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Venerdì 04 LUGLIO 2014
Omeopatia. Gli italiani chiedono più informazioni e indicazioni terapeutiche per i medicinali

Un’indagine di AstraRicerche commissionata da Boiron ha evidenziato che gli Italiani desiderano maggiori informazioni sull’omeopatia. A partire dalle indicazioni terapeutiche, che oggi non possono essere riportate sul packaging.

Una grande sete di informazione rispetto ai medicinali omeopatici. Secondo Cosimo Finzi, AD di AstraRicerche, società che ha condotto un’indagine per Boiron Italia, è questo il tratto saliente emerso dalla ricerca di mercato. Gli intervistati hanno dichiarato di volerne saperne di più in merito al tema omeopatia (lo dice il 51.7% di chi afferma di conoscere – anche senza esperienza di utilizzo – i medicinali omeopatici). Fra questi, ben il 43.8% desidererebbe che fossero i mezzi di informazione a comunicare di più su questo tema.
Una richiesta di informazione che non stupisce, complice il fatto che in Italia, benché gli omeopatici siano riconosciuti dal 1995 come medicinali a tutti gli effetti, non è possibile per le aziende del settore inserire indicazioni terapeutiche e posologia sul packaging o sulla confezione. Naturalmente, questo non dipende da una decisione delle Aziende del settore ma da un diverso recepimento, nel nostro Paese, di una direttiva comunitaria europea.
L’Italia, infatti, è la sola in Europa ad aver recepito queste norme in maniera restrittiva.

E gli Italiani? Oltre 21 milioni di Italiani desidererebbero che in questi medicinali si riportassero le indicazioni terapeutiche, mentre il 68% degli intervistati non sa neppure che l’assenza delle indicazioni terapeutiche è legata a una questione legislativa e non alla volontà delle aziende.

Ed è proprio il tema dell’assenza delle indicazioni terapeutiche, secondo Silvia Nencioni, AD e Presidente di Boiron Italia, uno dei nodi del settore più importanti da sciogliere. “L’impossibilità di comunicare al grande pubblico le indicazioni terapeutiche sul foglietto illustrativo è secondo noi molto penalizzante per il paziente, a cui sono negate informazioni fondamentali per la sua salute. Succede che il paziente si reca in farmacia, acquista un prodotto e poi fatica a ricordare come deve essere correttamente utilizzato. Visto che stiamo parlando di medicinali efficaci e sicuri, è a mio parere auspicabile che le istituzioni tengano conto della richiesta di informazione da parte dei consumatori, sbloccando una situazione di anomalia che attualmente, fra tutti i Paesi europei, riguarda solo l’Italia. Tra l’altro, quella delle indicazioni terapeutiche è solo la questione più scottante, ma non è certo l’unica. Il divieto di inserire le indicazioni terapeutiche che le aziende del comparto devono rispettare è strettamente connesso al divieto di fare pubblicità sui medicinali: un altro aspetto importante in grado di condizionare lo sviluppo dell’omeopatia nel nostro Paese. In Italia, infatti, le aziende del comparto omeopatico oggi non possono neppure nominare in pubblicità il nome del medicinale".

Tra gli altri dati significativi di quest’indagine c’è il fatto che chi utilizza medicinali omeopatici nel 94,8% dei casi non smette di curarsi all’occorrenza anche con altre terapie. Secondo il ricercatore Cosimo Finzi, è interessante il fatto che non ci sia un utilizzo ‘ideologico’ e quindi esclusivo di questi medicinali, perché chi utilizza questi medicinali non interrompe, laddove necessario, cure con farmaci ‘classici, anche se il 32,8% degli utilizzatori di omeopatici dichiara di “preferirli sempre, quando possibile, a quelli classici”.
 
Inoltre, dall’indagine emerge che è opinione condivisa che “i medicinali omeopatici possono essere somministrati a chiunque, anche a bambini e anziani” (76.8%) e “non presentano in genere tossicità chimica, controindicazioni ed effetti indesiderati” (76.5%). Certo, sono ancora molti i falsi miti da sfatare, perché in Italia, l’omeopatia presenta ancora alcune zone d’ombra in ambito di conoscenza: il 74,4% degli intervistati dichiara infatti che “c’è ancora molta ignoranza in materia e spesso se ne parla a sproposito”.

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