vienna dal 15 al 19 settembre.
Nel corso di una conferenza stampa congiunta, la Società italiana di diabetologia (Sid), Diabete Italia e l’Associazione medici diabetologi (Amd) hanno messo, infatti, sul piatto la loro ricetta per uscire dalla crisi e recuperare fondi per offrire un’assistenza d’eccellenza alle persone con diabete, e non solo.
“Il ‘tutto a tutti’ non può più essere garantito da tempo – ha detto Enzo Bonora, presidente della Sid – e l’unica ricetta possibile per continuare ad assicurare agli italiani un’assistenza sanitaria di alto livello, ma allo stesso tempo sostenibile, sta nell’appropriatezza prescrittiva. Un passaggio essenziale soprattutto quando c’è la necessità di poter accedere a nuove terapie farmacologiche più efficaci ma anche più costose. Per far questo dobbiamo tagliare gli sprechi per poter liberare quelle risorse che consentiranno di accedere alle terapie più opportune. E per trovare spese di dubbia utilità non bisogna andare troppo lontano. Quante persone stanno utilizzando inibitori di pompa protonica, tra i farmaci maggiormente utilizzati in Italia, senza una chiara necessità di farlo? Troppi. Altro esempio, per i dosaggi di vitamina D si spendono ogni anno cifre in eccesso, per un esame inappropriato”.
Dosaggio della vitamina D, 20 milioni di euro l’anno sprecati. Nell’arco degli ultimi anni nel mondo si sono moltiplicati gli studi sull’associazione tra carenza di vitamina D, malattie cardio-vascolari, tumori e diabete. Si tratta per ora di studi osservazionali mentre mancano ancora le prove (gli studi sono ancora in corso) di benefici derivanti della supplementazione di vitamina D. Ma ha aggiunto il presidente della Sid: “Riteniamo che in questo momento nella pratica clinica si stia facendo un ricorso inappropriato di questi dosaggi e che questo genera anche la spesa conseguente alla supplementazione con vitamina D”.
E questa corsa al dosaggio della vitamina D comporta una spesa non trascurabile: “Solo nell’Ospedale universitario di Verona, presso il quale lavoro, si spendono ogni anno 200 mila euro per dosare la vitamina D. Una somma che riferita al Veneto consiste in non meno di 2 milioni di euro l’anno ed estrapolato all’Italia a circa 20 milioni di euro l’anno”.
Cifre iperboliche, se si pensa che la spesa per questi dosaggi in moltissimi casi di dubbia utilità ammonta a un terzo del tetto di spesa, fissato dall’Aifa, per le incretine orali.
Le analisi di laboratorio. Quello della vitamina D non è naturalmente l’unico esempio di spesa inutile nel capitolo ‘analisi di laboratorio’. La lista è lunga e altri esempi – alcuni dei quali riguardano da vicino l’area del diabete anche se spesso sono prescritti da non diabetologi – sono rappresentati dai dosaggi di insulina, peptide C, lipoproteina(a) [Lp(a)], omocisteina, fibrinogeno, proteina C reattiva (Pcr). Tutti esami costosi che andrebbero richiesti in casi limitati dallo specialista in contesti specifici e con motivazioni cliniche mirate ma che vengono invece prescritti spesso, con un grande spreco di soldi, visto che non aggiungono nulla all’inquadramento clinico o alle scelte terapeutiche.
“Con questo non vogliamo certo dire che i controlli di laboratorio siano tutti inutili e da tagliare – chiarisce Bonora – Tutt’altro! L’appello, anche in questo caso è all’appropriatezza. Anche perché, a fronte di sprechi certi e documentabili, ci sono anche molte ‘inadempienze’. Può essere inappropriato sia il prescrivere che il non prescrivere. Molto spesso le persone con diabete sono sottoposte a monitoraggio inadeguato di esami essenziali, quali l’emoglobina glicata, la creatinina, il profilo lipidico, la microalbuminuria".
Autocontrollo glicemico. Con prezzi unici di riferimento risparmi per 132 mln di euro.
E la spending review secondo i diabetologi non si ferma qui. Se si uniformasse i prezzi di riferimento per l’acquisto degli strumenti di autocontrollo della glicemia si risparmierebbero ben 132 mln di euro l’anno. A presentare la stima del possibile taglio di spese, Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia che invita il ministro a intervenire sulla materia in tempi strettissimi.
“Abbiamo presentato al ministro un calcolo di quanto si può recuperare il rimborso delle strisce e lancette pungidito uniformando al prezzo più basso – ha spiegato Salvatore Caputo – arriveremmo a risparmiare ben 132 mln di euro l’anno. Basterebbe guardare a quanto realizzato in regione Toscana. Per questo chiediamo di adottare una tariffa di rimborso nazionale, unica e sostenibile, evitando il ricorso alle gare. Ma anche di istituire un’Authority nazionale che garantisca sicurezza e definisca la tariffa di rimborso oltre a distribuire gli strumenti per l’autocontrollo nelle farmacie territoriali”.
Ma non solo, Diabete Italia, chiede anche a Ministro e Regioni di avere una uniformità di accesso alle cure per i pazienti diabetici su tutto il territorio nazionale e di lasciare nel mercato italiano solo gli strumenti affidabili e sicuri.
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