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Giovedì 04 SETTEMBRE 2014
Inquinamento domestico. Causa quasi 4 milioni di morti all’anno. Lo studio su The Lancet

E per oltre 600 milioni di persone aumenta il rischio di malattie respiratorie. Tra le patologie, asma, polmonite, tumore del polmone e broncopneumopatia cronica ostruttiva. Queste stime provengono dalla nuova 'Household Air Pollution Commission', pubblicata su The Lancet Respiratory Medicine. L’inquinamento indoor nel 2010 è risultato il terzo fattore di rischio globale

A livello globale, l’inquinamento indoor è la principale causa di decesso legata all’ambiente, determinando da 3,5 a 4 milioni di decessi (dato del 2010) su scala complessiva. Inoltre, da 600 ad 800 milioni di persone sono soggetti ad un aumentato rischio di sviluppare malattie respiratorie, tra cui asma, polmonite, tumore del polmone e broncopneumopatia cronica ostruttiva; mentre circa un terzo della popolazione globale (quasi 3 miliardi di persone) è comunque a rischio di presentare queste problematiche. A riferire questi dati è la nuova Household Air Pollution Commission*, costituita da un insieme di esperti provenienti da tutto il mondo e pubblicata da  The Lancet Respiratory Medicine. La Commissione è guidata dal Professor Stephen Gordon, della Liverpool School of Tropical Medicine, nel Regno Unito, e dal Professor William Martin, dell’Ohio State University, negli Stati Uniti.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità riferisce dati analoghi riguardo all’inquinamento indoor. In particolare, circa la metà dei decessi di bambini sotto ai 5 anni a causa di infezioni respiratorie acute è collegata all’inalazione di inquinamento nell’aria domestica (dati OMS 2014).
Dei circa 4 milioni di persone morte prematuramente per questo problema, l’Oms individua in percentuale le seguenti cause: 12% polmonite, 34% ictus, 26% cardiopatia ischemica, 22% broncopneumopatia cronica ostruttiva e 6% tumore del polmone.
 
In generale, un terzo della popolazione globale cucina, riscalda e illumina la propria abitazione con combustibili derivati da biomasse oppure con carbone. Si tratta di carburanti che producono fumo e che spesso comportano un’ampia quantità di inquinamento domestico, soprattutto quando l’ambiente è scarsamente ventilato, si legge nello studio odierno della Commissione su The Lancet Respiratory Medicine.
La Commissione ha esaminato il legame tra l’inquinamento domestico e le infezioni respiratorie, i tumori del tratto respiratorio e le malattie polmonari croniche: l’analisi ha preso in considerazione 21 paesi e 67 fattori di rischio nel periodo dal 1990 al 2010.
I risultati dello studio mostrano che nel 2010, ad esempio, su scala mondiale i tre principali fattori di rischio per il carico globale di malattia sono i seguenti: pressione sanguigna elevata, fumo di tabacco incluso quello di seconda mano e inquinamento indoor dovuto a combustibili solidi.
Nel 2010, nell’Europa orientale il principale fattore di rischio è l’uso di alcol, nell’Europa centrale la pressione sanguigna elevata mentre nell’Europa occidentale, nonostante il calo, è il consumo di tabacco incluso il fumo di seconda mano.
  
Tra le malattie polmonari croniche legate all’inquinamento domestico, le malattie polmonari ostruttive e lebronchiectasie nelle donne sono associate con l'uso di combustibili solidi per cucinare, si legge nello studio, “mentre gli effetti negativi dell'esposizione all'inquinamento domestico nelle prime fasi della vita sullo sviluppo del polmone non sono ancora stati interamente descritti”.
I soggetti più a rischio risultano essere donne e bambini che vivono in condizioni di povertà, per i quali è più difficile accedere all’assistenza sanitaria e ai trattamenti per i problemi respiratori.

In sostituzione ai combustibili solidi, è possibile utilizzare tecnologie più avanzate, tra cui particolari cucine, GPL e sistemi basati sull'energia solare.
"Nelle società in cui i metodi di cottura mediante combustibile solido sono attualmente la norma, queste tecniche di cottura e i carburanti ‘più puliti’ devono essere convenienti, efficienti e di lunga durata tanto quanto i metodi tradizionali che essi sostituiscono”, ha affermato il Professor Gordon. “Hanno anche bisogno di essere adattati alle diverse culture e alle regioni in cui sono utilizzati - se le famiglie solo in parte adottano metodi di cottura più puliti, utilizzando contemporaneamente anche tecnologie più inquinanti, potenzialmente andiamo incontro ad un insuccesso costoso e a nessuna riduzione dei milioni di persone attualmente a rischio di inquinamento dell'aria domestica”.
“Scienziati e operatori sanitari nei paesi in cui l'inquinamento indoor è ancora diffuso hanno necessità di collaborare con i governi e con le agenzie sanitarie internazionali per aumentare la consapevolezza dell’enorme tributo richiesto alla popolazione”, ha aggiunto il Professor Martin. “Ci sono molte lacune nella nostra conoscenza di come misurare e prevenire l'inquinamento domestico in modo efficace, ma questo problema non può essere risolto fino a quando la comunità internazionale non riconosca la portata di questo problema e si impegni per un'azione coordinata e concertata".
 
Viola Rita
 
*Stephen B Gordon et al., Household Air Pollution Commission, Respiratory risks from household air pollution in low and middle income countries, The Lancet Respiratory Medicine, Early Online Publication, 3 September 2014 doi:10.1016/S2213-2600(14)70168-7

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