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Venerdì 01 AGOSTO 2014
Lazio. La medicina difensiva pesa sui conti regionali per 1,3 miliardi
E' la cifra emersa nel corso dell’incontro tra Zingaretti e una rappresentanza di primari chirurghi. il governatore ha sottolineato che "8 aziende si difendono in autotutela, cioè rispondono direttamente dei costi delle vertenze, altre 8 hanno polizze assicurative con franchigie elevate, altre 4 con franchigie basse".
La medicina difensiva che produce prestazioni inappropriate e vertenze pesa sui conti del Lazio per circa un miliardo e 300 milioni, mentre a livello nazionale costa, secondo le stime più aggiornate, 13 miliardi quasi un punto di Pil. Sono le cifre emerse nel corso dell’incontro che il presidente Nicola Zingaretti ha avuto con una folta rappresentanza dei primari chirurghi del Lazio.
“E’ un emergenza che deve entrare nell’agenda politica nazionale e che deve essere affrontata subito – ha detto il presidente Nicola Zingaretti - perché mina certezze e serenità dei medici italiani in particolare di quelli che ogni giorno lavorano nelle sale operatorie degli ospedali”.
I brokers assicurativi, spiega la Regione tramite una nota, aumentano sempre più i costi delle polizze sia di quelle individuali che di quelle aziendali, quest’ultime in particolare hanno raggiunto nel Lazio picchi insostenibili che vanno dai 3 ai 5 milioni di euro l’anno, mentre una polizza individuale viaggia su una cifra equivalente a tre mesi di stipendio. Il risultato è che oggi nel Lazio 8 aziende si difendono in autotutela, cioè rispondono direttamente dei costi delle vertenze, altre 8 hanno polizze assicurative con franchigie elevate, altre 4 con franchigie basse.
“Un sistema confuso che costa caro in termini economici e pesa come una macigno e sempre di più sull’efficienza del sistema – ha concluso il presidente Nicola Zingaretti – in queste condizioni mi rendo conto che è difficile lavorare e mi rendo anche conto del perché molti dei giovani chirurghi che noi formiamo vanno poi a lavorare all’estero. Il tema va posto all’ordine del giorno dell’agenda politica italiana. Noi ci incarichiamo di fare la nostra parte coinvolgendo su questo problema le altre regioni e formulando una proposta operativa capace di riportare il fenomeno sotto controllo e tranquillità nel lavoro dei chirurghi del Lazio e di tutto il paese”.
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