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Lunedì 01 SETTEMBRE 2014
Fibrosi cistica. Ecco alcune differenze tra due tipi di farmaci

Lumacaftor, correttore, si distribuisce omogeneamente nella membrana cellulare, mentre Ivacaftor, potenziatore, si accumula di più nella parte interna. Sono i risultati di uno studio basato sulla radiazione di sincrotrone, condotto dall’Istituto di Biofisica del Cnr e pubblicato su European Biophysics Journal*. Lo studio potrà essere utile nello sviluppo di terapie future

Nella lotta alla fibrosi cistica, oggi è stata condotta una ricerca scientifica su terapie che agiscono direttamente sulla proteina mutata, potenziandone la ridotta attività o aumentandone la quantità. Lo studio, effettuato da un gruppo di ricerca dell’Istituto di Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibf-Cnr) di Genova, è stato pubblicato su European Biophysics Journal*.
La fibrosi cistica è una delle malattie genetiche più diffuse in Occidente ed è causata dalle alterazioni della proteina CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator).
 
I ricercatori hanno utilizzato tecniche sperimentali di fisica, in particolare la radiazione di sincrotrone, per osservare i diversi meccanismi di azione delle sostanze, al fine di investigare la potenziale interazione tra farmaci e componenti cellulari.
“Benché siano utilizzati con successo sulle persone affette da fibrosi cistica, non abbiamo ancora informazioni complete sul meccanismo molecolare di funzionamento dei farmaci ‘correttori’ e ‘potenziatori’ nella proteina CFTR, responsabile della malattia”, ha spiegato il coordinatore del gruppo Oscar Moran, ricercatore Ibf-Cnr. “Nello studio abbiamo applicato la tecnica della diffusione di raggi X a basso angolo (‘Small angle X-ray scattering’) su modelli di membrane cellulari costituite da un doppio strato fosfolipidico, con l’obiettivo di osservare le variazioni della struttura molecolare rispetto ai farmaci Vx-770 (Ivacaftor, potenziatore) e Vx-809 (Lumacaftor, correttore)”.

Condotto utilizzando il sincrotrone ‘Alba’ di Barcellona, l’esperimento indica che entrambi i farmaci superano la membrana in quanto sono solubili nello strato fosfolipidico, ma in due maniere differenti: mentre Vx-809 tende a distribuirsi omogeneamente nella membrana, Vx-770 mostra un accumulo più significativo nella parte interna, spiegano i ricercatori. “È necessario tenere conto di questi differenti comportamenti nello sviluppo delle future terapie, per evitare di incidere su altri meccanismi cellulari che avvengono a livello di membrana”, conclude Moran.

Il lavoro, finanziato dalla Fondazione per la ricerca sulla fibrosi cistica, prosegue l’attività di un gruppo di ricerca impegnato da oltre dieci anni nello studio della malattia. La pubblicazione è firmata anche da Debora Baroni (Ibf-Cnr), Olga Zegarra Moran (Istituto G. Gaslini, Genova) e Agneta Svensson (Sincrotrone Alba, Barcellona).     
 
*Baroni D. et al, ‘Direct interaction of a CFTR potentiator and a CFTR corrector with phospholipid bilayers’, Eur Biophys J. 2014 Jul;43(6-7):341-6. doi: 10.1007/s00249-014-0956-y. Epub 2014 Apr 26.

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